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Genova, nessun impatto (per ora) nei trasporti verso la Svizzera

Quel che resta del Ponte Morandi in una foto dei Vigili del fuoco liguri
Quel che resta del Ponte Morandi in una foto dei Vigili del fuoco liguri Keystone

Il crollo del Ponte Morandi sull'A10 a Genova non sembra per il momento aver creato particolari disagi nel traffico merci verso la Svizzera, secondo quanto rilevano diversi operatori che svolgono la loro attività nella regione del disastro.


Il viadotto è infatti franato sulla linea ferroviaria paralizzando l’accesso dei convogli allo scalo marittimo. Hupac, la società svizzera leader nel trasporto intermodale in Europa, esclude però conseguenze sulla sua attività, come sottolinea la portavoce Irmtraut Tonndorf. “Il grosso del traffico dal nostro terminal di Busto Arsizio verso Genova avviene su camion” e in questo ambito “non rileviamo nessun impatto diretto”.

“Nessun impatto diretto”

Bisognerà però vedere “come evolverà nelle prossime settimane la gestione sul piano logistico dell’area del porto”, continua Tonndorf. In proposito sarà fondamentale che “gli operatori sul posto abbiano a disposizione percorsi alternativi”. Ma nel caso in cui potrebbero manifestarsi disservizi, osserva la responsabile della comunicazione di Hupac, parte del traffico navale potrebbe essere dirottato verso altri porti: “Si può immaginare che un certo numero di navi possano essere indotte a dirigersi a Rotterdam, ma allo stato attuale si tratta solo di un’ipotesi teorica”.

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Valutazioni condivise da altre società attive in questo ramo nella zona di Genova, per le quali non si avvertono effetti sostanziali di natura economica provocati dalla chiusura dell’A10 in territorio genovese. “Problemi al traffico-nord-sud non ce ne sono”, ha detto lunedì alla RSI Collegamento esternoGian Enzo Duci, presidente della Federagenti. In questa situazione del tutto particolare vanno ovviamente adottati alcuni accorgimenti, in particolare nei tragitti effettuati dai mezzi pesanti.

L’area di Sampierdarena, adiacente al bacino, spiega sempre Gian Enzo Duci, è raggiungibile unicamente dall’autostrada dei Giovi A7 (Milano-Genova) e il porto commerciale di Voltri dall’A26 mentre per il cambio di autostrada occorre utilizzare la bretella di Tortona.

Una camionabile verso il porto

Da parte sua Ignazio Messina, armatore dell’omonimo gruppo, evidenzia che per il momento gli effetti sono limitati grazie anche alla pronta reazione del porto e degli operatori che vi gravitano. In particolare, la sua società ha immediatamente “garantito ai clienti gli stessi prezzi del servizio intermodale” pur gestendo ora il servizio solo su camion. Il vero problema dal profilo viario riguarda la mobilità all’interno della città tra Levante e Ponente che fino alla scorsa settimana era assicurata dal viadotto sul Polcevera.

Al riguardo Ignazio Messina indica alcune proposte sul tavolo per snellire i potenziali congestionamenti lungo le principali direttrici urbane. Innanzitutto andrebbe assicurata “una viabilità separata per le merci nelle aree dell’ex Ilva” di Cornigliano e su quest’opzione sono in corso trattative con le autorità locali. Il nuovo tracciato che dall’Ilva corre all’interno dell’area portuale è lungo 6,5 chilometri e consentirà ai tir di correre paralleli al traffico cittadino dalla zona dell’aeroporto fino al terminal Sech.

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Occorre poi individuare alternative per il traffico intermodale e a questo scopo potrebbe essere utilizzato lo scalo di Rivalta Scrivia, posto sulla linea Tortona-Novi Ligure che si presta per lo scambio delle merci dalla rotaia alla gomma.

In attesa quindi che il Ponte Morandi venga ricostruito (Autostrade per l’Italia ha promesso di riuscirvi, una volta ottenute tutte le eventuali autorizzazioni, in otto mesi) e si risolva l’annosa questione della Gronda, a Genova si sta lavorando assiduamente per circoscrivere gli impatti del disastro del 14 agosto.

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