“Troppo poco italiano al Locarno Film Festival”
I cineclub del canton Ticino deplorano "la progressiva preminenza della lingua inglese" e chiedono una maggiore attenzione, soprattutto nella sottotitolazione dei film.
Nel corso del finesettimana i circoli del cinema del canton Ticino hanno inviato una lettera aperta al Locarno Film Festival, indirizzata alla presidenza e alla direzione.
La lettera intende – citiamo – “deplorare la progressiva preminenza della lingua inglese che negli ultimi anni ha relegato le altre lingue nazionali a un ruolo subalterno”. Lettera a cui il Locarno Film Festival ha risposto in un stretto giro di posta, asserendo che “l’utilizzo di diverse lingue non è in conflitto con la difesa dell’identità della Svizzera italiana, quanto piuttosto uno strumento capace di diffonderne la cultura al di là dei confini regionali e nazionali”.
Il responsabile artistico dei cineclub della Svizzera italiana, Michele Dell’Ambrogio, sottolinea che la l’intento della lettera non era assolutamente polemico, ma un invito a una maggiore attenzione.
“Non è una polemica”
Scrive Michele Dell’Ambrogio: “Prima di tutto vorrei dire che la nostra lettera, anche se può sembrare polemica, in effetti non lo è. Si tratta d’invitare il Festival a essere un po’ più attento alla questione, chiamiamola linguistica, all’uso delle lingue durante [la kermesse]. Noi riconosciamo nella lettera prima di tutto la grande importanza del Festival di Locarno per noi cinefili. Io personalmente lo frequento da più di 50 anni. Locarno è sempre un’occasione per arricchire la mia cultura cinematografica e per anche poi programmare le nostre iniziative di circoli del cinema, di cineclub (…) Il pubblico in sala, stando anche alle statistiche pubblicate sul sito del festival, è per quasi metà italofono. Il 40% sono residenti in Ticino. Io trovo una mancanza di rispetto non fare almeno un saluto in italiano alla presentazione di ogni proiezione”.
Il direttore artistico del Locarno Film Festival, Giona Nazzaro, evidenzia che la scelta del plurilinguismo e la preminenza dell’inglese hanno un significato utilitaristico e non di sudditanza psicologica o culturale nei confronti di altre lingue. Il criterio alla base è quello di rispettare la lingua della produzione del film.
Si rispetta la lingua di produzione dei film
“La natura plurilinguistica della Confederazione elvetica”, ha risposto Nazzaro, “fa sì che il Festival sia estremamente attento a calibrare la sua presenza. Nei discorsi di apertura io parlo sempre in quattro lingue diverse, accentuando diversi passaggi in diverse lingue (…) Le presentazioni al FEVI vengono concordate un attimo prima di salire sul palco. Per cui, per esempio nei confronti delle delegazioni tedesche, cui chiedo sempre se volessero presentare il film in tedesco, la risposta è parliamo in inglese, così ci capiscono di più. Ai francesi ovviamente chiedo di parlare in francese e gli italiani presentano i loro film italiani. Quindi il criterio alla base è quello di rispettare la lingua di produzione del film (…) Quanto all’osservazione dell’inglese andrebbe vista semplicemente in una chiave di utilitarismo e non di sudditanza psicologica, culturale, linguistica, culturale”.
Una maggiore attenzione ai sottotitoli
Al di là delle presentazioni dei film, le perplessità maggiori sollevate dai cineclub ticinesi riguardano l’ultima retrospettiva di pellicole della Columbia, con pellicole proiettate per la prima volta oltre Oceano, ma presentati a Locarno solo in lingua originale. Una maggiore attenzione per la sottotitolazione delle grandi retrospettive è auspicata dal responsabile artistico dei cineclub della svizzera italiana.
“Quello che ci ha infastidito e che ci ha anche sconcertato”, aggiunge Dell’Ambrogio dal canto suo, “è che i film della splendida retrospettiva dello scorsa edizione fossero stati presentati in versione originale inglese, senza alcun sottotitolo. Io approvo la scelta fatta dal Festival o dal curatore della retrospettiva che hanno presentato le coppie migliori. Mi chiedo semplicemente se non sia possibile in futuro, dato che questa retrospettiva è ormai passata, prevedere la possibilità di sottotitoli elettronici. Tutto qua. Presentare dei film senza sottotitoli in una lingua nazionale è una discriminazione molto forte e, secondo me, inaccettabile”.
Una critica, questa, che, oltre essere espressione dei cineclub del cantone italofono, è condivisa da un vasto pubblico di cinefili. Su questo aspetto della sottotitolazione lo stesso direttore del Locarno Film Festival si dice disposto a cercare soluzioni più consone in futuro.
“Io sono di natura estremamente ottimista”, prosegue il direttore Nazzaro. “Sono molto grato a questa lettera e a questa sollecitazione perché è un momento di verifica del nostro lavoro e quindi questo modo di riflettere ad alta voce su come è stato percepito il nostro lavoro, su come si vuole e su come si desidera che vengano integrate anche altre riflessioni. Questo per noi è estremamente utile e lo dico non per mero criterio di diplomazia. Quindi voglio dire, adesso noi sappiamo che questa cosa ritorna in maniera forte e lavoreremo intorno alle soluzioni per risolverle al meglio.
Il servizio del Quotidiano della RSI del 21 gennaio 2025:
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