A oltre 30 ore dal sanguinoso attentato perpetrato nella notte di Capodanno alla discoteca Reina di Istanbul, in cui sono morte almeno 39 persone, per lo più giovani di fede musulmana, è giunta la rivendicazione dello Stato islamico. Arrestate otto persone.
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tvsvizzera/spal in collaborazione con RSI
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Nel comunicato diffuso dall’agenzia stampa del Califfato Amaq – in arabo e per la prima volta in lingua turca – si precisa che “nella prosecuzione delle operazioni benedette condotte dallo Stato islamico contro il protettore della Croce”, come viene definita la Turchia, “un eroico soldato del Califfato ha colpito una delle discoteche più conosciute dove i cristiani celebrano la loro festa apostata”. Il dispaccio riferisce dunque di un solo attentatore, tuttora in fuga e sulle cui tracce sono le forze dell’ordine in tutto il paese.
Nelle scorse ore gli inquirenti non escludevano la partecipazione di una o due persone nell’azione terroristica. Due quotidiani locali, Hurriyet e Karar, citando fonti anonime, sostengono che l’autore della strage potrebbe essere originario dell’Asia centrale, in particolare dell’Uzbekistan o del Kyrgyzstan.
L’attentatore, che avrebbe esploso nel locale notturno dai 120 ai 180 colpi prima di abbandonare l’arma e cambiarsi per sfuggire alla polizia, “ha agito in risposta agli ordini” del leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi”, recita sempre il comunicato, che chiama in causa direttamente il governo di Ankara per il suo impegno militare in Siria: “Il sangue dei musulmani, uccisi dai suoi aerei e dalla sua artiglieria, – sostiene l’Isis – provocherà un fuoco nella sua casa per volere di Dio”.
Lo Stato islamico ha intanto rivendicato, secondo quanto ha riferito l’emittente panaraba Al Jazira, anche l’attentato di compiuto questa mattina con un’autobomba nel popoloso sobborgo Sadr City della capitale irachena Baghdad, che secondo un ultimo bilancio ha provocato 39 morti e 57 feriti, e un altro compiuto sabato in cui sono decedute altre 28 persone.
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