Un accordo di solidarietà sul gas con la Germania passa dall’Italia
Berlino è disposta a valutare un accordo di solidarietà con Berna sulla questione del gas solo se l'intesa includerà anche Roma. È quanto emerso da un incontro al Forum economico mondiale (WEF) di Davos tra il ministro dell'energia svizzero Albert Rösti e il suo omologo tedesco Robert Habeck.
La Svizzera non dispone di impianti di stoccaggio del gas e per avere delle riserve dipende quindi fortemente dai Paesi vicini, Germania e Italia in primis. Per cercare di scongiurare problemi di approvvigionamento, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Confederazione ha imposto alle aziende del settore di assicurarsi, oltre al normale acquisto di gas, capacità di immagazzinamento nei Paesi limitrofi, al fine di poter fare affidamento su una riserva.
Senza un accordo a livello politico, vi è però il rischio che in caso di penuria i Paesi confinanti riducano le forniture di gas alla Svizzera. Per questo da mesi Berna sta cercando di sottoscrivere accordi di solidarietà con gli Stati limitrofi, affinché garantiscano fornitura reciproca di gas in situazioni di emergenza, per evitare la chiusura dei rubinetti in determinati settori sensibili, ad esempio nelle infrastrutture sanitarie.
Il tema è stato all’ordine del giorno dei colloqui tra il ministro dell’energia svizzero Albert Rösti e il suo omologo tedesco Robert Habeck, incontratisi lunedì al World Economic Forum di Davos.
Alla Germania interessa soprattutto l’Italia
Dalla riunione è emerso che Berlino non esclude un accordo in tal senso, ma vuole che esso includa anche l’Italia.
Si tratta di un cambio di rotta da parte delle autorità tedesche, poiché nel maggio scorso, in occasione di un incontro sempre a Davos tra l’allora ministra dell’energia svizzera Simonetta Sommaruga e Robert Habeck, la Germania aveva espresso interesse per un accordo di solidarietà bilaterale con la Confederazione.
Per la Germania, la Svizzera non è un partner particolarmente interessante, poiché non dispone di giacimenti sul proprio territorio. In caso di problemi sarebbe verosimilmente la Germania a dover aiutare la Svizzera e non viceversa e Berlino non è disposta a imporre sacrifici al suo settore industriale per evitare una penuria nella Confederazione.
Tuttavia, il principale gasdotto nella Confederazione, gestito dalla società Transitgas, collega la rete del gas svizzera a quelle di Germania, Francia e Italia. Ecco, perciò, che la Svizzera può diventare interessante a patto che l’intesa inglobi appunto anche l’Italia, non da ultimo perché negli ultimi mesi Roma è riuscita a trovare nuove fonti di approvvigionamento, in particolare in Azerbaigian e in Algeria.
“Comprendiamo la richiesta tedesca”, ha dichiarato il consigliere federale Albert Rösti, che si è detto disposto ad avviare un dialogo trilaterale con Roma.
Negoziati con Roma già in corso
Un dialogo che del resto tra Svizzera e Italia è già iniziato. Da un lato, si è cercato di sensibilizzare il vicino italiano sulle specificità ticinesi. Il Cantone a sud delle Alpi dipende infatti esclusivamente dalle forniture di gas provenienti dallo Stato vicino.
Berna ha inoltre iniziato a negoziare un accordo di solidarietà con l’Italia. Le trattative sono però state sospese dopo le dimissioni del Governo Draghi.
Lo scorso novembre, rispondendo a una mozioneCollegamento esterno del deputato ticinese Marco Romano, il Governo elvetico ha indicato che “di recente il Ministero della transizione ecologica italiano ha segnalato la propria disponibilità a riprenderle”.
“Lo stesso Ministero – si legge ancora nella risposta – ha inoltre chiesto informazioni sulla quantità di gas stoccata dalla Svizzera in Italia, facendo intravedere la possibilità di un memorandum d’intesa al riguardo”.
Dialogo anche tra Roma e Berlino
Un negoziato trilaterale tra Svizzera, Germania e Italia rischia però di non essere per domani.
Anche Berlino e Roma stanno infatti discutendo da mesi sulla possibilità di un accordo di solidarietà, ma finora le trattative si sono sempre arenate. Dapprima per il cambio di Governo in Italia, poi per delle scelte tedesche che non sono piaciute a Roma, come il piano da 200 miliardi di euro contro il caro bollette, adottato in piena autonomia da Berlino senza che sia stato concordato con le istituzioni europee.
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