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Un battello con un’autonomia di almeno sei ore

La Ceresio mentre solca l omonimo lago.
La Ceresio mentre solca l'omonimo lago. Società di navigazione Lago di Lugano

Quanto ci vorrà per ammortizzare i costi del nuovo battello elettrico che solca il Ceresio e quanto potranno essere effettivamente ritenute ecologiche le batterie nel momento in cui dovranno essere smaltite? Ne abbiamo discusso con Gabriel Ramos, ingegnere e membro della direzione della Società di navigazione Lago di Lugano.

tvsvizzera.it: Quanto CO2 si può risparmiare rendendo tutta la flotta della Società di navigazione Lago di Lugano elettrica?

Gabriel Ramos: Facendo una stima, abbiamo calcolato che andremo a ridurre le emissioni per all’incirca 16’000 tonnellate di CO2 sul solo Ceresio (in Svizzera, a titolo di confronto, vengono prodotte circa 6 tonnellate di CO2 a testa all’anno).

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Autonomia e velocità raggiungibile dai mezzi elettrici cambiano molto?

Alla base del nostro progetto c’era proprio l’idea di avere dei battelli dinamici. Questo cosa vuol dire? Vuol dire avere imbarcazioni che potessero operare allo stesso livello dei mezzi a gasolio, se non addirittura meglio. La quantità di batterie e il tipo di propulsione che abbiamo deciso di installare sulla Ceresio sono stati quindi stati scelti a questo scopo.

“La velocità della motonave, anche se di poco, è addirittura aumentata”

Nel caso specifico del battello Ceresio abbiamo quindi ottenuto un’autonomia che supera le sei ore di operatività. Un traguardo più che soddisfacente per un’imbarcazione di linea di questo tipo, anche perché dobbiamo calcolare che non parliamo solo del tempo di percorrenza: il mezzo rimane infatti acceso anche durante la preparazione, il tragitto carico di passeggeri e infine l’attracco. La velocità, anche se di poco, è invece addirittura aumentata e di questo siamo contentissimi. Siamo riusciti a passare da una rapidità massima di 22 chilometri orari, a 24,6 massimi toccati con la nuova Ceresio elettrica. Questo è stato possibile grazie a migliorie tecniche cui siamo arrivati lavorando su più fronti, dallo scafo al software, per dirne un paio.

Si punta ad una flotta interamente elettrica, ma quanto impatto hanno la produzione e lo smaltimento di queste batterie sull’ambiente?

Le batterie non porteranno a grosse conseguenze sull’inquinamento al momento dello smaltimento perché – e siamo lieti di sottolinearlo – non le getteremo. Le batterie dei battelli sono infatti state studiate per vivere circa dieci anni, ossia approssimativamente 9’500 cicli.

Anche dopo questo periodo non sono pensate per essere buttate ma abbiamo due scelte per il loro riutilizzo: o le teniamo comunque a bordo ricaricandole però più spesso rispetto a prima, oppure potranno essere riutilizzate a terra come punti esterni di ricarica, ossia come una specie di power bank per il cellulare. I battelli potranno essere ricaricati con queste postazioni esterne le quali, a loro volta, potranno abbeverarsi di elettricità anche di notte, quando il costo del chilowattora è inferiore.

“L’investimento totale per il progetto Venti35 sfiora i 25 milioni di franchi”

Il vantaggio ulteriore è che la Città di Lugano avrà così a disposizione sui pontili delle postazioni che potenzialmente possano funzionare sia come power bank – quindi da batteria esterna – sia da attenuatore di tensione, nel caso ce ne fosse bisogno in occasione, per esempio, di un grande evento. Si parla quindi di utilizzi decennali e il loro smaltimento non desta preoccupazione. Per quanto riguarda invece l’inquinamento imputabile alla produzione delle stesse, ci siamo rivolti ai leader del settore anche e proprio allo scopo di ridurlo il più possibile.

Considerando l’obiettivo previsto per il 2035, in quanto tempo è ragionevole pensare che si possano ammortizzare i costi dell’investimento?

L’ammortamento previsto dall’ Ufficio federale dei trasporti per il progetto è di trent’anni. Si consideri che l’investimento totale per il progetto Venti35 è molto sostanzioso: sfiora i 25 milioni di franchi.

Uno schizzo della motonave.
Società di navigazione Lago di Lugano

Restando in tema di navigazione ma uscendo un po’ dal discorso, crede che l’elettrico possa prendere piede anche nei mezzi ad uso privato o siamo ancora lontani da quest’obiettivo?

Effettivamente l’accesso a imbarcazioni elettriche a uso privato è ancora limitato perché i prezzi sono ancora alti, si parte dai 200’000 franchi circa. La tendenza però è questa ed è normale che ci voglia un po’ di tempo per far si che i prezzi scendano e quindi abbiamo un prezzo più attraente: che la gente cominci ad avvicinarcisi, ad adoperare le barche elettriche e man mano si diffonderanno. Un po’ come è successo con le auto elettriche.

Tornando al trasporto pubblico e collettivo, qual è secondo lei la difficoltà nel diffondere questa tecnologia anche per gli autobus, visto che – almeno qui – ancora non ne abbiamo?

Ci sono già dei pionieri anche in questo ambito. Spesso l’ostacolo maggiore è dato dal fatto che la tecnologia galoppa in maniera frenetica mentre la legislazione che deve inquadrare questi sviluppi in un contesto legislativo, con normative sulla sicurezza aggiornate, è talvolta molto lenta. Capita quindi che, benché ci siano delle tecnologie pronte per essere applicate anche in ambiti pubblici, le aziende si devono fermare in attesa del riconoscimento istituzionale per poter fare il passo successivo.  

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