Un’iniziativa popolare per uscire dallo stallo con l’Europa
Se il governo dovesse nicchiare nei colloqui con Bruxelles, c'è chi ha già pronta un'iniziativa popolare per velocizzare le cose.
Dal momento che la politica europea del Consiglio federale s’è impantanata dopo il “no” elvetico all’accordo istituzionaleCollegamento esterno, tocca alla società civile costringere il parlamento e, soprattutto il Consiglio federale, ad agire per riattivare i negoziati con l’Ue.
È con questa motivazione che diversi attori della società civile, tra cui i Verdi, Operazione Libero e l’Associazione svizzera degli studenti, hanno presentato oggi il testo dell’iniziativa sull’EuropaCollegamento esterno. Quest’ultima sarà effettivamente lanciata qualora la politica dovesse dimostrarsi restia ad elaborare le basi del futuro approccio europeo della Confederazione e l’esecutivo non dovesse avviare rapidamente colloqui con Bruxelles.
Stando ai promotori dell’iniziativa, il parlamento dovrebbe cogliere l’opportunità, già in settembre, per affidare un mandato chiaro al governo affinché venga preparata una legge sull’Europa che potrebbe prescrivere al Consiglio federale gli stessi obiettivi dell’iniziativa. Agendo in questo modo si risparmierebbe tempo prezioso. L’iniziativa, insomma, intende sostenere il percorso parlamentare, non sostituirlo.
A detta dell’Alleanza per l’Europa, l’iniziativa richiede da parte elvetica una cooperazione attiva con l’UE. Il punto centrale è il mandato vincolante al Consiglio federale di avviare immediatamente trattative per chiarire le questioni istituzionali. Il governo dovrebbe negoziare senza indugio quei trattati che rendono possibile una soluzione istituzionale e sottoporli al Parlamento.
Benché questa iniziativa sia promossa da un gruppo ristretto, le principali organizzazioni elvetiche sono state contattate per redigerne il testo. “Questa iniziativa sarebbe accettabile almeno per il PS e i Verdi”, ha dichiarato ai media Sanija Ameti, co-presidente del movimento Operazione Libero.
Il testo dell’iniziativa cita esplicitamente la tutela delle condizioni di lavoro, conditio sine qua non per la sinistra e i sindacati, ha fatto presente. Lascia inoltre aperta la questione della forma di una futura eventuale associazione all’UE: un percorso bilaterale rinnovato, un accordo quadro istituzionale o, a lungo termine, l’adesione allo Spazio economico europeo.
“Ma per paura di divisioni interne, il Consiglio federale e i partiti di governo hanno rinunciato a trovare una soluzione politica: nessuno vuole metterci la faccia prima delle elezioni del 2023”, ha precisato Ameti. Per questo il Parlamento deve agire prima di questa scadenza.
Le speranze sono riposte sulla Commissione di politica estera del Consiglio degli Stati che tratterà lunedì, per la seconda volta, un’iniziativa parlamentare del Consiglio nazionale che chiede di facilitare le relazioni bilaterali e di perseguire l’integrazione europea in modo settoriale.
Lo scorso ottobre, la stessa commissione aveva espresso un primo parere negativo. Se rinnoverà il proprio “niet”, l’iniziativa parlamentare verrà esaminata dalle Camere. “Siamo convinti che il Consiglio degli Stati si muoverà su questo tema”, ha affermato fiduciosa la consigliera nazionale Sibel Arslan (Verdi/BS). Ma se tutte le soluzioni dovessero fallire alle Camere, o se la legge prevista non fosse abbastanza vincolante, lanceremo ufficialmente la nostra iniziativa sull’Europa, ha avvertito la deputata basilese.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.