Le parole del capo del Dipartimento delle istituzioni ticinese Norman Gobbi, intervistato da un quotidiano zurighese, sono diventate un caso che sta prendendo i contorni di una crisi diplomatica. Sabato è arrivata la risposta dell’ambasciatore italiano Marco del Panta: “Non ci risultava che gli italiani avessero il monopolio della corruzione".
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tvsvizzera.it/Zz con RSI (TG e Quotidianod del 11.02.2017)
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La frase incriminata è anche il titolo dell’intervistaCollegamento esterno che il responsabile del dipartimento delle istituzioni ticinese Norman Gobbi ha rilasciato al quotidiano zurighese Tages Anzeiger in merito allo scandalo dei permessi falsi che ha investito l’Ufficio della migrazione del cantone e nel quale è coinvolto un 28enne di origini italiane.
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L’esponente del Governo ticinese ha detto che l’errore di base dello scandalo è stato “assumere un italiano” all’interno dell’amministrazione cantonale, quando invece uno svizzero non avrebbe avuto alcuna chance di avere le stesse opportunità nella Penisola.
“Felici di avere svizzeri nell’amministrazione italiana”
L’ambasciatore italiano in Svizzera Marco del Panta ha risposto con una presa di posizione ufficiale dai toni garbati, ma decisi: “Riteniamo inopportuno trattare la questione dal punto di vista della nazionalità. Non ci risultava che gli italiani avessero il monopolio della corruzione. Non è neanche vero che nella pubblica amministrazione italiana non ci sono svizzeri: ce ne sono, e siamo felici di averne”.
In attesa della consueta riunione governativa che si terrà mercoledì, il diretto interessato, Norman Gobbi, non cede, e continua a difendere la sua posizione su Facebook. Secondo il capo del dipartimento delle istituzioni ticinese assumere solo cittadini svizzeri negli uffici cantonali servirebbe a garantire la sovranità dello Stato.
Gobbi cita inoltre l’iniziativa popolare dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) “Prima i nostri“, approvata da 56mila ticinesi lo scorso settembre, che introduce nella costituzione cantonale il principio della preferenza indigena nelle assunzioni.
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