Un LAC che unisce Lugano e Milano
C’è, da poco tempo, un’iniziativa in più che lega Lugano a Milano. Si chiama LAC e ha come comune denominatore la cultura a 360 gradi, declinata nell'arte culinaria.
Perché ‘LAC’ è l’acronimo di “Lugano Arte e Cultura”, il cuore pulsante della vita culturale dei luganesi, ma anche di “Laboratorio di Antropologia del Cibo”, uno spazio vivo e pulsante nel cuore del quartiere popolare Giambellino a Milano.
Il LAC, quello di Lugano, con le sue stagioni di musica e teatro, le sue mostre, il Museo della Svizzera italiana e gli incontri culturali Piazza Parola, dopo un anno e mezzo di pandemia, si sta arricchendo di un’offerta gastronomico-culturale, anche questa rivolta alla città, e non soltanto ai frequentatori dei suoi spazi.
“Stiamo progettando degli eventi food legati alle mostre – anticipa Valentina Del Fante, responsabile relazioni istituzionali e progetti strategici LAC Lugano –, e immaginiamo anche delle cooking classes sulle materie e sulle tradizioni del territorio, considerato che della diversità e della mediazione culturale la Svizzera ha fatto la sua forza. Tutto questo senza perdere il nostro focus centrale, ossia l’essere nel territorio e parlare al territorio. Siamo nati con l’idea di essere la piazza culturale della città, con mostre, concerti, spettacoli di alto profilo, ma rivolti a tutti, dai ragazzi delle scuole, ai luganesi, fino ad arrivare a chi è qui di passaggio o arriva appositamente per godersi Lugano per un’intera giornata, anche dal punto di vista culturale”.
Il LAC milanese
“Più LAC per tutti” è lo slogan che rimarca anche il direttore del LAC, Michel Gagnon, e che Milano sembra avere accolto alla lettera. Qui è infatti appena nato, in settembre, un altro LACCollegamento esterno che risponde all’acronimo “Laboratorio di Antropologia del Cibo”. Uno spazio vivo e pulsante nel cuore del quartiere popolare Giambellino che nasce come cucina di quartiere di alto profilo. Al LAC trenta cuochi migranti (e non solo) propongono lezioni di cucina alla cittadinanza. Le lezioni partono anch’esse dalla materia, dalle tradizioni e dal rapporto con le culture e anche con il territorio italiano. Giulia Ubaldi, antropologa e giornalista, ne è l’ideatrice e fondatrice. Sottolinea: “L’idea intorno al LAC è che questa non sia solo e soltanto una scuola di cucina, ma una piazza di quartiere. Un luogo dove, con la scusa del cibo, si cominci a frequentarsi intorno a un tavolo per conoscersi meglio, e poi fare cultura, e progettare la Milano che vogliamo”.
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