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Un traffico di droga tra Mesoraca e il Ticino

panetto di cocaina
Immagine illustrativa. Keystone / Dutch Interior And Justice Minis

Un’inchiesta antimafia scattata lunedì in Italia contro la cosca di Mesoraca ha rivelato un traffico di droga dalla Calabria al Ticino. Tra gli indagati sono spuntati nomi già noti alla giustizia elvetica.

Un’inchiesta che lunedì, in Calabria, ha colpito la cosca di ‘ndrangheta di Mesoraca ha rivelato un traffico di droga dai risvolti ticinesi. Sono spuntati inoltre nomi e traffici già emersi in passato.

Il blitz è scattato lunedì mattina e nel mirino degli inquirenti, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, c’era la cosca di Mesoraca, colpita da 31 ordini di arresto. In cima all’elenco quello che è ormai, da una ventina d’anni, il capo indiscusso dalla ‘ndrina crotonese. Il suo nome era già comparso in varie inchieste legate alla Svizzera, dalla “Quatur” (partita agli inizi degli anni 2000) fino alle più recenti, come l’operazione “Stige”.

Tra gli indagati figura anche, ad esempio, il 59enne che nel 2019 la polizia federale espulse, assieme al figlio, proprio per la sua ipotizzata appartenenza alla cosca. Dalle pagine dell’Ordinanza di custodia cautelare emerge che si tratta delle stesse persone e delle stesse dinamiche già viste in passato. Un traffico di droga da Mesoraca al Ticino tra l’ottobre del 2016 e il gennaio del 2017, nascosta in derrate alimentari, a bordo dei pullman che fanno la spola tra la Calabria e la Svizzera.

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Lo stupefacente – si legge nelle carte dell’indagine italiana – finiva nelle mani di un 41enne di Crotone residente nel Luganese, che provvedeva poi alla vendita. Inoltre, tra i presunti organizzatori delle spedizioni, c’è pure un 65enne di Mesoraca che nel marzo del 2012 era già stato condannato, alle Assise Criminali di Lugano, per una vicenda analoga (un giro di oltre un chilogrammo di cocaina, portata in Ticino con identiche modalità). Tre anni e quattro mesi di carcere la pena inflittagli allora, poi confermata in Appello.

Il Ministero pubblico della Confederazione ha fatto sapere alla Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI di essere in stretto contatto con le autorità italiane. Al momento, però, non è stata aperta un’inchiesta, né avviata alcuna procedura di assistenza giudiziaria.

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