Ustica, “il DC-9 fu abbattuto da un missile francese”
Clamorose dichiarazioni dell’ex premier Giuliano Amato che chiama in causa i jet militari francesi, sulle tracce di Gheddafi, nella strage avvenuta nel 1980 a largo della Sicilia.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
l DC-9 dell’Itavia fu abbattuto per errore da un missile francese, secondo quanto ha detto a Repubblica Giuliano Amato, che ha invitato l’Eliseo a scusarsi con i familiari delle vittime.
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Dopo quarant’anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia, ha affermato al foglio romano il presidente del Consiglio socialista nel 1992-1993 e nel 2000-2001, secondo cui “è arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato: potrebbe farlo Macron e potrebbe farlo la Nato”.
Secondo l’ex presidente della Corte costituzionale quella notte era scattato un piano per colpire un altro aereo, sul quale si sarebbe dovuto trovare Muammar Gheddafi, che sfuggì però all’attentato perché fu avvertito da Bettino Craxi, all’epoca segretario del Partito socialista italiano.
La versione più credibile, afferma Giuliano Amato, è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani: “Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”.
Gheddafi, prosegue Amato, fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo e il missile sganciato contro il Mig finì per colpire il DC-9. “L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese”.
Muro di gomma
Quando da sottosegretario ebbe un ruolo in questa vicenda, precisa l’ex premier 85enne, nel 1986, “cominciai a ricevere le visite dei generali che mi volevano convincere della tesi della bomba. Capivo che c’era una verità che andava schermata e la nostra aeronautica era schierata in difesa della menzogna”.
Giuliano Amato aggiunge di aver saputo più tardi, ma senza averne prova, che era stato Craxi ad avvertire Gheddafi: “Non aveva interesse che venisse fuori, sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e di spionaggio”.
Tra fedeltà alla Costituzione e fedeltà alla Nato, sostiene Amato, è prevalsa la seconda: un apparato costituito da esponenti militari ha negato ripetutamente la verità e ha coperto il delitto per una ragion di Stato.
“Non giustifico e tuttavia comprendo le spinte che portarono all’occultamento della verità, ma 40 anni dopo è difficile da capire”, conclude il politico piemontese.
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