La Banca nazionale svizzera (BNS) ha annunciato questa mattina una prestazione da record per il 2017. L'istituto si aspetta, in base ai dati provvisori, un utile di 54 miliardi di franchi, oltre il doppio dei 24,5 miliardi del 2016.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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La BNS ha tratto profitto dall’indebolimento del franco: l’utile sulle posizioni in valuta estera è stato di 49 miliardi di franchi, contro 19,4 miliardi nel 2016. Sulle disponibilità in oro, il cui valore si è rafforzato, è risultata una plusvalenza di 3 miliardi di franchi (3,9 miliardi l’anno precedente), mentre l’utile sulle posizioni in franchi – composto in gran parte dagli interessi negativi prelevati sui conti giro delle banche commerciali presso la BNS ma anche da aumenti di corso e da introiti per interessi su titoli titoli – si è attestato a 2 miliardi di franchi (1,6 miliardi).
La settimana scorsa gli economisti di UBS avevano stimato che la Banca nazionale realizzasse un utile di quasi 50 miliardi di franchi. Al termine dei primi nove mesi dell’anno esso si era già attestato a 33,7 miliardi.
L’importo attribuito agli accantonamenti per le riserve monetarie ammonterà a circa 50 miliardi di franchi. Tenuto conto dell’attuale riserva per future ripartizioni pari a 20,0 miliardi di franchi, risulta un utile di bilancio di circa 69 miliardi di franchi.
Alla Confederazione (1/3) e ai Cantoni (2/3) sarà distribuito un importo di 2 miliardi di franchi: oltre al miliardo normalmente previsto se ne aggiunge un altro poiché la riserva per future ripartizioni dopo la destinazione dell’utile supera il valore di 20 miliardi di franchi. Per il 2016 sono stati versati 1,5 miliardi. Agli azionisti viene versato un dividendo di 15 franchi, il massimo previsto dalla legge.
Le spiegazioni del nostro economista Marzio Minoli
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Precedente record
Il precedente record raggiunto dalla BNS – 38,3 miliardi di franchi – risale al 2014, dopo la perdita di 9,1 miliardi registrata l’anno precedente. L’anno seguente era invece pesantemente scivolata nelle cifre rosse (-23,3 miliardi), principalmente a causa delle perdite di cambio pari a 26,4 miliardi in relazione all’apprezzamento del franco dopo l’abbandono del tasso di cambio minimo per l’euro deciso il 15 gennaio di quell’anno.
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