Sì un po’ meno netto del previsto alla legge contro il terrorismo
La Legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT), combattuta da un referendum, è stata accettata dalla maggioranza dei votanti.
Sì doveva essere è sì è stato domenica per la nuova legge contro il terrorismo. Seppur in perdita di velocità nelle ultime settimane (l’ultimo sondaggio prevedeva una proporzione di favorevoli del 62%), i fautori della revisione l’hanno spuntata con il 57% (manca solo il risultato di Zurigo).
Solo a Basilea Città la riforma è stata respinta, mentre in alcuni Cantoni – ad esempio Svitto o i due Appenzello – è passata per pochi voti.
La legge è stata messa a punto dopo l’attentato al giornale satirico francese Charlie Hebdo nel 2015, che ha spinto il Governo svizzero a varare una nuova strategia per la lotta al terrorismoCollegamento esterno.
Concretamente si tratta di dare alla polizia più mezzi per intervenire preventivamente in caso di minacce. Oggi, le forze dell’ordine possono agire contro un individuo solo se ha già commesso un crimine.
La nuova norma permetterà invece all’Ufficio federale di polizia (fedpol) di prendere una serie di misure contro un individuo sospettato di rappresentare una minaccia, anche se “non ci sono prove sufficienti per avviare un procedimento penale”.
I provvedimenti contemplati sono i seguenti:
- Obbligo di partecipare a colloqui
- Divieto di avere contatti con altre persone radicalizzate
- Divieto di lasciare il Paese
- Divieto di lasciare e di accedere ad aree determinate
- Arresti domiciliari
- Carcerazione in vista di rinvio coatto
Nel maggio 2019, fedpol aveva assicurato che queste misure avrebbero riguardato solo “alcune decine di persone”.
Possono essere imposte a partire dai 12 anni, tranne gli arresti domiciliari che saranno applicabili a partire dai 15 anni, e avranno anche una durata limitata. Sempre per quanto concerne gli arresti domiciliari, ci vorrà anche l’avallo di un giudice.
Porte aperte all’arbitrario
Per i promotori del referendum (due comitati distinti) la nuova legge rappresenta una pericolosa violazione dei principi costituzionali. La definizione di terrorismo è troppo vaga, ciò che spalanca le porte all’arbitrario e minaccia potenzialmente cittadini innocenti.
“La legge non è diretta solo contro le cosiddette minacce terroristiche: può essere anche usata per perseguire la legittima protesta politica”, afferma Patrick Walder, dirigente della sezione svizzera di Amnesty International, in una prima reazione dopo i risultati della votazione.
A tal proposito i Verdi hanno indicato che presenteranno un’iniziativa parlamentare per definire più precisamente il concetto di terrorismo inserito nella legge. Una definizione che – sostiene il consigliere agli Stati glaronese ecologista Mathias Zopf – dovrebbe seguire quella inserita nella Legge federale sulle attività informative, che presuppone un pericolo per la vita, l’integrità fisica e la libertà degli individui.
Per il dirigente di Amnesty International, “le persone che saranno erroneamente sospettate dovranno in futuro dimostrare che sono innocue: non solo questo è impossibile, è anche un incubo kafkiano”. Anche i bambini di 12 anni rischiano di essere sottoposti a misure coercitive e di essere stigmatizzati come terroristi da parte della polizia. E tutto questo senza che vengano formulate accuse o si tengano processi. “Vigileremo attentamente sull’applicazione e ricorderemo al Governo le sue promesse, secondo le quali nessun diritto umano verrà violato con l’applicazione della legge”, conclude l’esponente di Amnesty International.
Durante la campagna, erano state evidenziate anche le ripercussioni internazionali che potrebbe avere questa legge: la Svizzera – hanno affermato in sostanza i contrari – diventerebbe un modello per gli Stati autoritari su come sottomettere la loro popolazione.
Alcuni dei contrari sperano ancora che il Tribunale federale – la più alta istanza giudiziaria svizzera – possa sovvertire l’esito della votazione. La Corte deve infatti ancora pronunciarsi su oltre 600 ricorsi, sottolinea il Partito pirata, che accusa le autorità di aver informato in modo falso e tendenzioso e per questo la votazione andrebbe ripetuta.
Colmare una lacuna
Per i favorevoli, tra cui il Governo e la maggioranza del Parlamento, la legge consente di colmare le lacune nella strategia di lotta al terrorismo. “Le misure attualmente possibili, quali ad esempio i programmi di deradicalizzazione, non sono sufficienti”, ha sottolineato il Consiglio federale nel suo opuscolo informativo.
Inoltre, i provvedimenti saranno valutati in base alla situazione e si darà prima la priorità all’assistenza psicologica e ai programmi di occupazione. Solo nel caso in cui queste misure si riveleranno inadatte, si interverrà.
I favorevoli sostengono anche che la nuova base giuridica è compatibile con i diritti fondamentali, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e i relativi trattati delle Nazioni Unite. Gli arresti domiciliari devono essere approvati da un tribunale e tutte le misure possono essere impugnate presso il Tribunale amministrativo federale.
Il consigliere nazionale Mauro Tuena (Unione democratica di centro), che fungeva da portavoce della commissione preparatoria del dossier, ha dal canto suo assicurato che le promesse mantenute durante la campagna saranno rispettate. La legge – ha sottolineato reagendo al risultato della votazione – è pensata per lottare contro i terroristi e non contro gli estremisti. Tuena non ha però risparmiato critiche agli oppositori, affermando che pensare di ribaltare il risultato impugnandolo in tribunale dimostra mancanza di stile e incapacità di saper perdere.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!