La vertenza relativa al casellario giudiziale, imposto ai frontalieri per l’ottenimento del permesso di lavoro dalle autorità ticinesi - ma inviso dall’Italia (e pure da Berna) - potrebbe essere a un punto di svolta.
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tvsvizzera/spal con RSI (Quotidiano 19.1.2017)
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Con una lettera indirizzata alla Commissione istituzioni politiche del Consiglio nazionale il governo cantonale invita formalmente i parlamentari federali ad accogliere la sua proposta di estendere questo obbligo amministrativo a tutta la Confederazione.
L’analoga iniziativa di Bellinzona, rivolta lo scorso mese di novembre alla Camera alta, era passata in commissione di stretta misura (6 contro 5) e il cantone sudalpino spera in un pronunciamento favorevole.
Bisognerà comunque aspettare il voto del plenum di entrambe le camere per avere un quadro completo della vicenda. Ma intanto il governo ticinese, a maggioranza relativa leghista, spera di incassare una vittoria seppur parziale nel difficile campo esterno della capitale.
Il sostegno del parlamento consentirebbe infatti di rafforzare le rivendicazioni ticinesi nel confronto con Berna, che nel maggio scorso aveva sollecitato il Dipartimento delle istituzioni del leghista Norman Gobbi a ricerca soluzioni alternative al casellario giudiziale che siano compatibili con gli accordi sottoscritti dalla Confederazione con l’Ue. Non è infatti un mistero che la misura adottata dal Ticino sta ostacolando la firma definitiva degli accordi fiscali con l’Italia.
Ma Bellinzona non intende, almeno per il momento, recedere e a questo scopo ha divulgato le cifre del fenomeno di cui si sta discutendo. Delle oltre 40’700 domande di frontalieri e dimoranti (paesi Ue) esaminate dai servizi cantonali in un anno e mezzo 350 hanno evidenziato pendenze o condanne penali dei candidati, 64 dei quali hanno visto respingere la loro richiesta di autorizzazione.
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