Roma accelera sull’accordo dei frontalieri
Mentre in Svizzera l'accordo sulla fiscalità dei frontalieri, firmato un anno fa, è all'esame del parlamento elvetico, il Consiglio dei ministri ha effettuato oggi a Roma un passo decisivo in vista del la sua ratifica anche sul versante italiano, adottando il relativo disegno di legge.
Sempre in questo ambito il governo ha adottato anche il Protocollo che modifica la Convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni.
In base all’intesa, che varrà però solo per i nuovi frontalieri, la Svizzera aumenta la sua quota, dal 61,2% all’80% sul reddito dei lavoratori pendolari italiani e non dovrà più versare – dopo il 2033 – le compensazioni finanziare ai comuni di frontiera.
Nuovo regime fiscale
Nel contempo l’Agenzia delle entrate potrà tassare in base alle proprie aliquote questa categoria particolare di lavoratori, cosa che le è preclusa attualmente per i frontalieri residenti nella fascia di 20 km dal confine.
Per evitare la doppia imposizione però sarà comunque dedotta dalle autorità tributarie italiane la quota prelevata alla fonte dal fisco elvetico (credito d’imposta) su questi redditi e verrà riconosciuta una franchigia di 10’000 euro.
In Svizzera dell’intesa si è già occupata anche la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati, che il 19 novembre scorso ha raccomandato al plenum di ratificare l’accordo fiscale.
Da parte elvetica il nuovo regime dei frontalieri, che dovrà sostituire quello ormai superato del 1974, era stato sollecitato poiché dovrebbe attenuare la concorrenza e le pressioni sul mercato del lavoro, in particolare in quello ticinese, e dal profilo finanziario aumenterà la quota prelevata sui redditi dei frontalieri e sopprimerà a medio termine i ristorni.
Maggiore gettito fiscale
Ma anche per Roma aumenterà il gettito fiscale grazie alla fine della tassazione esclusiva da parte svizzera sui lavoratori residenti nella fascia di confine.
Le discussioni circa le relazioni tra i due Stati in ambito fiscale-finanziario non sono ancora concluse, come indicato dal Consiglio federale nell’ottobre scorso in un rapporto redatto in risposta a un postulato dello stesso Romano, il quale chiedeva lumi sull’attuazione della roadmap tra i due Paesi del 2015.
Sebbene negli ultimi anni le relazioni con l’Italia in ambito finanziario e fiscale abbiano segnato progressi significativi, rimangono ancora alcuni nodi da sciogliere come la lista nera del 2009 e l’accesso delle banche elvetiche al mercato italiano per la gestione patrimoniale, tema ancora fonte di divisioni tra i due Paesi.
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