Violenza sessuale, opinione pubblica favorevole al consenso esplicito
Dati contrastanti da un'indagine condotta dall'istituto gfs.bern: una persona su dieci ritiene non necessario il consenso del o della partner. Ma la maggioranza sostiene la proposta del consenso esplicito.
Quale è il modo per proteggersi in modo adeguato dalla violenza sessuale? ?E il quesito cui ha cercato di rispondere l’inchiesta condottata dall’istituto gfs.bern su mandato di Amnesty International i cui risultati sono stati illustrati martedì.
Lo studio si innesta nel dibattito in corso alle Camere federali sulla riforma del codice penale sui reati sessuali – nella sessione estiva il tema sarà esaminato dal Consiglio degli Stati – che mira a superare l’attuale approccio secondo cui rileva dal profilo penale solo lo stupro compiuto con coercizione.
Solo un sì è un sì
Dall’inchiesta “Percezione delle relazioni sessuali e della violenza” è emerso che il 45% del campione rappresentativo della popolazione elvetica (un migliaio di residenti nella Confederazione contattati online) propende per il consenso esplicito del o della partner (“Solo un sì è un sì”) e l’opzione “No significa no” ha raccolto il 27% delle opinioni mentre un 13% è favorevole allo status quo giuridico.
Da notare che la soluzione del consenso esplicito raccoglie maggiori adesioni tra coloro che sono più esposti alla violenza sessuale (donne, giovani e persone queer).
Se una netta maggioranza degli intervistati afferma di avere relazioni sessuali solo se l’altra persona ha esplicitamente dato il proprio consenso, di rispettare i limiti e non impone o tollera comportamenti trasgressivi, è anche vero che, secondo quanto ha rilevato Cloé Jans (istituto gfs.bern), lo studio registra la presenza costante “di gruppi di persone, in prevalenza tra i soggetti di sesso maschile, le cui risposte indicano comportamenti e atteggiamenti problematici”.
Quasi una persona su cinque, infatti, considera il consenso dato una volta in passato come sempre valido e una su dieci ritiene che una persona, generalmente consenziente, lo è anche se addormentata. Ma a preoccupare maggiormente è il fatto che addirittura una su dieci considera accettabile fare sesso con il o la partner senza il suo consenso.
Appello alla politica
Riguardo invece alle possibili strategie di contrasto del fenomeno la maggioranza degli interpellati (58%) sostiene che spetta soprattutto alla politica, in particolare al parlamento, definire e adottare le misure concrete.
In proposito Amnesty International, che sta promuovendo una nuova definizione del reato di stupro informata al principio del consenso, sottolinea come il codice penale svizzero in materia di reati contro l’integrità sessuale non sia conforme agli standard internazionali sui diritti umani, come la Convenzione di Istanbul.
Per questo motivo Cyrielle Huguenot, responsabile del tema Diritti delle Donne per Amnesty Svizzera, osserva che “il tema della comunicazione e del consenso reciproco deve essere affrontato di più nelle scuole e dobbiamo renderlo più visibile nella società”. Ma questo non basta. Per essere efficace il lavoro di prevenzione non deve essere contraddetto dal messaggio veicolato dalla legge secondo cui “nel sesso tutto è lecito finché qualcuno dice ‘no’ o ‘stop'”.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!