Erdogan ricevuto da Papa Francesco
Al centro dei colloqui tra il presidente turco e il Pontefice vi è stata soprattutto la questione di Gerusalemme. Erdogan ha incontrato anche il presidente Mattarella e il premier Gentiloni.
Era da 59 anni che un capo dello Stato turco non si recava in visita dal Pontefice. Per l’occasione a Roma sono state predisposte misure di sicurezza eccezionali. In una vasta zona del centro della capitale per 24 ore è stato vietato manifestare. La polizia ha dispiegato circa 3’500 agenti. Un sit-in è stato organizzato nei giardini di Castel Sant’Angelo per protestare contro la repressione anti-curda.
Alla fine del sit-in autorizzato un gruppo di partecipanti ha cercato di partire con un corteo verso San Pietro. La polizia, in tenuta antisommossa, li ha prima respinti e poi caricati facendoli indietreggiare. Un
manifestante è rimasto a terra ferito, con il volto insanguinato. Le forze dell’ordine hanno quindi contenuto i partecipanti bloccandoli nei giardini.
Sono due i fermati, tra cui il manifestante ferito, e 18 gli identificati per gli scontri. “La manifestazione era regolarmente preavvisata e condivisa con i promotori per garantire il diritto al dissenso – sottolinea la Questura -. Definitivamente conclusa quando il dissenso è stato rivolto contro le forze dell’ordine”.
Nel colloquio avvenuto in mattinata Papa Francesco e Recep Tayyip Erdogan hanno parlato soprattutto di Gerusalemme e della decisione del presidente americano Donald Trump di riconoscere la città Santa come capitale di Israele, trasferendovi l’ambasciata statunitense.
Contrariamente al giugno del 2016, quando il Papa durante un viaggio in Armenia aveva parlato di “genocidio”, provocando le ire di Ankara, questa volta Francesco e Erdogan hanno trovato un terreno d’intesa. Entrambi infatti hanno criticato la decisione dell’inquilino della Casa Bianca.
“Gerusalemme non è una questione solo dei musulmani. Entrambi siamo per la difesa dello statu quo e abbiamo la volontà di tutelarlo””, ha dichiarato il presidente turco in un’intervista accordata al quotidiano La Stampa.
Al suo ospite, il Pontefice ha offerto una medaglia raffigurante “un angelo che strangola il demone della guerra”. “È il simbolo di un mondo che poggia sulla pace e la giustizia”, ha aggiunto.
Un appello che giunge nel momento in cui la Turchia sta bombardando la regione di Afrine, in Siria, bastione dei curdi.
La corrispondenza da Roma di Lorenzo Buccella
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