La Germania manda in Svizzera il suo “seduttore”
Il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier, giunto a Berna per una visita ufficiale di due giorni, è stato ricevuto dal governo al completo a Palazzo federale. Nell'incontro con l'ospite germanico si è parlato di rapporti bilaterali e Unione europea.
Tra Svizzera e Germania intercorrono intensi rapporti economici e commerciali – gli scambi tra i due paesi superano i 100 miliardi di franchi – ma questi non riassumono che una parte delle loro relazioni. Nei colloqui nella Sala dei passi perduti il presidente della Confederazione Alain Berset ha ricordato soprattutto i 300’000 tedeschi che vivono in Svizzera e i 90’000 elvetici residenti oltre il confine nord. E ha sottolineato l’amicizia e la comunanza di valori tra la Repubblica federale e la Confederazione.
Da parte sua Frank Walter Steinmeier ha elogiato la “solida democrazia elvetica” e il coinvolgimento di Berna in molte organizzazioni internazionale, auspicando anche un’accelerazione nelle trattative tra la Svizzera e l’Unione europea in relazione al cosiddetto accordo istituzionale.
Il ritratto del presidente tedesco
Le condizioni per un buon inizio erano davvero perfette. In qualità di ministro degli affari esteri, il socialdemocratico Frank Walter Steinmeier godeva già prima di un tasso di popolarità tra i più alti del paese. La sua diplomazia pacata e abile aveva dato ai tedeschi la rassicurante sensazione di essere ben rappresentati sulla scena mondiale.
Ma nel periodo di insediamento al castello di Bellevue, il nativo del Siegerland ha dovuto trovare un nuovo ruolo: il passaggio dai tavoli di negoziazione ai banchetti di Stato, dall’intervento in caso di crisi agli appelli sociali, ha richiesto tempo. Quale sia realmente il messaggio di quest’uomo, il quotidiano Süddeutsche Zeitung se lo chiese leggermente perplessa dopo i suoi primi cento giorni di mandato.
Frank Walter Steinmeier
Nato a Detmold il 5 gennaio 1956 da padre falegname e madre operaia, Frank Walter Steinmeier è cresciuto in un ambiente semplice nel villaggio protestante di Brakelsiek, nel circondario della Lippe. Ha studiato giurisprudenza all’Università di Giessen, dove ha lavorato per un decennio come assistente di ricerca presso la facoltà e in quel periodo ha incontrato la moglie Elke Büdenbender.
La sua carriera politica è iniziata nella Cancelleria di Stato della Bassa Sassonia come consigliere in materia di diritto della comunicazione sotto l’egida dell’allora primo ministro Gerhard Schröder. Lo ha seguito a Berlino e dal 1999 al 2005 è stato capo dell’ufficio di presidenza al fianco del cancelliere Schröder.
Dal 2005 al 2009, Steinmeier ha guidato il Ministero degli Esteri nella prima Grosse Koalition del SPD con la CDU/CSU. Candidatosi alla carica di cancelliere alle elezioni politiche del 2009, ha subito una grave sconfitta contro il capo del governo Angela Merkel perdendo con il 23% dei voti. Ciò non ha avuto ripercussioni negative sulla sua carriera. Nel dicembre 2013 è diventato nuovamente ministro degli Esteri della seconda Grosse Koalition. Nel febbraio 2017 Frank Walter Steinmeier è stato eletto Presidente della Repubblica federale tedesca e l’8 marzo 2017 è subentrato a Johannes Gauck. Durante il suo mandato, la sua adesione al partito SPD è sospesa.
Il presidente federale tedesco ha molto potere, ma nella vita quotidiana è prima di tutto un rappresentante del Paese, salvo per alcuni punti. Da lui i cittadini si aspettano che fornisca una direzione morale, linee guida e impulsi in tempi di crisi sociale. Del resto incoraggiare le persone alla democrazia facendo appello alle loro responsabilità è un compito che il predecessore di Steinmeier, l’eloquente ex attivista per i diritti civili dell’allora Repubblica democratica tedesca Joachim Gauck, aveva svolto in modo convincente. Per Frank Walter Steinmeier non è stata perciò un’eredità facile. “Voglio risvegliare le forze insite in questa società”, ha detto alla sua nomina ufficiale. Ma ciò suonava un po’ troppo vago per essere considerato un programma.
Nuove elezioni evitate
Il suo grande momento è arrivato con il fallimento dei colloqui esplorativi tra CDU/CSU, FDP e Verdi, quasi due mesi dopo le elezioni federali del settembre 2017. A novembre la Germania non aveva ancora un governo. In precedenza il leader dell’SPD Martin Schulz aveva categoricamente escluso la possibilità di una continuazione della Grosse Koalition con la CDU di Angela Merkel. Tutti gli indizi propendevano per nuove elezioni.
Ma, come è noto, le cose sono andate diversamente. All’improvviso il capo dello Stato ha dimostrato l’autorità e la determinazione che molti suoi predecessori nella sua posizione non hanno avuto. La soluzione richiedeva esattamente ciò che il diplomatico Steinmeier sa fare straordinariamente bene: mediare, dissuadere, ascoltare, unire le persone per raggiungere un accordo, anche quando la situazione sembra disperata. “Un colpo di fortuna in questa crisi”, ha scritto il settimanale Die Zeit. La situazione si era ribaltata.
I media hanno trasmesso le immagini di come Steinmeier abbia gradualmente accolto i leader di partito nel castello di Bellevue e li abbia richiamati alla responsabilità di formare in qualsiasi modo un governo di coalizione. “Chi si candida per assumere responsabilità politica non può rifiutarla quando ce l’ha fra le mani”, ha detto agli ospiti.
Le parole di Steinmeier erano più di un’ammonizione retorica. In effetti, è il capo dello stato che decide in merito alle nuove elezioni: se dopo le elezioni federali in parlamento non c’è maggioranza per scegliere il futuro cancelliere, spetta a lui nominare il capo di un governo di minoranza. In alternativa, può sciogliere la Camera e spianare la strada a nuove elezioni. Esattamente ciò che Steinmeier voleva evitare a tutti i costi.
Allo stesso tempo, le sue parole lasciavano trasparire chiaramente la critica nei confronti di quanti durante i negoziati avevano anteposto il proprio ego alla responsabilità verso il paese. Le critiche erano rivolte anche al suo partito, la SPD, che si era rigidamente rifiutato di proseguire la Grosse Koalition con la CDU/CSU. I socialdemocratici erano usciti troppo strapazzati da questi anni.
Si attribuisce all’incessante insistenza di Steinmeier se i due ex partner della coalizione siano tornati ad essere un governo, nonostante tutte le differenze e il ripetuto “mai più garanzie”. Il 7 febbraio 2018 si è così conclusa la più lunga formazione di governo in Germania.
Alla mano e avvicinabile
In ogni caso Steinmeier non ha mai dovuto preoccuparsi per scarsa simpatia. È considerato alla mano, onesto e avvicinabile. Come un tempo Gerhard Schröder, anch’egli si mescola alla gente senza darsi arie ed è in grado di superare barriere. Certo è di aiuto anche la simpatica apparizione di sua moglie Elke Büdenbender, che ha congelato il suo lavoro come giudice amministrativo a Berlino per il ruolo di First Lady. I due irradiano un legame autentico. Nel 2010 Steinmeier ha donato un rene alla moglie e si è ritirato dalla vita politica per otto settimane. Da allora, i suoi già eccellenti valori di popolarità sono ulteriormente aumentati.
Allo stesso tempo è un professionista politico che conosce le insidie degli affari e si comporta di conseguenza. Sono molte le persone che attestano la sua grande capacità di ascolto. Steinmeier non è un “torturatore verbale” come Gerhard Schröder o il suo successore al Ministero degli Esteri Siegmar Gabriel. Le sue espressioni a volte possono suonare pungenti, ma non sono armi, quanto piuttosto incoraggiamenti, appelli alla pazienza, alla comprensione reciproca e alla volontà di impegnarsi nel dialogo.
Qualità queste che lo favoriscono anche nel suo compito di capo di Stato. In più possiede un vantaggio rispetto al suo predecessore. A differenza di Gauck, Steinmeier è profondamente radicato nella classe politica. Oltre a tutte le personalità più importanti della politica interna, durante il suo incarico come Ministro degli Esteri ha avuto modo di conoscere anche quelle di tutto il mondo. E ora durante i suoi viaggi all’estero, incontra molti volti che gli sono familiari.
(Traduzione dal tedesco: Paola Beltrame)
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