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Fiat investe negli USA

L'amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, punta sull'espansione della Jeep negli Stat Uniti. Keystone

La Fiat Chrysler Automobiles (Fca) investirà 1 miliardo di dollari negli Stati Uniti, creando 2mila nuovi posti di lavoro. L'annuncio arriva mentre l'industria automobilistica è sotto pressione del presidente eletto Donald Trump, che ha criticato General Motors, Ford e Toyota minacciando l'imposizione di dazi per le importazioni di auto dal Messico.   

”Continuiamo a rafforzare gli Stati Uniti come hub manifatturiero globale per quei veicoli essenziali per ilmercato dei suv”, afferma l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne. L’investimento sarà infatti destinato arinnovare alcuni impianti in Michigan e in Ohio per la produzione di tre nuovi modelli Jeep e per adeguare lo stabilimento di Warren alla produzione del pickup Ram, attualmente prodotto in Messico.

A inizio anno Ford annulla la costruzione di una nuova fabbrica da 1,6 miliardi di dollari in Messico e destina 700 milioni di dollari per espandere lo stabilimento di Flat Rock, in Michigan. In breve, il piano di investimento di 1,6 miliardi di dollari previsto per lo stabilimento di San Luis Potosi, in Messico, è stato cancellato. 

Gli Stati Uniti sono il maggiore mercato al mondo per suv e pickup, ma l’ampliamento della linea Jeep consentirà a Fca di internazionalizzare il marchio, esportandolo in altri mercati, dove finora non ha avuto accesso per limiti alla produzione.  

L’annuncio arriva a poche ore dall’apertura del Salone dell’auto di Detroit. Il Salone apre mettendo fine all’era di Barack Obama e aprendo, nel segno dell’incertezza, quella di Trump fra i suoi tweet di condanna delle case automobilistiche e la minaccia di dazi, sullo sfondo di politiche protezionistiche. A fronte dell’incertezza, l’industria automobilistica si muove con cautela e attende una schiarita delle politiche del presidente eletto, soprattutto sul Nafta, l’accordo di libero scambio fra Stati Uniti, Messico e Canada. Proprio il Messico è uno dei “bersagli preferiti” di Trump, che vuole rinegoziare l’accordo e rimpatriare posti di lavoro.

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