Stalker, tra realtà e videogiochi
Da alcuni anni è nata una nuova moda tra i giovani ucraini: alcuni di loro, hanno iniziato ad entrare illegalmente nella Zona di esclusione di Chernobyl, al centro della quale si trova il reattore numero 4, che esplose nel 1986, rendendo la Zona una delle più contaminate al mondo .
Si definiscono “Stalker”, un nome mutuato dal film di Andrei Tarkovskij “Stalker”, un capolavoro della cinematografia risalente al 1979, e dal videogioco survival-horror “S.T.A.L.K.E.R.”, uscito nel 2007 ed ambientato nella Zona interdetta di Chernobyl.
Gli Stalker hanno sviluppato una vera e propria venerazione per la Zona, che considerano come la loro vera casa. Sono organizzati in gruppi paramilitari con nomi, simboli e rituali ispirati alla fantascienza post-apocalittica, e si avventurano in un viaggio pericoloso per raggiungere la destinazione finale: la città fantasma di Pripyat .
Per arrivarci, bisogna attraversare circa 60 chilometri di boschi , per lo più di notte, per evitare le pattuglie della polizia, tra radiazioni nucleari ed animali selvatici. Durante il loro viaggio dormono nei villaggi abbandonati, mangiano cibo in scatola e bevono l’acqua che trovano lungo la strada, sporca e contaminata. Noi, con Alessandro Tesei, abbiamo incontrato quattro di loro che partendo da oggi, ogni giovedì, ci spiegheranno la loro scelta.
Storia di Max
Max è il più giovane del gruppo. Ha 25 anni ed è anche il meno esperto, visto che è stato soltanto due volte nella Zona. Appartiene ad una famiglia molto ricca di Kiev. Nonostante ciò, non riesce a stare lontano dalla Zona di esclusione al punto da considerarla come l’unico luogo in cui possa realmente riposare mente ed anima.
Fra i quattro è colui che ha maggiormente approfondito il legame tra l’attività degli stalker e ciò che ha ispirato questo movimento: il libro “Picninc sul ciglio della strada” dei fratelli Strugatzki, del 1971, ben 15 anni prima del disastro di Chernobyl, da cui poi Tarkosky prenderà ispirazione per il capolavoro “Stalker”, del 1979. Entrambe possono considerarsi quasi come opere profetiche, visto che parlano di una Zona chiusa dai militari, dove capitano cose strane e le leggi della natura sono state alterate. Al suo interno si introducono gli stalker, a metà tra guida e ladruncolo, accompagnando professori e scienziati che vogliono scoprire le meraviglie e i segreti della Zona.
Ma quello che forse ha influenzato i più giovani, come Max, è sicuramente il videogioco “S.T.A.L.K.E.R.” del 2007, un classico sparatutto in prima persona ambientato nella Zona di esclusione di Chernobyl e principalmente nella città morta di Pripyat, che è stata ricostruita in modo maniacale dagli sviluppatori.
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