Gondo, villaggio a sud del Sempione ma sempre in Svizzera
Gondo, villaggio vallesano a sud del passo del Sempione, un tempo è stato un importante luogo di transito di gente e merci e anche meta dei ricercatori d’oro. La storia ha cambiato corso e la corsa all’oro è terminata da tempo ormai. Gondo oggi resta l’ultimo lembo di terra che separa l’Italia dalla Svizzera che nell’ottobre del 2000, a causa di uno scivolamento del terreno, che ha spazzato via mezzo villaggio, ha rischiato di scomparire.
Continuiamo il breve viaggio in una Svizzera sconosciuta. Non tanto per i luoghi in sé (alcuni sono davvero turisticamente molto noti) quanto per la loro storia o per una loro peculiare caratteristica.
Dopo Indemini in Ticino, questa volta andiamo a Gondo in Vallese e la prossima volta a Samnaun nei Grigioni.
I tre villaggi condividono una caratteristica particolare: tutti i tre sono politicamente svizzeri da sempre ma geograficamente appartengono alle nazioni vicine, Italia (Indemini e Gondo) e Austria (Samnaun).
Nonostante questa caratteristica comune, c’è un aspetto curioso, quello linguistico, dove l’evoluzione è stata per i tre villaggi completamente diversa. Se a Indemini si parla italiano come nei comuni limitrofi italiani, a Gondo non c’è stata contaminazione e si continua a parlare unicamente lo svizzero tedesco. Questo nonostante Gondo sia sul confine con l’Italia e Domodossola resti un centro di riferimento (25 chilometri da Gondo). A Samanun, per contro, il romancio ha lasciato il passa all’alto tedesco bavarese (caso unico in Svizzera): gli abitanti non parlano ormai da tempo il romancio e non sono stati contaminati dallo svizzero tedesco. Vedremo il perché.
I tre villaggi condividono diverse caratteristiche ma differiscono in molti altri aspetti. Per conoscerli abbiamo fatto un viaggio in questi tre villaggi atipici.
È proprio nel nuovo edificio comunale, costruito dopo le alluvioni del 2000, che il sindaco Daniel Squaratti ci aspetta. Non inganni il cognome. Qui gli Squaratti sono di casa da secoli e la lingua italiana, è solo un lontano e vago ricordo.
Gondo oggi è facilmente raggiungibile in auto e con i mezzi pubblici (da qui passa la linea ferroviaria internazionale del Sempione). Poggiata sul crinale meridionale del passo del Sempione (a circa 10 chilometri dal colle), il villaggio conta poco meno di 100 anime. Noi arriviamo da sud. Un viaggio di circa due ore tra autostrada, superstrada e strada statale.
Solo grazie alla dogana capiamo di essere entrati in Svizzera. Gondo, infatti, è orograficamente nella valle italiana che dal passo del Sempione porta giù verso Domodossola e più a sud ancora verso il lago Maggiore. Oltre alla consueta stazione della guardia di confine, niente fa pensare che qui inizi la Svizzera. Eppure, è così.
Vallesano stretto
Qui si parla il vallesano, uno dei dialetti svizzero tedeschi più ardui da capire. “Principalmente si parla il dialetto vallesano – ammette il sindaco di Gondo Daniel Squaratti – ma quando la gente in transito si ferma nei bar e ristoranti allora si sente parlare anche italiano”.
Nonostante l’italofona Iselle e la germanofona Gondo siano confinanti, nel villaggio italiano non si parla una parola di tedesco e a Gondo non si capisce una parola di italiano. Sono gli strani scherzi che fanno le frontiere.
Per capire meglio questa distanza che separa due villaggi si deve guardare la storia. È dal lontanissimo 1291 (proprio l’anno in cui si mettono le basi per la nascita della Confederazione), che Gondo da territorio della città piemontese di Novara è passato sotto la signoria della curia di Sion, in Vallese. Da allora Gondo è fieramente “elvetica”. O meglio, “siamo prima di tutto vallesani, poi anche svizzeri”, chiarisce con un sorriso Daniel Squaratti.
Un po’ di storia
Per quanto piccolo e angusto sia il villaggio di confine di Gondo, la sua storia è una lettura interessante. Come si legge nel sito del comune, la storia di Gondo “racconta dell’antica mulattiera tra Domodossola e Briga, percorsa non solo da mercanti, diplomatici, principi, imperatori, papi, soldati, studiosi e pellegrini, ma anche da briganti e burloni. Racconta di sanguinose guerre di confine, di incendi dolosi, di razzie e di continue ridisegnazioni dei confini da parte di conquistatori, principi e vescovi”. Oggi Gondo è ancora un piccolo villaggio di confine, ma che ha perso buona parte della sua importanza.
Altri sviluppi
Samnaun, il villaggio retico in terra austriaca che parla l’alto bavarese
La corsa all’oro
La storia meno recente di Gondo è anche legata alla corsa all’oro. La prima testimonianza risale a metà del XVII secolo con il Barone Stockalper (alla sua famiglia ancora oggi è dedicato il monumento simbolo del paese, ovvero la Torre Stockalper del 1650 circa) e le sue miniere d’oro. Nel 1800 è la volta della società francese Société anonyme des Mines d’or che mise a punto un moderno sistema di estrazione arrivando a prelevare più di 40 grammi metallo giallo al giorno.
Tra il 1892 e il 1897, con circa 500 minatori all’opera, vennero estratti circa 33 chilogrammi d’oro destinati a produrre monete preziose. Nel 1897, esaurite le vene aurifere, le miniere furono chiuse e i minatori abbandonarono Gondo per trasferirsi altrove.
Oggi si possono rivivere quei momenti grazie al museo nella Torre Stockalper e a un percorso didattico sul terreno. “Con la guida di un esperto – racconta Squaratti – si può ripercorrere la corsa verso l’oro e cercare ancora oggi le pepite nel fiume. Sembra che sia ancora possibile trovare piccoli resti d’oro”.
Purtroppo il tempo infausto non ci ha permesso di partecipare a uno di questi giri turistici.
Altri sviluppi
Indemini, un lembo di terra svizzera in Italia
Una fontana ricorda il contrabbando
Oltre al commercio fiorente che transitava da Gondo, grazie alla sua posizione privilegiata lungo la via di transito del Sempione (che rese diverse famiglie di Gondo ricche e influenti), non si può dimenticare il contrabbando, tipica attività delle località di confine.
Un’attività tanto importante per gli abitanti di Gondo che le hanno dedicato una fontana a poche decine di metri dal confine: “In paese si raccontano ancora le gesta dei contrabbandieri… e Gondo ha dedicato loro un monumento. In cima alla fontana – ricorda Squaratti – c’è un contrabbandiere con la bricolla sulle spalle, ovvero lo zaino nel quale i contrabbandieri portavano i vari oggetti da trafugare, soprattutto sigarette”.
Altri sviluppi
L’epopea del contrabbando
Turismo, una risorsa importante
In estate a Gondo c’è parecchio turismo, soprattutto escursionistico. Ma “ci sono sempre più ciclisti che utilizzano i sentieri”, sottolinea il sindaco. Un altro fattore importante è il turismo di passaggio, la gente che si ferma a Gondo per una sosta lungo il loro tragitto. “È molto importante per le nostre imprese – ribadisce Squaratti – penso a bar e ristoranti. Questi turisti di passaggio rappresentano una fonte di reddito certa”.
A gestire l’Hotel ristorante Stockalper a Gondo c’è un gruppo di giovani italiani che si sono lanciati in questa avventura. “Abbiamo deciso di allargare i nostri interessi accettando questa sfida. Devo dire – racconta Silvia Lipari responsabile della struttura – che abbiamo instaurato un’ottima collaborazione con gli abitanti di Gondo, che sono spesso nostri clienti, e pure con le autorità”.
Il ritrovo pubblico punta soprattutto sui turisti di passaggio. “Noi – ricorda Silvia Lipari – lavoriamo soprattutto con gli escursionisti, quei turisti che percorrono la via Stockalper che da Briga porta a Domodossola. Siamo una delle tappe principali. La gente si ferma una notte, mangia e dorme da noi e riparte il giorno dopo. Sulla geografia a volte i turisti fanno un po’ di confusione: spesso, sentendoci parlare tra di noi italiano, ci chiedono se siamo in Svizzera o in Italia. L’aria dell’Italia comunque qui a Gondo si sente”.
Dopo la frana del 2000 il paese è rinato
Gondo ha vissuto ore drammatiche nel recente passato. Il 14 ottobre 2000 un terzo del villaggio è stato distrutto da uno scivolamento del terreno che ha causato la morte di 13 persone e reso necessaria la demolizione di otto edifici, fra cui la parte ovest della torre Stockalper, risalente al 1650. Un disastro.
Altri sviluppi
Vent’anni fa la tragedia di Gondo
Già dal giorno dopo la Svizzera tutta si è mossa per aiutare il piccolo villaggio di frontiera. “Sì, abbiamo goduto della grande solidarietà da parte di tutta la popolazione svizzera. È così stato possibile ricostruire il villaggio. Abbiamo anche costruito cose nuove, come ad esempio un parcheggio coperto multipiano nel centro del villaggio. Cosa che non avremmo mai potuto fare. Abbiamo anche potuto ricostruire la storica Torre di Stockalper, il punto di riferimento più importante del nostro villaggio”. Sede oggi dell’hotel ristorante gestito da Silvia Lipari e del museo.
Vicini ma non troppo…
Oggi Gondo collabora con i comuni limitrofi italiani grazie ai progetti Interreg. Come spiega il sindaco Squaratti “stiamo ultimando il sentiero Stockalper che dovrebbe proseguire fino a Domodossola”.
Ma in passato c’è stata anche una particolare collaborazione finita nel sangue. La vicenda del prete svizzero ucciso con un fucile da caccia dal suo collega italiano a Iselle merita un approfondimento. Basti sapere che Gondo non aveva una chiesa, faceva parte della curia di Novara. Ogni domenica i preti si alternavano a celebrare la messa a Iselle, una volta toccava allo svizzero e la volta successiva all’italiano. Poi il fatto di sangue (guardate il video sopra). Gondo è così passato sotto la curia di Sion e ha costruito la propria chiesa.
Da allora i rapporti con i vicini italiani sono tiepidi anche se, conclude Daniel Squaratti, “per trascorrere una bella serata gli abitanti di Gondo puntano su Domodossola”.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.