La Svizzera lancia un appello per il rispetto del diritto umanitario in Siria
Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, la Svizzera ha invitato tutte le parti coinvolte nella guerra civile in Siria a rispettare il diritto internazionale umanitario. I civili devono essere protetti.
Le parti coinvolte devono lavorare per la pace e la riconciliazione, ha scritto su XCollegamento esterno il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Osservare la situazione
La Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) ha sottolineato che le conseguenze del cambiamento dei rapporti di forza in Siria sulle procedure di asilo in Svizzera non sono ancora prevedibili. Secondo la SEM , i siriani che desiderano tornare nel loro Paese osserveranno prima di tutto l’evoluzione della situazione sul posto. E ci vorranno diverse settimane, o addirittura mesi, perché la nuova struttura e la sua stabilità prendano forma.
La SEM si aspetta anche che i rifugiati siriani che hanno trovato rifugio nei Paesi vicini, come Turchia, Libano e Giordania, siano i primi a tornare. La Turchia, ad esempio, ha accolto quasi tre milioni di rifugiati siriani negli ultimi anni.
Il servizio del TG della RSI dell’8 dicembre 2024:
Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica (UST), alla fine dello scorso anno vivevano in Svizzera circa 28’000 cittadini siriani. Dall’inizio della guerra civile, la Siria è uno dei principali Paesi di provenienza dei richiedenti asilo in Svizzera.
Una sessantina tra svizzere e svizzeri sul posto
Secondo il registro degli svizzeri all’estero del DFAE, una sessantina di persone provenienti dalla Confederazione sono ancora registrate in Siria. Un’altra persona è registrata come “di passaggio”, ha fatto sapere il DFAE a Keystone-ATS.
Fino a domenica pomeriggio non erano pervenute richieste di assistenza consolare. Anche la linea diretta del DFAE per la Siria non ha ricevuto chiamate, secondo il DFAE.
La comunità siriana festeggia
La comunità siriana in esilio in Svizzera ha reagito con gioia. Una manifestazione spontanea è stata programmata per il tardo pomeriggio di domenica sulla piazza della stazione di Berna, ha annunciato l’Associazione Siria-Svizzera, interpellata da Keystone-ATS.
I membri della comunità siriana in esilio hanno seguito da vicino gli eventi degli ultimi giorni. Siamo “felicissimi” per la caduta del leader Bashar al-Assad”, ha dichiarato Therese Junker, copresidente dell’associazione.
Alcuni si chiedono già cosa significhi la fine di al-Assad per il loro statuto in Svizzera. Nonostante la gioia, nessuno sa come si svilupperà la situazione politica in Siria. Si spera che rimanga pacifica, ha continuato Junker.
L’Associazione Siria-Svizzera, fondata nel 2019, si impegna per l’integrazione delle persone fuggite dal loro paese e rifugiatesi nella Confederazione. Organizza eventi culturali per favorire gli scambi tra siriani e popolazione elvetica.
“Troppo presto per sapere impatto su rifugiati siriani in Svizzera”
“La situazione attuale non significa molto per i rifugiati siriani nella Confederazione”, ha asserito Elham Manea, professoressa all’Università di Zurigo e specialista del Medio Oriente in un’intervista pubblicata dal sito online del Blick.
“È ancora troppo presto per prevedere come evolverà la situazione in Siria e se ciò possa aprire prospettive di rientro a lungo termine. Molto dipenderà da quanto sarà stabile l’ordine postbellico e se la situazione politica e di sicurezza consentirà un ritorno. Fino ad allora, si tratta di aspettare e osservare gli ulteriori sviluppi”.
“Non è ancora chiaro se i ribelli faranno pace con i curdi o se la Siria si disintegrerà in più parti”, prosegue l’accademica allargando lo sguardo a quanto avviene sul terreno.
Interessi internazionali
“La Turchia, in quanto principale sostenitore dell’HTS (gruppo islamista Haiat Tahrir al-Sham) si oppone fermamente a una regione curda autonoma. Allo stesso tempo, l’HTS persegue l’obiettivo di conquistare l’intera Siria, rendendo più probabili i conflitti con i curdi. Le milizie filo-turche stanno attualmente attaccando aree curde come Manbij, provocando pesanti combattimenti, crisi umanitarie e migliaia di sfollati interni”. Sempre secondo l’esperta, la ricomparsa di cellule del sedicente Stato islamico (Isis) in Siria sta aggravando l’insicurezza. “Resta da vedere se l’HTS creerà stabilità o se sorgeranno conflitti interni, come in Libia”.
“Alla luce di questi sviluppi, la Russia è indubbiamente preoccupata per la possibile perdita delle sue basi militari in Siria”, aggiunge l’intervistata. “La perdita di queste basi non solo indebolirebbe significativamente la presenza militare della Russia in Medio Oriente, ma minerebbe anche le sue ambizioni geopolitiche nella regione. Resta da vedere quali misure adotterà Mosca per proteggere i suoi interessi in Siria e assicurare le sue posizioni strategiche”.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.