Diocesi di Sion: risposta inadeguata alle vittime di abusi sessuali
(Keystone-ATS) Il rapporto esterno sulla gestione degli abusi sessuali nella diocesi di Sion punta il dito sul modo in cui le vittime sono state ascoltate dall’istituzione cattolica. La diocesi si dice “consapevole delle carenze del passato” e ha annunciato un piano d’azione.
“Le persone ascoltate hanno ritenuto che l’accoglienza fosse intimidatoria, confusa, poco incoraggiante, laboriosa o addirittura sfuggente”, ha indicato Stéphane Haefliger di Vicario Consulting, la società romanda responsabile dell’audit presentato oggi. A questa inadeguatezza del primo contatto diretto con un membro della Chiesa si aggiunge in particolare “un’inerzia istituzionale nel trattare i casi e la mancanza di proattività”.
Il rapporto si basa su audizioni a una ventina di vittime e sull’analisi di una quindicina di dossier provenienti dagli archivi segreti della diocesi selezionati dal vescovo di Sion Jean-Marie Lovey. Mentre le testimonianze delle persone che hanno subito abusi sono “critiche”, i documenti amministrativi disponibili sono completi. La società di revisione ha raccomandato alla diocesi di “adeguarsi a una maggiore umanità e comunicazione”.
Una base importante
Dal canto suo, monsignor Lovey ha dichiarato che “anche se questo audit non può fornire un quadro completo del modo in cui i casi di abuso nel contesto ecclesiastico sono stati trattati nella diocesi di Sion, ci fornisce una base importante per le azioni future”. Questo audit è un “prezioso strumento di lavoro”, ha aggiunto, ritenendo tuttavia che “non possiamo mai fare abbastanza, qualunque cosa facciamo”.
Il piano d’azione risultante dall’audit si articola in cinque punti e mira a mettere “la vittima al centro di ogni approccio, perché è a lei che dobbiamo pensare per prima”, ha proseguito il vicario generale Pierre-Yves Maillard. In particolare, si intende professionalizzare i servizi di ascolto e migliorare i sistemi di archiviazione e prevenzione. La diocesi vuole anche migliorare la collaborazione con le associazioni delle vittime.
Presenti alla conferenza stampa, i rappresentanti del gruppo SAPEC (Sostegno alle persone abusate) non hanno voluto commentare le misure annunciate fino a quando non avranno preso conoscenza dell’audit completo. Tuttavia, hanno affermato di essere “pieni di speranza che le cose cambieranno davvero per le vittime”, ma aspettano di vedere cosa succederà. Si sono rallegrati inoltre per l'”ottima collaborazione” che esiste attualmente tra la loro associazione e il vicario generale Pierre-Yves Maillard.
Commissionato in novembre
Il rapporto, commissionato il primo novembre dello scorso anno alla società di revisione Vicario Consulting, aveva quale obiettivo di stabilire chi, all’interno della diocesi di Sion, fosse responsabile delle disfunzioni legate all’accoglienza delle vittime e al trattamento degli abusi negli ultimi decenni.
L’audit non tiene conto dell’Abbazia di St-Maurice, che non dipende della Diocesi di Sion ma direttamente al Vaticano. L’abbazia ha a sua volta incaricato un gruppo di lavoro indipendente di svolgere un audit simile. I risultati sono attesi per la metà del 2025.
Questi audit fanno seguito allo studio dell’Università di Zurigo, commissionato da tre organismi cattolici, tra cui la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), che ha censito 1’002 casi di abusi sessuali in Svizzera dalla metà del XX secolo. Secondo i ricercatori, questa è solo la punta dell’iceberg, poiché la maggior parte dei casi non è stata denunciata e i documenti sono stati distrutti.