Finita la tregua dei Giochi, Macron torna nell’arena
(Keystone-ATS) I francesi sanno che nelle prossime ore le sagome di Léon Marchand, Teddy Riner e Antoine Dupont svaniranno, come alla fine di un sogno.
E torneranno quelle molto meno entusiasmanti del “totopremier”, per riprendere il filo di un discorso interrotto alla vigilia dei Giochi Olimpici di Parigi 2024.
Un successo addirittura trionfale per i francesi, che hanno smesso con il loro tradizionale atteggiamento di “brontoloni” per aderire in pieno per tre settimane a un’edizione indimenticabile dei Giochi. Ma adesso, quella che Le Monde ha definito “la parentesi incantata” è finita. Ed Emmanuel Macron, cresciuto di oltre 3 punti nella popolarità, toccando quota 27, sa che è arrivato il momento tanto a lungo rinviato: “Nominerò il primo ministro dopo la fine delle Olimpiadi”, aveva promesso. E adesso lo sguardo dei francesi torna a rivolgersi verso di lui.
Tra questi sguardi, ci saranno anche quelli dei leader che, durante la tregua olimpica della politica, hanno taciuto in modo pressoché totale. Nessun commento da parte di Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon ai Giochi, alle gare, alla pioggia di medaglie francesi. Sanno che i francesi sono in piena “trance” olimpica e ogni loro commento avrebbe rischiato di risvegliarli bruscamente. Ma adesso, in poche ore, si torna nell’arena.
Macron con la consorte Brigitte, dopo la Cerimonia di chiusura, fa rientro nella residenza estiva dei presidenti di Fort de Bregançon, sulla costa sud. Lì, continuerà a tessere la tela dei contatti per individuare gli spazi di manovra per una prima mossa in vista della formazione del governo. Il nodo è sempre quello del premier, sul quale per 3 settimane prima dell’inizio dei Giochi, le forze politiche si erano arenate: la gauche del Nuovo Fronte Popolare ha trovato un nome comune da proporre una battaglia interna fra La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon e le altre componenti, socialisti, comunisti e Verdi. Questo nome, lanciato dalla sinistra a poche ore dalla Cerimonia di apertura, è quello di un’alta funzionaria del Comune di Parigi, Lucie Castets, sconosciuta ai più ma sul quale nessuno nella gauche si è opposto. Macron ha rispedito la proposta al mittente spiegando che “il problema non è quello di proporre un nome” ma trovare un compromesso fra tutti i partiti. Un’attività alla quale i francesi – per storia e per caratteristiche del loro sistema politico – non sono abituati.
Macron, prima di tuffarsi nella realtà olimpica, aveva invitato tutti i leader politici a dedicarsi a questa ricerca di un dialogo, esortandoli anzi a “sfruttare” i giorni della “tregua olimpica”. Che il presidente ha ottenuto, almeno sul piano interno. Adesso, la riflessione riprenderà con tempi prevedibilmente più lenti rispetto a quelli promessi: un Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto essere convocato “subito dopo la conclusione dei Giochi”, cioè martedì, non ci sarà. Macron resterà a Bregançon, i parlamentari nei loro luoghi di villeggiatura. Se ne riparlerà dopo Ferragosto, certamente non prima del 18 visti alcuni impegni istituzionali dello stesso Macron, che presiederà cerimonie per gli 80 anni della Liberazione, nel sud. Poi, il programma dell’Eliseo prevede un non meglio precisato “soggiorno a intermittenza” del presidente a Bregançon. Che lascia presagire la possibilità di annunciare un premier e provare a costruire un governo, così come quella di rinviare tutto alla fine dei Giochi Paralimpici, in programma dal 28 agosto all’8 settembre.
Il nome circolato di più, durante la pausa olimpica, è stato quello di Xavier Bertrand, un dirigente dei Républicains aperto al dialogo. Da sinistra pochi commenti, ma da parte del Fronte popolare che si ritiene “vincitore” delle elezioni – nonostante sia lontano da una maggioranza per governare – un netto rifiuto della proposta di un premier di destra appare inevitabile.