La televisione svizzera per l’Italia

Israele si prepara a colpire l’Iran, pronto il piano

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Inizia il conto alla rovescia per l’avvio della risposta israeliana all’Iran. L’ultima parola è affidata ad una riunione notturna del governo, ma l’esito sembra scontato: Benjamin Netanyahu e Yoav Galant potranno decidere come e quando attaccare.

Nella telefonata chiesta con forza dal premier israeliano, che martedì ha addirittura bloccato la partenza di Gallant per Washington se prima non avesse parlato con Joe Biden, il presidente Usa “ha affermato il suo ferreo impegno per la sicurezza di Israele”. Insieme hanno concordato di restare in stretto contatto nei prossimi giorni. E, i temuti raid su pozzi di petrolio e siti nucleari, sembrerebbero per il momento scongiurati. L’obiettivo di Tsahal – sembra – sono basi militari da cui sono partiti i missili balistici che dieci giorni fa hanno danneggiato anche siti dell’aeronautica (Iaf) di Gerusalemme.

Intanto gli Stati del Golfo stanno facendo pressioni sull’amministrazione Biden affinché impedisca a Israele di attaccare i siti petroliferi iraniani poiché temono che i loro impianti di estrazione del greggio finiscano nel mirino degli alleati della guida suprema Ali Khamenei come ritorsione. I Paesi del Golfo – Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar – avrebbero intanto deciso di rifiutare il permesso ai caccia dello Stato ebraico di sorvolare il loro spazio aereo per gli attesi raid sull’Iran. La decisione, secondo fonti, è stata comunicata all’America. Durante incontri che si sono tenuti questa settimana, i delegati degli ayatollah hanno avvertito Riad che non sarà garantita la sicurezza delle sue piattaforme petrolifere se le Forze di difesa israeliane (Idf) avranno il loro sostegno in un attacco: Iraq o Yemen potrebbero rispondere.

Dal canto suo Washington, secondo il Wall Street Journal, sta cercando di sfruttare l’offensiva israeliana contro Hezbollah in Libano per porre fine al predominio del gruppo e arrivare all’elezione di un nuovo presidente che, come comandante delle forze armate, svolgerebbe un ruolo fondamentale nel guidare un governo che gestisca la crisi.

Sul terreno la guerra continua sia in Libano che a Gaza. Nuove immagini satellitari scattate da Planet Labs e video dell’Idf rivelano la devastazione causata dall’incursione israeliana nei villaggi al confine con Israele. A Maroun al Ras (dove si trova anche la base Unifil) e a Yaroun molti edifici sono stati completamente o parzialmente distrutti durante l’offensiva. Il portavoce dell’Idf ha mostrato in un filmato la quantità eccezionale di armi di Hezbollah trovate dentro abitazioni dell’area: “I terroristi operano dentro e vicino aree civili e nelle vicinanze delle basi Unifil”, ha dichiarato l’esercito in serata.

I video pubblicati dai soldati israeliani sui social fanno vedere che le forze hanno distrutto il lungomare di Maroun al Ras, inaugurato da Mahmoud Ahmadinejad nel 2010, e abbattuto la statua dell’ex capo delle forze Quds dell’Iran, Qassem Soleimani. Dopo le 19, un’ora in meno in Svizzera, un massiccio attacco è stato lanciato dall’Idf nella zona occidentale di Beirut che ha causato almeno 22 morti e 117 feriti: obiettivo, secondo i media israeliani e arabi, il cosiddetto ‘ministro della Difesa’ di Hezbollah, l’uomo di Nasrallah (di cui era cognato e confidente) per le operazioni speciali, anche diplomatiche, nonché negoziatore nell’affare dei rapiti israeliani Goldwasser e Regev. Wafiq Safa fu sanzionato dal dipartimento del Tesoro Usa nel 2019 che lo indicò come l’interlocutore di Hezbollah presso le forze di sicurezza libanesi. Dall’inizio della guerra, è la prima volta che l’Idf attacca la zona ovest di Beirut, a nord del quartiere-roccaforte sciita.

Pesanti combattimenti anche nella Striscia, dove la Mezzaluna Rossa ha reso noto in mattinata che l’esercito israeliano ha attaccato una scuola nel nord di Gaza causando la morte di 28 civili e il ferimento di altre 54. L’Idf ha spiegato di aver attaccato l’ex scuola perché era stata trasformata dai terroristi di Hamas in un centro di comando, dove erano immagazzinate molte armi, e da dove venivano lanciati attacchi contro il territorio israeliano. Giovedì sera Tsahal ha comunicato che tre soldati di riserva sono stati uccisi durante gli scontri con i miliziani fondamentalisti nel nord di Gaza. Con la loro morte il numero di soldati israeliani uccisi nell’offensiva nell’enclave sale a 353. Il ministero della Sanità di Hamas, ha aggiornato il bilancio delle vittime a Gaza dall’inizio della guerra: 42’065 palestinesi.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR