Julius Bär: afflussi in calo dopo buco Signa da 600 milioni
(Keystone-ATS) Afflussi di denaro in calo nei primi quattro mesi dell’anno per Julius Bär, istituto presente anche sulla piazza di Lugano che nell’ultimo anno ha fatto tanto parlare di sé per le pesanti perdite subite nel crollo di Signa, impero immobiliare austriaco.
Complessivamente a fine aprile la raccolta netta è ammontata a 1 miliardo di franchi, a fronte dei 3,5 miliardi dello stesso periodo del 2023, emerge dalle comunicazioni odierne della società. Grazie agli effetti positivi dei cambi e al buon andamento dei mercati azionari i patrimoni in gestione sono però saliti, arrivando a 471 miliardi, contro i 427 miliardi di fine dicembre. Il dato sugli afflussi è inferiore alle attese degli analisti, quello sulla massa in gestione per contro le supera.
Julius Bär è stato al centro delle cronache dell’autunno scorso, quando sono emerse le sue implicazioni nella bancarotta di Signa. Nell’esercizio 2023 la banca zurighese ha dovuto procedere a una rettifica di valore di 606 milioni di franchi concernente i crediti concessi a entità legate alla società dell’imprenditore tirolese René Benko, un intervento che ha portato a un dimezzamento dell’utile. La vicenda è costata il posto al Ceo Philipp Rickenbacher: lui e gli altri membri della direzione sono stati inoltre privati dei bonus.
Per conoscere la reazione della borsa alle novità odierne bisogna attendere l’apertura del mercato alle 09.00. Dall’inizio di gennaio l’azione dell’impresa ha guadagnato il 15%, mentre ancora negativa rimane la performance sull’arco di un anno: -4%.
Fondato a Zurigo nel 1890, Julius Bär – in altri paesi, Italia in primis, l’istituto si presenta anche come Julius Baer – è quotato alla borsa svizzera dal 2005. Oggi si concentra sul private banking. È presente in dodici località elvetiche, fra cui Lugano e St. Moritz (GR), e ha anche numerose sedi all’estero.