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L’indie Anora trionfa nella notte degli Oscar

Keystone-SDA

Remando contro le indicazioni delle nomination, il dramedy agrodolce di Sean Baker Anora ha trionfato nella notte degli Oscar.

(Keystone-ATS) Vince cinque statuette su sei candidature tra cui una per la giovanissima Mikey Madison, che a 25 anni ha spodestato la favorita Demi Moore come migliore attrice protagonista.

Sean Baker ha fatto la storia conquistando da solo in una sola serata quattro premi – miglior film, regista, sceneggiatore e montaggio – alla pari con Walt Disney (ma per quattro film diversi) per il film indipendente che ha incassato appena 15,6 milioni di dollari al box office nordamericano e la cui rimonta era stata catturata negli ultimi giorni dopo aver vinto uno dietro l’altro i premi dei produttori, registi e sceneggiatori.

È stata una débâcle per Emilia Perez, la produzione francese recitata in spagnolo di Jacques Audiard, arrivata alla notte delle stelle con 13 nomination: solo le vittorie di Zoe Saldana come attrice non primaria e di El Mal come canzone originale hanno salvato Netflix dall’umiliazione.

Anche il premio per il miglior film internazionale, che solo poche settimane fa sembrava scontato, è andato all’antiautoritario brasiliano Io Sono Ancora Qui di Walter Salles. In sala, Karla Sofia Gascon, la star trans spagnola che coi suoi tweet razzisti di un quinquennio fa ha silurato le chance del film, e’ stata bersagliata di battute dal comico Conan O’Brien alla prima conduzione dello show: “Se twitti su stasera, mi chiamo Jimmy Kimmel”, ha ironizzato col nome del suo predecessore sul palco della notte dei premi.

The Brutalist, un altro favorito con dieci candidature, ha portato a casa tre statuette: fotografia, colonna sonora e soprattutto miglior attore con Adrien Brody: “Rappresento il trauma della guerra, la sistematica oppressione e l’antisemitismo e il razzismo. Credo e prego per un mondo più sano e più inclusivo.

Se il passato è un insegnamento, non lasciamo che l’odio continui a esistere senza opposizione”, ha detto il due volte premio Oscar strappando il premio a Timothée Chalamet, l’altro frontrunner di A Complete Unknown sul Bob Dylan giovane. Kieran Culkin ha vinto come miglior attore non protagonista per A Real Pain di Jesse Eisenberg: mille ringraziamenti punteggiati da parolacce hanno provocato gli strali e le censure della Abc che mandava in onda negli Usa la diretta.

Lo show, nelle intenzioni dell’Academy doveva essere apolitico ma una battuta di O’Brien, prendendo lo spunto da Anora, ha preso di mira Vladimir Putin: “Immagino che gli americani saranno eccitati nel vedere che qualcuno finalmente resiste a un russo potente”, ha detto alludendo al personaggio interpretato dalla Madison.

Nel mondo in subbuglio di oggi i conflitti si sono inevitabilmente fatti strada. Se il sostegno all’Ucraina è stato limitato – la spilletta di Guy Pearce, candidato per The Brutalist, lo Slava Ukraine della presentatrice Daryl Hannah – la causa di Gaza è finita al centro con la vittoria del documentario di un collettivo israelo-palestinese No Other Land, sulla distruzione di un villaggio della Cisgiordania, che ancora negli Usa non ha trovato un distributore. “Siamo interconnessi. Non saremo mai sicuri se gli altri non sono sicuri”, hanno detto i cineasti chiedendo al mondo di fermare “la pulizia etica” del popolo palestinese.

Lungo il segmento In Memoriam aperto da Morgan Freeman in omaggio all’amico e co-star di Gli Spietati Gene Hackman. Lungo anche l’omaggio musicale a James Bond dopo il passaggio della direzione creativa della franchise da Barbara Broccoli e Michael Wilson ad Amazon.

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