Come si diventa frontaliere? È arrivata la guida

Il libro "Frontalieri non si nasce" raccoglie consigli e informazioni per coloro che devono affrontare la burocrazia in Svizzera e in Italia. Intervista all'autore Salvatore Giallo.
Trovare un posto di lavoro è già di per sé un’operazione che richiede impegno. Se a questo si aggiungono la burocrazia, la fiscalità, la previdenza e altri aspetti da tenere in considerazione in un Paese che non è il tuo… be’, il rischio d’incappare in qualche errore aumenta.
Per questo motivo, le frontaliere e i frontalieri (o aspiranti tali) si rivolgono spesso a professionisti del settore allo scopo di fare le cose per bene e prevenire difficoltà amministrative.
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“Frontalieri non si nasce” (Bookness edizioni, 2025) è un libro nato per fornire un quadro d’informazioni a chi vive in Italia e lavora in Svizzera o aspira a farlo in futuro. Il volume – il cui sottotitolo recita “Tutto quello che devi sapere per diventare un frontaliere. Dalle norme fiscali e contributive a quelle pratiche. Come orientarsi tra burocrazia e spostamenti” – è stato scritto da Salvatore Giallo che di mestiere fa il commercialista e revisore legale a Varese.

È proprio svolgendo la sua professione e facendo consulenza che è nata l’idea di raggruppare consigli e informazioni utili a chi vive attraversando il confine per lavoro, oppure si approccia a farlo.
Tvsvizzera.it: Signor Giallo, quali sono gli aspetti principali che tocca questa “guida a diventare frontalieri”?
Salvatore Giallo: È una guida pratica che raccoglie tante informazioni non solo per le e i frontalieri, ma anche per chi è interessato a lavorare in Svizzera in futuro. Include una panoramica storica e attuale del frontalierato, spiegazioni sugli accordi bilaterali, i permessi di lavoro, il telelavoro e il calcolo della previdenza e della pensione in Svizzera.
In sintesi, è un insieme di informazioni strettamente legate alla vita dei frontalieri, oltre ad altre di natura pratica che possono interessare gli indipendenti o i vacanzieri. Raggruppa informazioni generali diverse, offrendo spunti di riflessione a chi già conosce la materia. Ho riportato dei casi specifici di consulenze effettuate per mostrare come ogni situazione vada studiata e analizzata a seconda delle condizioni presenti.

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Ci fa qualche esempio?
La guida fornisce, per esempio, informazioni per chi vuole aprire un’attività, per chi desidera acquistare una casa in Svizzera, oppure affronta situazioni più banali, ma non meno importanti, come quella di poter attraversare la dogana con a seguito il proprio animale domestico o le modalità di pagamento del pedaggio autostradale o gli articoli da denunciare in dogana, eccetera.
Il materiale raccolto per scriverlo arriva dalla sua esperienza professionale in quanto commercialista e revisore legale? Ci racconti di più.

Negli anni, ho fornito molte consulenze, iniziate nel periodo della “voluntary disclosure” con il rimpatrio di capitali. È capitato di trattare casi di aziende che necessitano di un rappresentante fiscale in Italia e analizzare situazioni particolari di frontalieri riguardanti permessi, pensioni e “smart working”, che richiedevano approfondimenti. Attualmente, incontriamo i “nuovi frontalieri” per i quali il calcolo delle imposte rappresenta una novità. Molte persone, prima di firmare un contratto, vogliono capire quanto resterà loro di reddito netto, valutando così i pro e i contro di ogni offerta lavorativa.
Per casi specifici o particolari, le consulenze rimarranno probabilmente necessarie. Tuttavia, ho cercato di risolvere dubbi e citare curiosità, raccogliendo il maggior numero possibile di informazioni generali, recuperate dalle autorità competenti e da piattaforme diverse: statali, parastatali, regionali, cantonali o comunali. Un garbuglio da cui chi non è esperto può avere difficoltà a districarsi. Pertanto, questa guida offre indicazioni generali su come muoversi, cosa aspettarsi e a chi rivolgersi.
Essere frontaliere è diventato secondo lei più complicato negli anni oppure le difficoltà sono semplicemente cambiate?
La situazione è diventata più complicata a causa della crescente burocrazia. In passato, il frontaliere doveva preoccuparsi di dichiarare molti meno aspetti del proprio lavoro. Ora, invece, ci sono sempre più norme che riguardano questa figura. Anche il cosiddetto “vecchio frontaliere” – pur non dovendo dichiarare in Italia il reddito percepito – deve comunque dichiarare se possiede un conto corrente all’estero con caratteristiche particolari, presentare la dichiarazione e pagare l’Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero (IVAFE). Inoltre, c’è il problema della tassa sulla salute.
Quindi, la burocrazia è sempre più complessa. È vero che le informative e la collaborazione tra i due Stati sono migliorate, ma gli aspetti da considerare sono molti di più rispetto al passato.
>>> Qui sotto la prima parte di un approfondimento a quasi due anni dal nuovo accordo sull’imposizione fiscale dei frontalieri:

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Quindi vale ancora la pena spostarsi e viaggiare a volte anche per 3-4 ore al giorno, tra andata e ritorno, per lavorare in Svizzera?
Dal punto di vista economico, nonostante le nuove tassazioni, il vantaggio finanziario è indubbio. Lavorare in Svizzera conviene rispetto a quanto l’Italia permette solitamente di guadagnare, soprattutto considerando l’introduzione in Ticino del salario minimo. In conclusione, per chi vive oltrefrontiera lavorare nella Confederazione continua a rappresentare una grande opportunità.
Bisogna però anche considerare che oggi sempre più persone cercano motivazioni che vadano oltre la carriera e la retribuzione, poiché questi non sono considerati fattori direttamente motivanti. Dopo il Covid, è diventato fondamentale non dedicarsi esclusivamente alla vita lavorativa, ma scegliere una qualità di vita migliore, ritagliarsi spazi e momenti liberi, e considerare aspetti fisici e psicologici. I lunghi viaggi quotidiani in coda e la famosa “schiscetta” per pranzo sono visti come fattori negativi che influenzano la scelta lavorativa.
>>> La seconda parte dell’approfondimento:

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Ci sono altri elementi che servirebbero da incentivo secondo lei?
Alcune aziende svizzere, soprattutto quelle che hanno difficoltà a trovare manodopera, stanno cercando di offrire benefit che vanno oltre l’aspetto economico. Tra questi, il supporto allo spostamento, con servizi di trasporto tramite navette o incentivi all’uso dei mezzi pubblici, che trasformano i viaggi in momenti di relax anziché di tensione.
Oltre a semplificare gli spostamenti, queste iniziative tengono in considerazione fattori come l’ecologia e la salute mentale, sempre più rilevanti. Inoltre, ci sono aspetti legati al post-lavoro, come gli incentivi culturali, le mense aziendali, spazi dedicati al benessere, al relax o allo sport durante le pause pranzo.
In sintesi, i vantaggi economici uniti ai miglioramenti nella qualità della vita continueranno a rendere il lavoro in Svizzera una scelta molto attraente per tante persone.
>>> Un dossier che raggruppa molti nostri articoli sul tema:

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