La generazione Z poco incline a lavorare con i colleghi più anziani
Quasi un dipendente su cinque della generazione Z (nati dal 1997 al 2012) è insoddisfatto della collaborazione con le generazioni più anziane nella propria azienda.
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Keystone-ATS
Al contrario, circa tre quarti (76%) dei baby boomers (1946-1964) vivono invece come molto positiva la cooperazione.
È quanto emerge da uno studio della società di consulenza EY, che parla di una sfida strategica – quella di mettere in circolo le varie annate – che tutti i livelli manageriali devono affrontare. Per colmare il divario le aziende lungimiranti si affidano sempre più a misure strategiche e intergenerazionali, affermano gli esperti.
Gli esempi citati dagli autori includono la composizione mirata di team di progetto che utilizzano i punti di forza di ciascuna generazione o la creazione di un quadro gestionale integrativo che riconosca e rafforzi i vantaggi di ciascuna fascia d’età.
Secondo gli autori della ricerca i punti di forza di ogni generazione dovrebbero essere identificati per ciascun reparto o team. Ad esempio, i dipendenti più giovani, esperti di digitale, possono combinare le loro conoscenze con l’esperienza pluriennale dei loro colleghi. “C’è un enorme potenziale”, afferma Aniela Unguresan, fondatrice e presidente del consiglio di amministrazione di EDGE, società specializzata in certificazioni nel campo della parità di genere, citata in un comunicato.
Un altro punto critico evidenziato dal rapporto è il rischio che vengano trascurati i professionisti a metà della loro carriera, che costituiscono di fatto la spina dorsale dell’economia svizzera.
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“Le imprese devono quindi sviluppare strategie di pianificazione della successione e di sviluppo per questa fascia demografica”, concludono gli analisti.
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