La Svizzera è davvero innovativa come sembra?
La Confederazione è costantemente in testa alle classifiche dei Paesi più innovativi, davanti a potenze tecnologiche come Stati Uniti e Cina. Che cosa c’è dietro questo successo?
Se si digitano le parole “Paese più innovativo” su Google o Bing, i risultati mostreranno inevitabilmente la Svizzera. Per il quattordicesimo anno consecutivo, infatti, la Confederazione si è aggiudicata il titolo di Paese più innovativo secondo il Global Innovation IndexCollegamento esterno (GII), pubblicato alla fine di settembre dall’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI), con sede a Ginevra. L’indice, avviato nel 2007 dalla business school parigina INSEAD, è diventato un ottimo biglietto da visita per i Paesi più alti in classifica come la Svizzera.
Il Global Innovation Index si rifà alla definizione di innovazione proposta dal Manuale di Oslo sviluppato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Aggiornata nel 2018, tale definizione recita: “L’innovazione è un prodotto o un processo nuovo o migliorato (o una loro combinazione) che differisce in modo significativo dai precedenti prodotti o processi dell’unità e che è stato reso disponibile ai potenziali utenti (prodotto) o messo in uso dall’unità (processo)”.
“La Svizzera ha ottenuto un punteggio elevato in molti degli indicatori, anzi, in quasi tutti”, ha dichiarato Sacha Wunsch-Vincent, responsabile dell’operato del GII presso il dipartimento di economia e analisi dei dati dell’OMPI. “In base ai dati, alla nostra esperienza con il sistema per l’innovazione svizzero e ai recenti sviluppi, le prestazioni della Svizzera in materia di innovazione non sembrano destinate a calare tanto presto”.
Oltre a ottenere buoni risultati nel Global Innovation Index, la Svizzera è anche la prima classificata nell’European Innovation Scorecard 2024Collegamento esterno.
Indubbiamente, il Paese elvetico è un polo per la ricerca, caratterizzato da una manodopera altamente qualificata e una produzione avanzata, soprattutto in settori come le biotecnologie, la robotica e l’ingegneria. L’elevata percentualeCollegamento esterno di persone che detengono un dottorato di ricerca (3%) ne è solo un esempio.
Ma la piccola nazione alpina è davvero più innovativa di giganti tecnologici come gli Stati Uniti o la Cina, come sembrerebbe suggerire il GII? E come si colloca rispetto a Paesi più piccoli come Israele, spesso definito “la nazione delle start-up”, o l’Estonia, che è stata definita il Paese più digitale al mondo?
Per sapere perché la Svizzera continua a primeggiare, abbiamo analizzato il Global Innovation Index nel dettaglio.
Punteggi elevati in tutti gli indicatori
Il GII valuta 133 Paesi servendosi di 80 indicatori, suddivisi in due parti. La prima parte è costituita dagli input, cioè da fattori trainanti dell’innovazione, come il contesto normativo, la spesa per la ricerca e sviluppo (R&S), il numero di laureati e laureate in scienze e ingegneria e le operazioni di venture capital.
La seconda parte è costituita dai risultati, come il numero di brevetti, il valore delle aziende unicorno (cioè le società valutate oltre 1 miliardo di dollari) e la quantità di produzioni creative, come i lungometraggi e le applicazioni mobili.
La Svizzera, come le altre due principali economie del GII (Svezia e Stati Uniti), ha punteggi elevati in entrambi gli ambiti, con un buon equilibrio sia tra gli input che tra gli output. Inoltre, ottiene buoni risultati, anche se non i migliori, in molti indicatori.
Al contrario, Paesi come Israele ed Estonia sono in cima alla classifica per il valore delle aziende unicorno, il capitale di rischio ricevuto e alcuni indicatori TIC, ma ottengono punteggi significativamente inferiori alla Svizzera nella maggior parte degli altri indicatori.
Paesi grandi come la Cina e gli Stati Uniti invece ottengono punteggi molto più alti nella diversificazione del settore o nelle dimensioni del mercato interno, ma la Svizzera li supera su molti indicatori normativi.
Un porto sicuro per le aziende straniere
Un’analisi più approfondita degli indicatori mostra che la Svizzera si distingue soprattutto per la ricerca: oltre a vantare le migliori università per la ricerca in Europa, spende una percentuale del PIL più elevata della media OCSE in ricerca e sviluppo. Nel 2023, la Svizzera ha speso 24,6 miliardi di franchi in R&S, pari a circa il 3,3% del PIL. Per fare un paragone, l’anno scorso la Cina ha aumentato drasticamente la spesa per R&S fino a raggiungere i 458 miliardi di dollari (400 miliardi di franchi), passando dall’1% del proprio PIL del 2000 al 2,5%.
Inoltre, la Svizzera è particolarmente abile nell’instaurare legami tra il mondo accademico e l’industria, superando tutti gli altri Paesi quanto a collaborazione tra università e aziende nel campo della ricerca.
L’agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione InnoSuisse offre sovvenzioni per progetti guidati dalle imprese in collaborazione con le università: “Funziona perché in Svizzera ci sono università all’avanguardia sulle tecnologie che rispondono alle esigenze delle aziende”, ha dichiarato Martin Wörter, professore di Economia dell’innovazione presso il Politecnico federale di Zurigo.
Circa due terzi della spesa svizzera per ricerca e sviluppo provengono dall’industria, cosa non così insolita in Europa. La particolarità della Svizzera, spiega Wunsch-Vincent, è che la maggior parte della spesa in R&S proviene da aziende straniere. Oltre alle grandi aziende svizzere che conducono attività di R&S come Nestlé, Roche e Novartis, molte grandi aziende globali come Google e Philip Morris International hanno centri di ricerca in Svizzera.
“È molto raro che aziende straniere conducano una massiccia attività di ricerca e sviluppo in un altro Paese”, ha affermato Wunsch-Vincent. “La Svizzera è un porto sicuro. È un luogo accogliente, che trasmette un alto livello di fiducia nel proprio ecosistema per l’innovazione”. La combinazione di aliquote fiscali ridotte e un atteggiamento liberale nei confronti della regolamentazione del settore l’ha resa un luogo attraente per le multinazionali.
Brevetti e produzione
Il primo posto della Svizzera si spiega anche grazie al suo sistema di tutela della proprietà intellettuale. Nell’indice sono presenti almeno cinque indicatori relativi a brevetti o marchi.
L’anno scorso la Svizzera ha presentato più domande di brevetto internazionale pro capite e in percentuale del PIL di qualsiasi altro Paese. Ciò è dovuto in gran parte all’industria biofarmaceutica svizzera, che fa molto affidamento sui brevetti dei farmaci. Circa l’80% delle esportazioni svizzereCollegamento esterno poggiano in un modo o nell’altro sui diritti di proprietà intellettuale.
Il settore manifatturiero e delle esportazioni svizzero è inoltre dominato da campi high-tech come i macchinari di precisione, i dispositivi medici e le biotecnologie, che contribuiscono a portare il Paese più in alto in classifica.
Paesi come gli Stati Uniti e la Cina superano di gran lunga la Svizzera per quanto riguarda il numero e le dimensioni delle aziende unicorno. Ogni anno nel Paese elvetico vengono fondate almeno 500 nuove imprese. Alcune raggiungono lo status di unicorno, ma nessuna ottiene valori paragonabili alla statunitense SpaceX o a Bytedance, l’azienda cinese dietro TikTok, valutata 225 miliardi di dollari. Sonarsource, uno sviluppatore di software con sede a Ginevra, è il più grande unicorno svizzero, dal valore di 5 miliardi di dollari.
Molte start-up svizzere operano anche in settori che spesso vengono acquistati o acquisiti da aziende straniere per espandersi oltre il limitato mercato elvetico.
Bonus per lo sviluppo
La Svizzera viene premiata anche per le sue dimensioni e per l’efficacia normativa. Singapore è l’unico Paese che si classifica costantemente più in alto per quanto riguarda la stabilità delle politiche, la qualità della regolamentazione e l’efficacia del governo. L’indice favorisce anche i Paesi pronti a introdurre l’innovazione, assegnando punteggi più alti alla connettività a banda larga, all’accesso all’istruzione e alla produzione di elettricità.
Tra le politiche sempre più protezionistiche di Cina, Brasile e Stati Uniti, la Svizzera si distingue per i suoi indicatori commerciali. Nel 2021 le esportazioni hanno rappresentato il 70% del PIL svizzero, molto più del 50% della media UE.
“Siamo un Paese piccolo, che produce molta tecnologia, tanti brevetti e molti prodotti innovativi”, ha dichiarato Wörter. “Per avere successo a livello commerciale, abbiamo bisogno di accedere ai mercati internazionali”.
La Svizzera trae vantaggio anche dalle sue dimensioni ridotte. Con 9 milioni di abitanti, è praticamente paragonabile a Seoul, la città più grande della Corea del Sud. L’indice spesso mette in relazione i Paesi con la loro popolazione, ragion per cui, per esempio, la Svizzera è al primo posto per i lungometraggi su base pro capite.
Quel che l’indice non misura
Misurare e confrontare la maturità dei Paesi in termini di innovazione è un compito tutt’altro che facile. L’indice premia il livello di innovazione in un determinato momento, non necessariamente i progressi compiuti o la velocità a cui si procede. Negli ultimi cinque anni, per esempio, Arabia Saudita, Qatar, Brasile, Indonesia, Mauritius e Pakistan hanno fatto i maggiori balzi in classifica, ma il loro punteggio complessivo è ancora inferiore a quello della Svizzera.
Anche indicatori come i brevetti presentano dei limiti in questo senso, in quanto colgono il numero di invenzioni, ovvero la creazione di prodotti nuovi, ma non il valore che ne deriva, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch Yann Rousselot-Pailley, responsabile dell’innovazione e delle tecnologie emergenti presso la società di consulenza KPMG in Arabia Saudita.
“Innovare vuol dire prendere un’invenzione e renderla proficua o usarla per migliorare la qualità della vita della popolazione”, ha spiegato. Secondo lui, gli indicatori relativi alla commercializzazione di queste invenzioni sarebbero un indicatore migliore. Tuttavia, anche misure ii tipo finanziario come le vendite o le valutazioni aziendali non ne contemplano l’impatto sulla società.
Le modalità di innovazione stanno cambiando rapidamente, rendendo ancora più difficile usare alcuni indicatori per fare confronti tra i diversi Paesi. Molti nuovi imprenditori e imprenditrici in campo tecnologico, per esempio, credono nell’innovazione open source e si affidano al segreto industriale e alla rapidità di commercializzazione invece che ai brevetti per tutelare le proprie invenzioni.
Paesi come la Cina e l’Arabia Saudita, poi, mettono in discussione i percorsi di innovazione occidentali, più gerarchici e guidati dai venture capitalist. Lì, infatti, il governo svolge un ruolo più rilevante sia nel favorire, sia nel guidare direttamente l’innovazione.
Le maggiori aziende cinesi che investono in R&S – Huawei, Tencent e Alibaba – sono state tutte fondate negli ultimi 40 anni. In Svizzera, invece, investitori come Roche, Novartis e Nestlé hanno ormai più di un secolo. Inoltre, gli investimenti in ricerca e sviluppo svizzeri sono più concentrati nelle mani di poche aziende, mentre nei Paesi più grandi sono distribuiti tra migliaia di imprese.
“È impossibile paragonare Svizzera e Cina”, ha dichiarato Mark Greeven, professore di innovazione presso la IMD business school di Hong Kong. Non solo per le loro dimensioni, ma perché “hanno sistemi di innovazione del tutto diversi, con obiettivi, gestioni e tipi di aziende differenti”.
A cura di Virginie Mangin/gw
Traduzione di Camilla Pieretti
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