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Lavoro, la regione di frontiera italo-svizzera chiede aiuto a Roma e Berna

Traffico di notte vicino alla dogana di Chiasso-Brogeda.
Keystone / Ti-Press / Francesca Agosta

Il rischio di deindustrializzazione del tessuto economico transfrontaliero italo-svizzero ha spinto la comunità di lavoro Regio Insubrica a scrivere una lettera alle autorità nazionali di Berna e Roma.

Allarme lavoro nella regione di frontiera dove diverse centinaia di impieghi sono a rischio. Per attirare l’attenzione delle autorità svizzere e italiane, la Comunità di lavoro Regio InsubricaCollegamento esterno ha scritto una lettera a fine gennaio ai ministri dell’economia dei due Paesi, Giancarlo Giorgetti e Guy Parmelin.

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L’organizzazione transfrontaliera composta dalle Regioni Lombardia, Piemonte e dal Cantone Ticino, racconta il segretario generale di Regio Insubrica Francesco Quattrini, “è stata effettivamente informata sulla situazione relativa al mercato del lavoro nella provincia di Varese e Verbania. Sono infatti a rischio chiusura due linee produttive della multinazionale Beko Europe a Cassinetta e c’è la possibilità di un licenziamento collettivo presso la storica casa motociclistica MV Augusta a Varese. Infine, la multinazionale svizzera Barry Callebaut vuole chiudere il suo stabilimento a Intra”.

Beko Europe a Cassinetta di Biandronno

La Beko è un colosso turco degli elettrodomestici fondato nel 2024 a seguito di un accordo tra Arçelik e Whirlpool. La multinazionale ha quattro siti produttivi in Italia, tra cui uno a Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, dove impiega circa 2’200 lavoratori.

Il ridimensionamento delle attività a Cassinetta si traduce nella chiusura di due delle cinque linee produttive di frigoriferi, con 541 esuberi previsti. Non solo. Sono a rischio anche 200-250 impiegati e dirigenti del sito varesino, portando il totale dei lavoratori coinvolti a circa 800.

Secondo la Beko Europe, la crisi del mercato degli elettrodomestici, la concorrenza cinese e le perdite cumulate, nonostante investimenti passati, sono le motivazioni a monte della decisione. La chiusura di due linee produttive, e i seguenti licenziamenti, sarebbe dunque l’unico modo per mantenere aperto lo stabilimento di Cassinetta.

Qualcosa è però cambiato dopo che i vertici aziendali, al termine del tavolo convocato a Roma al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, hanno comunicato il 30 gennaio scorso che intendono continuare a investire e produrre in Italia. A Cassinetta Beko Europe continuerà a costruire frigoriferi. Ancora non si sa se e quanti saranno i tagli.

MV Augusta e il fallimento di KTM

Per quanto riguarda MV Augusta, la storica fabbrica di motociclette di Schiranna di Varese, la storia è più compromessa. KTM, che controlla MV Augusta solo dal marzo del 2024, è sulla soglia della bancarotta: il gruppo industriale austriaco avrebbe accumulato un debito complessivo di 3 miliardi di euro. Per evitare il fallimento ha presentato al Tribunale austriaco di Ried un piano di risanamento “in autogestione” (ovvero le aziende del gruppo continuano ad essere gestite dal loro management, ma affiancato da un curatore che le controlla, nominato dal Tribunale).

Cosa ne sarà di MV Augusta – quasi 200 impiegati – ancora non è noto ma le preoccupazioni della provincia di Varese, fatte proprie dalla Comunità di lavoro Regio Insubrica, sono concrete: per ora è chiaro che per i primi tre mesi del 2025 la produzione si fermerà. Nel frattempo, KTM ha venduto MV Augusta, acquistata meno di un anno fa, cedendo l’intera sua quota al socio di minoranza, la società Art of Mobility. La vendita sarà perfezionata entro la prima metà del 2025. Visto il buon andamento di MV Augusta nel 2024, c’è da credere che la crisi potrebbe rientrare.

Barry Callebaut e la fabbrica a Intra

Sempre Regio Insubrica segnala ai due Governi che in Piemonte, la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola è interessata da una grave crisi industriale: “Barry Callebaut – spiega Quattrini – la multinazionale con sede in Svizzera e leader mondiale nella produzione di cioccolato e prodotti a base di cacao di alta qualità, ha preannunciato la chiusura degli stabilimenti piemontesi di Intra entro giugno 2025”. La causa sarebbe dovuta a un processo di riorganizzazione interna.

La fabbrica di Intra, che si sviluppa su 15’000 metri quadrati, ha compiuto cento anni proprio nel 2024, ed è tuttora perfettamente funzionante. In questo stabilimento Barry Callebaut impiega attualmente 94 persone a tempo indeterminato e 27 interinali.

Un articolo del nostro collaboratore Federico Franchini cerca di far luce sui motivi della chiusura dell’impianto di Intra.

Le sfide di un unico mercato del lavoro unico transfrontaliero

Considerate queste tre fattispecie, la Comunità di lavoro Regio Insubrica, nella sua missiva, richiama l’attenzione delle rispettive Autorità nazionali “sia nel contesto della situazione specifica – ovvero il rischio di deindustrializzazione di un tessuto economico e di un comparto che storicamente si è dimostrato dinamico ed innovativo – sia in riferimento al quadro generale cui l’economia e il mercato del lavoro dell’area insubrica sono attualmente caratterizzati”.

I timori della Comunità di lavoro si estendono, di riflesso, anche alle ripercussioni nell’ambito dei flussi transfrontalieri di manodopera specializzata. “Il mercato del lavoro transfrontaliero – scrive sempre Regio Insubrica nella sua lettera – è sottoposto, per sua stessa natura, a notevoli sfide e pressioni, cui si sommano le difficoltà date dalla precaria situazione congiunturale attuale e dall’instabilità internazionale”.

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Una vista dall alto di Mendrisio e della regione italiana limitrofa.

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Non è un vezzo di Regio Insubrica considerare la macroregione transfrontaliera una realtà economica unica e consolidata. Il Canton Ticino da un lato della frontiera e le province di Como, Lecco, Varese e Verbano-Cusio-Ossola dall’altro lato rappresentano, geograficamente, economicamente e culturalmente una regione fortemente integrata. E lo si capisce anche e soprattutto se si considera il mercato del lavoro: circa il 30% degli occupati attivi in Ticino abita in Italia (lavoratrici e lavoratori frontalieri), la percentuale più elevata tra le grandi regioni svizzere.

Certamente il divario salariale tra le regioni considerate facilita il frontalierato ma vanno considerati anche altri fattori come l’assenza di barriere geografiche e culturali e l’accordo sulla libera circolazione delle persone. Grazie al progetto Interreg STICH Collegamento esterno (acronimo di Statistiche Italia-Confederazione Elvetica) abbiamo anche i dati necessari per misurare questa realtà transfrontaliera.

Le aziende private nei settori del secondario e terziario di tutta l’area transfrontaliera a cavallo tra Svizzera e Italia offrono in totale circa 800’000 posti di lavoro (esclusi i posti statali). Il primato spetta alla provincia di Varese, seguita con un certo margine dal Ticino e dalla provincia di Como.

Scambi commerciali Italia-Svizzera

Nonostante i tanti problemi attuali, la Comunità tiene a ricordare che “le zone di frontiera rivestono un ruolo fondamentale, in quanto garantiscono oltre il 40% del volume complessivo degli scambi commerciali tra Svizzera e Italia che ammontano alla ragguardevole cifra di circa 50 miliardi di Euro”.

Per la precisione, nel 2024 gli scambi commerciali tra Italia e Svizzera valevano 44 miliardi di franchi che al cambio attuale sono poco meno di 47 miliardi di euro.

“Basta questa cifra – ricorda Quattrini – per sottolineare l’importanza economica e sociale della regione insubrica non solo a livello locale ma per l’insieme delle economie nazionali svizzera e italiana”.

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Nonostante siamo di fronte ad un unico mercato del lavoro, quest’ultimo tocca comunque due realtà nazionali e la regione transfrontaliera deve far fronte ad una realtà istituzionale e politica disgiunta. Questo aspetto complica inevitabilmente la governance di alcuni fenomeni. “Teniamo quindi a sottolineare in questa sede – ricorda la Regio Insubrica nella sua lettera – l’importanza dei programmi e altre iniziative di cooperazione transfrontaliera, come collaudato strumento di collaborazione, promozione e sviluppo economico transfrontalieri i quali non vanno indeboliti o centralizzati, ma semmai ulteriormente potenziati a favore di una progettualità regionale che possa ancor più migliorare la competitività del tessuto economico”.

Per questo motivo la Comunità conclude la lettera indirizzata ai ministri Giorgetti e Parmelin offrendo “la piena disponibilità al dialogo su questo ed altri temi di natura transfrontaliera, garantendo l’impegno nel costante monitoraggio della situazione”.

Dal Quotidiano della RSI del 4 febbraio 2025:

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