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Le sfide dell’integrazione quando il personale infermieristico è reclutato all’estero

personale di cura
Anche in Svizzera gli ospedali sono confrontati con una forte penuria di personale infermieristico. Keystone / Laurent Gillieron

In Italia, il ministro della salute Orazio Schillaci si è detto pronto a reclutare 10'000 infermieri e infermiere provenienti dall’India. L’integrazione nel sistema di lavoro rischia però di non essere facile, come dimostra l’esempio dell’ospedale cantonale di Basilea Campagna.

Le speranze all’Ospedale cantonale di Basilea Campagna erano grandi nel 2023: sette infermieri filippini dovevano arrivare per lavorare. Un aiuto che doveva alleggerire il carico di lavoro dei dipendenti locali e contrastare la carenza di personale qualificato, nel quadro di un programma a tempo determinato, con il ritorno nelle Filippine previsto dopo 18 mesi.

Il bilancio intermedio di questo progetto pilota, dopo un anno, non è però soddisfacente. Era previsto che i filippini lavorassero in Svizzera come infermieri diplomati. In questo modo, non solo avrebbero potuto aiutare nel lavoro quotidiano, ma anche assumersi delle responsabilità. Tuttavia, solo una delle sette persone ci è riuscita.

Edmund Montejo è molto contento del suo successo. “Sono orgoglioso di me stesso”, dice. Si era preparato per quasi un anno per il soggiorno in Svizzera. Ogni sera studiava il tedesco online in un parco pubblico. “Non è stato facile”, racconta ridendo. “Dovevo trovare una connessione internet per poter studiare”. In seguito, in Svizzera, le sue conoscenze di tedesco sono state importanti per lavorare in ospedale in una posizione di responsabilità.

>> L’esperienza degli infermieri filippini (da Schweiz aktuell, SRF, 20.01.2025):

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Tre non superano il periodo di prova

I primi segnali che il progetto pilota non stesse andando come previsto sono emersi già dopo pochi mesi: l’ospedale ha licenziato tre dei sette infermieri dopo il periodo di prova. Attualmente lavorano in una casa di riposo. Dal punto di vista professionale erano bravi, ha sottolineato il responsabile delle cure, Cornelius-Monroe Huber. “Ma è importante che capiscano anche lo svizzerotedecso oltre al tedesco”. Questo non era il caso dei licenziati, nonostante fossero arrivati con un certificato linguistico e avessero frequentato corsi di tedesco in Svizzera.

Edmund Montejo vorrebbe rimanere in Svizzera anche dopo la conclusione del progetto pilota di 18 mesi, ma sarà difficile. Anche gli altri tre, che hanno potuto rimanere, vorrebbero continuare a lavorare all’ospedale. “Ho imparato molto in Svizzera, ma non credo che potrò restare”, dice Sarah Abubakar. E questo, nonostante non gli investimenti fatti non solo dagli infermieri ma anche dall’ospedale.

Ci si chiede quindi se il progetto pilota sia stato utile. L’ospedale non dà una risposta chiara: “È ancora troppo presto per rispondere a questa domanda”, afferma Matthäus Sommer, responsabile delle cure dell’istituto.

Un lungo periodo di inserimento

Daniel Simon, dell’Associazione svizzera infermiere e infermieri nella regione di Basilea, si è invece già fatto un’opinione. “Per inserire il personale proveniente dall’estero ci vogliono da sei a dodici mesi”, afferma. Si pone quindi la questione dell’equilibrio tra costo e rendimento.

Per il personale filippino, il progetto terminerà tra alcuni mesi e dovranno lasciare la Svizzera. Non è ancora chiaro se altri seguiranno: l’ospedale non ha ancora deciso se proseguire con il progetto.

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