Salario minimo “a regime” in Ticino
Il parlamento cantonale approva definitivamente il progetto, innalzando l’importo minimo della paga oraria. L’80% della manodopera coinvolta nella misura di natura sociale risiede all’estero.
Dal prossimo 1° dicembre in Ticino, cantone in cui sono attivi quasi 80’000 frontaliere e frontalieri italiani (79’303 secondo le ultime rilevazioni), il salario minimo sarà fissato entro una fascia tra i 20 e i 20,50 franchi all’ora (rispettivamente, 21,46 e 22 euro).
Si conclude quindi il processo di implementazione della misura sociale, introdotta a tappe, a partire dal 2021, nel cantone sudalpino, uno dei cinque (su ventisei) che hanno adottato norme sulle paghe orarie minime legali.
L’entità del salario minimo varia da cantone a cantone. Il più alto è a Ginevra, con retribuzioni che partono da 24,32 franchi all’ora, seguito da Basilea Città (21,70 franchi, ad esclusione però di alcuni settori), Neuchâtel (21,09 franchi) e Giura. Chiude questa speciale classifica il Ticino, dove da dicembre vigerà una paga oraria minima tra 20 e 20,50 franchi.
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Il Parlamento ticinese ha infatti votato lunedì, quasi all’unanimità, il compromesso scaturito in estate dal Governo cantonale, che ha ritoccato in alto di 25 centesimi la prima versione del progetto. Nulla da fare invece per gli emendamenti avanzati dalla sinistra che pretendeva cifre più elevate per compensare in misura maggiore l’inflazione di questi anni.
Nove anni fa il referendum cantonale
Si conclude quindi una vicenda iniziata con il voto del 15 giugno 2015 quando il 54,7% delle elettrici e degli elettori ticinesi approvarono l’iniziativa popolare che proponeva di ancorare nella Costituzione cantonale il principio di “un salario minimo per assicurare un tenore di vita dignitoso a ogni persona”.
La sua attuazione è avvenuta sull’arco di quattro anni: entro la fine di dicembre del 2021 la paga minima era stata fissata tra 19 e 19,50 franchi all’ora, in una seconda fase (entro la fine del 2023) tra 19,50 e 20 e infine, entro il dicembre 2024, tra 20 e 20,50 franchi (secondo le ultime cifre aggiornate).
Effetti monitorati dall’IRE
Parallelamente è stato commissionato uno studioCollegamento esterno all’Istituto di ricerche economiche (IRE) dell’Università della Svizzera italiana (USI) per orientare l’azione di Governo e Parlamento. Dall’indagine è quindi emerso che il salario minimo non ha avuto un impatto negativo sull’economia cantonale e sul mercato del lavoro, come del resto hanno tenuto a sottolineare in aula le e gli esponenti socialisti, secondo i quali non si sono avverati gli “scenari catastrofici” paventati a suo tempo dalla destra.
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Sulla scorta dello studio e della ripresa dell’inflazione nel 2022, a seguito del conflitto in Ucraina, c’è stata quindi la quasi unanime adesione alla correzione di 25 centesimi delle precedenti soglie retributive da parte dell’esecutivo, su cui si era coagulato il consenso anche delle organizzazioni imprenditoriali e dei sindacati.
Il dibattito parlamentare
Il monitoraggio della situazione economica è destinato comunque a essere prorogato a medio e lungo periodo, ha evidenziato l’esponente del Governo Christian Vitta, dal momento che l’arco temporale dell’analisi dell’IRE (due anni) è troppo esiguo per trarre conclusioni definitive sull’impatto della misura.
A questo proposito, nel corso del dibattito parlamentare è stato evidenziato, in particolare dal gruppo UDC (destra), come si siano concretizzati i timori espressi alcuni anni fa dal partito più patriottico della Confederazione, dato che il provvedimento di natura sociale ha riguardato l’8% della manodopera, il 79% della quale sono frontalieri e frontaliere.
Da parte loro le e i granconsiglieri liberali (PLR) hanno caldeggiato approfondimenti sugli effetti del salario minimo anche sugli stipendi medi e più elevati, non contemplati nello studio dell’IRE, che si è concentrato solo su quelli bassi. La materia sarà quindi oggetto di ulteriori valutazioni.
Il salario minimo in Svizzera
Intanto però il panorama elvetico, su questa misura di politica sociale, resta frastagliato, anche perché, essendo uno Stato federale, ogni cantone, entro certi limiti, è libero di fare quello che vuole: cinque cantoni e diverse città (Zurigo, Lucerna e Winterthur) lo hanno introdotto, altri ci stanno pensando (Vaud) e altri ancora non prevedono norme analoghe.
A uniformare in tutta la Confederazione il quadro legislativo doveva provvedere l’iniziativa sottoposta al vaglio delle urne nel maggio 2014, che è stata però affossata dal 76,3% della popolazione elvetica (e in tutti i cantoni).
Il testo prevedeva uno stipendio minimo legale a livello nazionale di 22 franchi all’ora (23,50 euro), vale a dire una rimunerazione mensile di circa 4’000 franchi (4’290 euro) per un impiego a tempo pieno di 42 ore settimanali). Con il risultato che il Paese europeo con i salari più elevati non ha una retribuzione minima legale.
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Ci sono poi le contrattazioni collettive, in determinati rami economici, ma anch’esse non valgono sull’intero territorio: esistono, a dire il vero, proposte per rendere obbligatori in tutto il Paese i contratti collettivi di lavoro (CCLCollegamento esterno) ma si tratta eventualmente di un discorso per il futuro.
Dove invece non esistono contratti collettivi le autorità cantonali possono sempre emanare i contratti normali di lavoro (CNL) Collegamento esternoche fissano stipendi minimi vincolanti per un determinato ramo economico in presenza di ripetuti abusi salariali (ulteriori norme vigono per le lavoratrici e i lavoratori distaccatiCollegamento esterno).
CCL superiori alle norme cantonali?
A complicare ulteriormente il quadro ha contribuito la mozioneCollegamento esterno del centrista Erich Ettlin, passata nel 2022 in entrambe le Camere federali, che ha stabilito la prevalenza dei contratti collettivi di lavoro dichiarati obbligatori dal Governo federale sulle norme cantonali riguardanti il salario minimo (e altri aspetti del rapporto di lavoro quali la 13esima e le ferie).
In concreto questo significa che il datore di lavoro potrà versare l’importo calcolato in base al contratto collettivo di lavoro anche nell’ipotesi in cui questo sia inferiore a quello indicato nelle disposizioni sul salario minimo. A dire la verità la novità riguarda solo i cantoni di Ginevra e Neuchâtel dal momento che negli altri tre vige già questa regola.
A gennaio il Consiglio federale – che si oppone al progetto che reputa contrario a diversi principi fondamentali dell’ordinamento giuridico elvetico – ha avviato la procedura di consultazioneCollegamento esterno, al termine della quale sono emerse posizioni contrastanti nel Paese. Mentre la spinta a livello locale, in favore del salario minimo, sembra non incontrare ostacoli, come riporta la cronaca anche recente.
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