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Sfondato il tetto dei 400’000 frontalieri in Svizzera

La corsia per i frontalieri (inagibile) al calico doganale di Chiasso.
La maggior parte delle e dei frontalieri è come noto impiegata nel settore terziario. ©Keystone/Gaetan Bally

Alla fine del 2024, il numero di persone che ogni giorno attraversano il confine per lavorare in Svizzera è aumentato quasi del 3% rispetto a un anno prima. In controtendenza quelle in arrivo dall’Italia che, complice il nuovo accordo tra i due Paesi, sono ora in calo. 

Le lavoratrici e i lavoratori frontalieri attivi in Svizzera alla fine del 2024 sono aumentati del 2,9% rispetto al 2023. Il loro numero è infatti passato da circa 395’000 a 407’000 su base annua. Al termine del 2022 erano invece 380’000. I datiCollegamento esterno sono stati divulgati oggi dall’Ufficio federale di statistica (UST).  

Se si considerano invece gli ultimi cinque anni, il numero di persone con permesso G è passato da 339’000 nel 2019 ai 407’000 corrispondenti all’ultima rilevazione, un incremento del 20,1%. 

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Ticino in controtendenza 

Tornando al confronto annuale, il dato relativo al Canton Ticino è in controtendenza. Il numero dei pendolari dall’Italia è infatti sceso in dodici mesi dell’1,1% a 78’683. Alla fine del 2023 erano 79’578,6 e 78’517,8 alla fine del 2022.

Rispetto al terzo trimestre del 2024, alla fine di dicembre il totale dei titolari di un permesso G è salito dello 0,8% a livello nazionale, mentre è calato, sempre dello 0,8%, nel solo Ticino. 

Sul calo di pendolari in arrivo dall’Italia potrebbe aver inciso il nuovo accordo fiscale sui frontalieri stipulato tra Roma e Berna ed entrato in vigore nel luglio 2023.

Il servizio del Quotidiano della RSI del 18 febbraio 2025:

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L’intesa prevede infatti che la stipulazione di un nuovo contratto di lavoro in Svizzera implichi il pagamento delle imposte sia in Italia sia in Svizzera. Un fardello fiscale che rende meno redditizio per una persona residente in Italia recarsi quotidianamente in Svizzera per lavoro. 

>>> Per approfondire leggete il nostro dossier “Le conseguenze del nuovo accordo sui frontalieri”

Più della metà dalla Francia 

Di tutte le persone frontaliere che alla fine dell’anno scorso lavoravano in Svizzera, più della metà era domiciliata in Francia (58%, in aumento del 5,3%). Mentre dall’Italia e dalla Germania entravano rispettivamente il 22,4% (-1,6%) e il 16,3% (+1,6%) del totale di lavoratori e lavoratrici.  

La regione elvetica che ospita il maggior numero di dipendenti con permesso G è quella del Lemano ossia il territorio che raggruppa i cantoni Ginevra, Vaud e parte del Vallese, in cui lavorano 166’386 pendolari d’oltrefrontiera. Si tratta anche dell’area con l’incremento annuo più marcato (+6,1%). 

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Il Ticino, con i suoi 78’683, si piazza al secondo posto, davanti ai 76’653 alla Svizzera nordoccidentale (Argovia, Basilea Città e Basilea Campagna). Al quarto la regione dell’Espace Mittelland (Berna, Friburgo, Giura, Neuchâtel e Soletta) con 37’597 e quinta, con 32’358 tra lavoratori e lavoratrici, la Svizzera orientale (Appenzello Interno ed Esterno, Glarona, Grigioni, San Gallo, Sciaffusa e Turgovia). Quest’ultima è la sola in calo su base annua insieme al Ticino. 

Domina il terziario 

Proprio come negli anni precedenti, la maggior parte delle e dei frontalieri è come noto impiegata nel settore terziario. La percentuale di persone operanti in questo settore è addirittura aumentata stabilendosi a 284’000, ossia il 3,6% in più su base annua.  

Il settore secondario occupa circa 120’000 persone frontaliere (+1,4%), mentre sono solo 2’800 le e i dipendenti stranieri nel primario. Anche in quest’ultimo caso si rileva tuttavia un aumento su base annua che corrisponde al 4,8% in più. 

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