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Nutri-Score, l’etichetta nutrizionale francese che irrita gli italiani

Primissimo piano di etichetta di un prodotto alimentare, con un logo A-B-C-D-E di cui è evidenziata la B in colore verde chiaro
Sulla falsariga delle etichette che indicano l'efficienza energetica, le categorie del Nutri-Score sono abbinate a una scala di colori 'a semaforo'. Keystone / Patrick Pleul

Si fa strada, in Europa, un sistema di etichettatura degli alimenti chiamato Nutri-Score. Concepito da ricercatori francesi, è un simbolo collocato sul fronte della confezione ed esprime la qualità nutrizionale di un prodotto su una scala da A (equilibrato) a E (sbilanciato), gradi evidenziati da una colorazione 'a semaforo'. Una semplificazione pensata per aiutare i consumatori, che sembra piacere a chi fa la spesa. Un po' meno all'industria agro-alimentare, specie in Italia.

“Come tutte le etichette, il Nutri-Score è pensato per i prodotti elaborati dall’industria alimentare”, chiarisce Evelyne Battaglia-Richi, nutrizionista e presidente dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana ACSICollegamento esterno. “Non è per l’olio, né per frutta e verdura, ma piuttosto per una margarina, dei biscotti o dei bastoncini di pesce”, ovvero “alimenti difficili da valutare perché di composizione complessa da un punto di vista nutritivo”.

L’olio d’oliva -uno dei prodotti simbolo della levata di scudi in Italia, poiché per sua natura non può rientrare nelle categorie A e B benché sia universalmente riconosciuto come sano- “non dovrebbe portare questo tipo di etichetta, perché è un prodotto genuino, non ha nessuna aggiunta ed è inquadrato in modo chiaro nella piramide alimentareCollegamento esterno. Il label non porterebbe nessun chiarimento ulteriore al consumatore.”

In realtà, nei Paesi in cui è stato introdotto (su base volontaria), il Nutri-Score appare su diverse etichette di olio d’oliva. Il quale, di per sé, è classificato C. Ma al contempo figura tra gli ingredienti che consentono ai prodotti industriali di guadagnare punti e ottenere una migliore valutazione [cfr. riquadro].

Come funziona. Il punteggio Nutri-Score è stabilito in base alla presenza (misurata in 100 grammi di prodotto) di nutrienti o ingredienti considerati positivi per l’alimentazione, viceversa di elementi da limitare. Questi ultimi sono sale, grassi saturi, zuccheri e calorie. A far guadagnare punti sono invece fibre, proteine, frutta, verdura, leguminose, frutti a guscio e oli di colza, noci e oliva. La formula poggia su basi scientifiche. In Francia, è stato adottato da oltre 200 aziende (fonti: USAVCollegamento esterno, alim’agriCollegamento esterno)

Diverso è il discorso per il parmigiano e il prosciutto crudo, poiché vi è aggiunta di sale (in versioni meno pregiate, anche di additivi) “in quantità che devono essere dichiarate secondo la legge”, dunque è opportuna l’etichetta, conferma Battaglia.

… mele con mele

Tecnicamente, non ha senso recriminare che tali alimenti (in categoria D, arancione) siano classificati peggio ad esempio della Coca Zero (B, verde chiaro), poiché il Nutri-Score non è concepito come giudizio assoluto, bensì per consentire un rapido confronto tra alimenti simili. Un dolcetto “riceve un punteggio migliore se contiene tanta frutta, peggiore se ha tanto zucchero”, riassume la nutrizionista.

In altre parole, non ci si basa sul Nutri-Score per scegliere tra cioccolato e prosciutto: per questo c’è la piramide alimentare (quella svizzeraCollegamento esterno, anticipa Evelyn Battaglia, è in fase di rielaborazione per tenere conto delle ricerche più recenti). La nuova etichetta “aiuta il consumatore a orientarsi nell’ambito di un certo gruppo di alimenti”.

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Pane al pane

Ma, in definitiva, se un prodotto è classificato E (rosso) cosa vuol dire? “Significa che è un alimento che dal punto di vista delle sostanze nutritive che contiene è meno favorevole alla salute”, spiega l’esperta, “e di conseguenza bisogna consumarlo un po’ meno frequentemente e in quantità inferiori a un alimento che è a un livello verde, A o B”.

Strumento per calcolare il Nutri-ScoreCollegamento esterno [in inglese]
Q&A scientifiche e tecnicheCollegamento esterno [in inglese]

Il Nutri-Score è appoggiato dalle autorità di alcuni Paesi UE, che tuttavia non possono renderlo obbligatorio. Un’iniziativaCollegamento esterno per imporlo in tutta l’Unione ha raccolto appena 100’000 firme sul milione necessario.

A chi lo accusa di voler mettere all’indice i prodotti italiani, l’ideatore del Nutri-Score Serge Hercberg (Università Parigi 13) rispondeCollegamento esterno: “la dieta mediterranea non è mangiare tutti i giorni prosciutto e gorgonzola”. La salumeria -di ogni provenienza- è D o E perché va consumata con moderazione.

Ma con gli italiani non attacca: “non ci piacciono i semafori rossi”. Lo scrive l’ex ministro Matteo Salvini, secondo cuiCollegamento esterno il Nutri-Score è un complotto europeo per danneggiare i prodotti italiani, lo ribadisce l’industria, che promuoveCollegamento esterno un sistema alternativo detto ‘a batteria’. “Dobbiamo aiutare a capire cosa si sta assimilando con un certo tipo di cibo”, spiega il vicepresidente di Federalimentare Paolo Mascarino alla trasmissione Patti ChiariCollegamento esterno, “e non dire ‘buono/non buono'”.

Uno schema con le scritte Calorie-Grassi-Grassi saturi-Zuccheri-Sale con quantità in grammi e delle percentuali
www.etichettabatteria.it

La ‘batteria’ esprime una percentuale su un fabbisogno giornaliero indicativoCollegamento esterno. Questo sistema, oltre ad essere privo di colori-semaforo, non si basa sui 100 grammi di prodotto bensì su una porzione, che tuttavia non è calcolata in base alle abitudini dei consumatori, ma è essa stessa una raccomandazione. Se nel caso di uno yogurt coincide con il peso del vasetto, con altri prodotti, come i cereali per la prima colazione, ognuno di noi dovrebbe pesare almeno una volta quanto consuma e fare la proporzione con i 30 grammi indicati.

Scelta l’immediatezza

In Svizzera, il Nutri-Score è sostenutoCollegamento esterno attivamente dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria USAV, dopo una lunga campagna da parte dell’Alleanza delle associazioni dei consumatori, che aveva persuaso anche alcuni produttori e distributori (Danone, Nestlé, Lidl) a introdurlo di propria iniziativa.

A operare la scelta finale sono stati i consumatori stessi. “Abbiamo fatto un’indagine e chiesto a soci e non soci quale preferissero tra il Nutri-Score, il Traffic light britannico e un ‘semaforo’ dell’industria che utilizzava un altro tipo di valutazione”, spiega la presidente ACSI. Nutri-Score è risultato il meglio compreso e percepito “perché è il più immediato”.

Fronte e retreo di una tessera; titolo
In attesa dell’introduzione di sistema condiviso, l’ACSI ha distribuito un suo, meno eleborato, ‘semaforo’ degli alimenti. ACSI

Qual è, invece, il suo punto debole? “Mancano diversi elementi, come gli additivi, ma anche le sostanze naturali che possono contenere gli alimenti”, osserva la nutrizionista, e manca il grado di elaborazione. “Questo è uno dei punti critici. Qualcuno dice che in futuro si potrà arrivare anche a fare un indice per questo”.

Ci si chiede anche se non si rischi, col Nutri-Score, di diseducare i consumatori a leggere le etichette. “La decisione d’acquisto avviene in due secondi, e se uno ha uno score di questo tipo riesce in modo immediato a capire da quale parte sta. Il Nutri-Score fornisce al consumatore una prima indicazione, ma non sostituisce la capacità di valutare” cosa è buono per ognuno. “Nessuna etichetta può farlo”. Chi ha bisogno di informazioni ulteriori, ad esempio perché è diabetico, continuerà a trovarle sul retro della confezione.

A proposito: dettaglio non irrilevante, il Nutri-Score è stampato sull’etichetta anteriore. “Anche su questo abbiamo insistito tanto”, rievoca Battaglia-Richi. “Ci sono diversi studi a livello europeo e mondiale che dicono che con il ‘front of pack labelling’ [FOPL, sostenutoCollegamento esterno anche dall’OMS, ndr] il consumatore compra dei prodotti più salutari”. Altra caratteristica: non ha bisogno di traduzione.

Immagine di uno smartphone che illustra proprietà nutritive di biscotti; dei quali si vede una confezione in sottofondo
Esistono già app, come Open Food Facts, per consultare rapidamente il punteggio Nutri-Score anche di alimenti che non lo riportano. openfoodfacts.org

La corsa al verde

I fautori osservano come l’etichetta semplificata spinga le industrie a migliorare le loro ricette. Ma non c’è il rischio che, per ottenere A o B, le modifichino in modo inopportuno (anche solo aggiungendo acqua)?

“Ho partecipato a un gruppo di lavoro dove si analizzavano queste modifiche fatte per ottenere un Nutri-Score migliore e direi di no”, risponde Evelyn Battaglia. “In Svizzera, il controllo delle autorità è organizzato a livello cantonale ed è molto capillare: se viene fatta una sostituzione non adeguata lo si scopre facilmente”. Mentre se il prodotto perde di gusto “il consumatore non lo comprerà una seconda volta, quindi è il mercato stesso che aiuta a regolarsi”.

In Svizzera, la nuova etichettatura ha una diffusione per ora limitata. Spicca la mancata adozione da parte di Migros e Coop, i due leader del commercio al dettaglio con grandi assortimenti di marche proprie. Entrambe, ritengono che il Nutri-Score divida gli alimenti in “buoni” e “cattivi” e sia poco appropriato, poiché l’equilibrio di una dieta non si valuta sui singoli alimenti ma sulla varietà e le giuste quantità.

Da noi contattato, il portavoce di Coop sottolinea che l’azienda condivide l’obiettivo di promuovere un’alimentazione sana e bilanciata e lo persegue offrendo informazioni nutrizionali aggiuntive (anche sulla parte anteriore delle confezioni) e un sito webCollegamento esterno dedicato all’alimentazione. Inoltre, collabora costantemente con gruppi di interesse e centri di competenza.

Migros, in una presa di posizioneCollegamento esterno inviata nel 2019 a Patti Chiari, sottolineava di aver anticipato di molti anni gli obblighi di legge in materia di indicazioni nutrizionali sulle etichette e di averle ampliate con simboli grafici e riferimenti al fabbisogno giornaliero. Le etichette a semaforo, secondo l’azienda, non stimolano i consumatori ad alimentarsi consciamente in modo equilibrato.

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