Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
esattamente un anno fa veniva decretata in Svizzera la situazione straordinaria. Nel tentativo di contenere la pandemia, furono chiusi esercizi pubblici, strutture culturali e ricreative, scuole.
Il mio pensiero di oggi va proprio a scolare e scolari -con l'augurio che presto suoni la campanella di una vera ricreazione, senza pensieri né misure di protezione- nonché a studentesse e studenti che negli ultimi mesi hanno dovuto costruire il loro futuro perlopiù attraverso uno schermo. Che dal prossimo autunno possano vivere appieno gli anni delle superiori e dell'università, in Svizzera o all'estero. Magari come nostri futuri lettori!
Buona lettura dell'attualità e a domani,
Il 16 marzo del 2020 il Consiglio federale convocava una conferenza stampa senza precedenti. Iniziava con essa il primo lockdown nazionale.
Quel lunedì, i contagi da coronavirus erano poco meno di 3’800 in Svizzera. Ma tre giorni prima l’allora presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga aveva riferito segnali di un rapido peggioramento. In effetti, contagi e morti sarebbero raddoppiati nel giro di un week-end.
Per fronteggiare la più grave crisi per la Svizzera dalla Seconda guerra mondiale, il governo passò dalla situazione particolare a straordinaria e decretò così, senza dover passare dal Parlamento, il primo semi-confinamento.
Quelle conferenze stampa, fino ad allora seguite da qualche decina di giornalisti, diventarono un evento mediatico che avrebbe scandito la vita degli svizzeri nei mesi a venire. Obbligando l’esecutivo a comunicare di più e adattare il modo di esprimersi. Oltre, naturalmente, a fare del proprio meglio per proteggere la salute dei cittadini sostenendo al contempo l’economia.
- Un anno di Covid in Svizzera: retrospettiva di SWI swissinfo.ch
- Come il coronavirus ha cambiato la comunicazione del Consiglio federale, le riflessioni del portavoce André Simonazzi da Keystone-ATS-SWI
- “Difficile dire se stiamo già assistendo a una terza ondata”: l’ultimo intervento degli esperti della Confederazione nel resocontoCollegamento esterno del Corriere del Ticino
Il Consiglio degli Stati ha accolto lunedì la riforma AVS 21, che prevede in particolare l’aumento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni.
Per garantire almeno fino al 2030 il finanziamento del primo pilastro della previdenza in Svizzera, messo a dura prova dall’invecchiamento della popolazione e il calo della natalità, sono inoltre stati approvati un aumento di 0,3 punti percentuali dell’IVA e una flessibilizzazione dell’età pensionabile.
Ma cosa accade altrove? La maggior parte dei Paesi industrializzati -scrive la mia collega data-journalist Pauline Turuban- ha introdotto riforme simili. I neo-pensionati e le neo-pensionate più anziani/e sono norvegesi e islandesi (67 anni) e la media dei Paesi OCSE è di 63,5 anni per le donne e poco più di 64 per gli uomini.
Gli stessi problemi demografici della Svizzera spingono molti governi a cercare di ritardare l’uscita dal mercato del lavoro ed eliminare lo scarto tra i generi (ancora presente in una ventina di Paesi OCSE). Sollevando anche molte contestazioni.
- Difficoltà / punti forti del sistema elvetico, panoramica internazionale e ragioni / origini dell’età pensionabile differenziata nell’approfondimento di SWI Swissinfo
- I punti principali della riforma AVS 21 e alcuni passaggi del dibattito agli Stati nel resoconto di tvsvizzera.it
- “Risparmiare resta indispensabile”: le riflessioniCollegamento esterno di un’analista dal settimanale Azione
Senza misure di protezione del clima e provvedimenti mirati, la Svizzera accuserà scarsità di acqua a livello regionale.
È quanto riferisce uno studio pubblicato martedì dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). Il documento rende conto di un ampio progetto di ricerca chiamato Hydro-CH2018 e svolto da specialisti di servizi federali e istituti terzi.
Per i ricercatori, le ripercussioni dei mutamenti climatici sono “ben più ampie di quanto ipotizzato finora”. Le acque superficiali si riscalderanno molto (+5,5°C in estate per fiumi e ruscelli), con effetti sulla biodiversità. Si verificheranno, solo in apparenza paradossalmente, più inondazioni. Si imporrà una gestione diversa delle acque, ad esempio nella produzione di corrente e nell’agricoltura.
Se non si reagisce adeguatamente, verso la fine del secolo le portate dei fiumi scenderanno in media del 40% in estate ma aumenteranno del 30% in inverno rispetto a quelle odierne.
- Perché accade tutto questo? Con quali altre conseguenze? Un sunto dello studio da SWI swissinfo.ch
- Hydro-CH2018: la pagina webCollegamento esterno dell’UFAM con un video esplicativo e molte possibilità di approfondire il tema
La pandemia di coronavirus ha fatto calare sia gli infortuni professionali che quelli nel tempo libero nel 2020.
Nella costante ricerca dei risvolti positivi della pandemia -nella scorsa primavera si parlò di aria più pulita, città meno rumorose, fauna selvatica che si riappropria di spazi- troviamo oggi le statistiche dell’Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (Suva).
Nel 2020, i casi di infortunio o malattia professionale sono stati 430’286, ovvero il 10% in meno rispetto al 2019. La spiegazione è semplice: a causa del Covid si è lavorato di meno e si è ristretto il ventaglio di attività praticabili, il che ha ridotto di molto le possibilità di ferirsi.
Non si notano differenze tra lavoro e tempo libero. Si registra invece un incremento di ferimenti tra i disoccupati (4,9%), poiché sono di più le persone che hanno perso il proprio impiego, e gli infortuni in bicicletta (+21%), mezzo di trasporto e di svago che ha avuto un vero e proprio boom.
- Maggiori dettagli nella notiziaCollegamento esterno così come riportata da La Regione Ticino
- Il coronavirus mette le ali alla bici, notò già durante il primo lockdown il mio collega Peter Siegenthaler
- Cadere per professione: dietro le quinteCollegamento esterno di un corso per cascatori (stuntman) con il settimanale Cooperazione
Potete ricevere questo bollettino quotidiano per posta elettronica abbonandovi alla newsletter ‘Oggi in Svizzera’.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative