Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
il gelido vento che sta spazzando il paese, ultimo colpo di coda di un indomito inverno, ci rammenta che bisogna pazientare ancora un po', in attesa di tempi migliori, non solo dal profilo meteorologico.
Ma in definitiva l'estate, vista da un'altra prospettiva, è dietro l'angolo. E voi potrete accompagnarci in questo cammino, se vorrete continuare a informarvi sull'attualità della nostra Confederazione.
Buona lettura!
Nonostante la pandemia aumenta la popolazione svizzera ma cala la speranza di vita, secondo i dati provvisori dell’Ufficio federale di statistica riferiti allo scorso anno.
Alla fine del 2020 si contavano 8’667’100 abitanti nella Confederazione, cifra che si traduce in un incremento su base annua dello 0,7%, uno dei più contenuti dello scorso decennio (ma in linea con i valori del 2018 e del 2019). Se l’emergenza sanitaria non sembra per il momento aver avuto un impatto significativo sul numero assoluto dei residenti, lo stesso non può dirsi riguardo alla speranza di vita che, dopo anni in cui è costantemente aumentata, nel 2020 ha segnato il passo: è infatti regredita da 81,9 a 81,1 anni per gli uomini e da 85,6 a 85,2 per le donne.
Da notare anche che il saldo migratorio, indica sempre l’istituto federale di Neuchâtel, è stato ancora una volta positivo (+56’500), ma il numero di immigrazioni e di emigrazioni è diminuito rispettivamente del 3,9% e del 15,6% rispetto all’anno precedente.
- La speranza di vita scende come non mai in oltre mezzo secolo. Lo mette in risalto tvsvizzera.it.
- L’articolo del sito di informazione ticinese tio.chCollegamento esterno riferisce i dati diffusi dall’UST.
- Il comunicatoCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica (UST).
Gli scandali delle scorse settimane si sono riflettuti sui conti di Credit Suisse: il primo trimestre del 2021 si è chiuso con una perdita di 900 milioni di franchi.
Oltre al caso Greensill, che ha coinvolto la società finanziaria britannica, è soprattutto il crollo del fondo speculativo statunitense Archegos a pesare sulle casse della seconda banca svizzera con un onere stimato di 4,4 miliardi di franchi.
In proposito, il Credit Suisse ha annunciato la rimozione di due manager: il capo dell’investment banking Brian Chin e la responsabile della gestione dei rischi Lara Warner.
Ma le conseguenze del terremoto finanziario si estendono anche sugli altri dirigenti, che si vedranno tagliare i loro bonus per un totale di 41 milioni di franchi, e sugli azionisti che percepiranno un dividendo di 10 centesimi invece dei 29,17 precedentemente previsti.
- Gli ultimi sviluppi della vicenda con i servizi radio e tivù della Radiotelevisione svizzera RSICollegamento esterno.
- La notizia della perdita finanziaria di Credit Suisse con il contributo del TG su tvsvizzera.it.
- Su letemps.chCollegamento esterno (in francese) una cronaca sul particolare momento attraversato dalla seconda banca svizzera.
I responsabili delle case di cura svizzere si lamentano con le autorità: “Ci avete lasciati soli” contro la pandemia.
Il 42% dei direttori di istituti per anziani sostiene di non aver ricevuto sostegni (o di averne avuti in misura inadeguata) da parte dei cantoni e della Confederazione in quest’anno di emergenza sanitaria.
Gli operatori delle case di cura, secondo quanto emerge dal sondaggio promosso dal gruppo editoriale Tamedia, sono critici riguardo alla carenza, soprattutto nelle fasi iniziali, di materiale di protezione (disinfettanti, mascherine) e di test che nonostante siano stati imposti dall’alto, non venivano finanziati (almeno fino allo scorso dicembre).
In merito alla strategia di Berna c’è anche chi sottolinea il fatto che si sarebbero potuti evitare numerosi decessi se tutti i residenti delle strutture sanitarie per la terza età fossero stati sottoposti a tampone per individuare gli asintomatici.
- Le critiche dei direttori delle case di cura su swissinfo.ch.
- La notizia del sondaggio Tamedia sul media ticinese cdt.chCollegamento esterno.
- Le case di cura si sono sentite abbandonate, riporta rsi.chCollegamento esterno.
Parigi è favorevole a un’intesa sull’Accordo quadro tra Svizzera e Unione Europea. Lo sostiene sulla Neue Zuercher Zeitung il ministro francese Bruno Le Maire.
Una timida schiarita negli intricati rapporti tra Berna e Bruxelles giunge dall’intervista rilasciata dal responsabile francese dell’economia e delle finanze secondo il quale è a portata di mano un compromesso sul controverso Accordo istituzionale quadro.
In particolare, in merito alla contestata direttiva europea sulla cittadinanza (e agli aiuti sociali ai cittadini UE), Bruno Le Maire sottolinea che in tempi di crisi aumentano le preoccupazioni della popolazione, ma spetta ai politici dissipare i timori e trovare soluzioni adeguate. Svizzera e UE, ha aggiunto, hanno interessi condivisi importanti che andrebbero salvaguardati.
L’Accordo Istituzionale, negoziato nel 2018 ma non ratificato ancora da Berna, ha lo scopo di rendere dinamico il recepimento delle norme europee riguardanti l’accesso al mercato unico nell’ordinamento svizzero. A dividere le due parti restano però la tutela dei salari, gli aiuti di Stato e le regole sulla cittadinanza.
- Sulla visita del ministro francese Bruno Le Maire a Berna i contributi di swissinfo.ch e tvsvizzera.it.
- Sull’Accordo istituzionaleCollegamento esterno le spiegazioni del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae).
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