Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
Che anche oggi i rossocrociati facciano un miracolo battendo la Spagna? Vi lascio guardare e poi io mi informerò domani sul risultato visto che è ormai nota la mia inesistente passione per il calcio.
Partita che preoccupa non solo i tifosi per il risultato, ma anche le autorità sanitarie: a San Pietroburgo, dove si gioca, stanno aumentando i contagi a causa della variante Delta del coronavirus, tanto che il ministro della salute Alain Berset ha invitato i tifosi alla prudenza: “Andate in Russia solo se siete vaccinati e testatevi a ogni minimo sintomo”.
Tra chi andrà ad assistere al match dal vivo ci sarà anche Luca Loutenbach, il tifoso elvetico le cui foto hanno fatto il giro del web dopo la partita contro la Francia: il “man of the match” si è infatti visto offrire da Swiss un biglietto di andata e ritorno per San Pietroburgo. E se fosse lui il portafortuna della Nati?
Noi per ora invece dedichiamoci alle notizie della giornata. Buona lettura!
I fornitori di elettricità svizzeri non sono abbastanza protetti contro i cyberattacchi: è quanto emerge da un sondaggio della Confederazione – primo nel suo genere – compiuto presso 113 società di rete, 79 gestori di punti di misurazioni e 54 produttori di elettricità.
Secondo un rapporto pubblicato a fine giugno dall’Ufficio federale dell’energia (UFE), la sicurezza informatica dell’approvvigionamento elettrico è molto migliore nei Paesi circostanti e in Europa in generale, dove molte delle misure attualmente in discussione per la Svizzera sono già state attuate.
Le aziende sono particolarmente mal equipaggiate quando si tratta di rilevare gli attacchi e di reagire per ristabilire la normalità dopo un incidente. Un po’ meglio la situazione sul fronte delle prevenzioni. Secondo l’UFE, questi risultati devono far riflettere e mostrano la necessità di un rapido intervento.
Il rapporto governativo chiede quindi un quadro legale e uniforme per la sicurezza informatica nel settore dell’elettricità, ma anche l’implementazione di un’autorità di controllo e un sistema di segnalazione degli incidenti.
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Nove studi medici su dieci in Svizzera hanno risentito della pandemia nel 2020: è quanto rivela uno studio condotto dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UST) che si è basato sui dati strutturali degli studi medici e dei centri ambulatoriali.
Tenendo anche in conto il fatto che tra metà marzo e fine aprile 2020 gli studi medici hanno avuto il divieto di realizzare interventi e trattamenti non urgenti, uno su tre ha dovuto ricorrere al lavoro parziale e uno su cinque ha chiesto aiuti finanziari.
Durante questo periodo il 9% ha chiuso i battenti, per poi riaprirli dopo il via libera del Governo. Ad essere più toccati sono stati quelli specializzati in chirurgia (il 94% ha ridotto o interrotto le proprie attività), mentre i meno colpiti sono stati gli studi di psichiatria (66%).
Quando sono state levate le restrizioni, tutte queste strutture hanno potuto riprendere l’attività, ma non sono riuscite a ritrovare l’affluenza registrata nello stesso periodo dell’anno precedente.
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La preoccupazione più grande dei giovani svizzeri sono le questioni ambientali. Un problema che li assilla molto di più rispetto ai loro coetanei che vivono in altri Paesi.
All’interno della fascia d’età 27-38 anni, il 40% ritiene il cambiamento climatico l’inquietudine numero uno, mentre nella fascia 18-26 la percentuale sale al 50%. Cifre, queste, emerse da un’inchiesta condotta dalla società di consulenza Deloitte.
A livello internazionale le cose cambiano: per i 27-38enni il riscaldamento del pianeta è la terza preoccupazione, dietro a salute e prevenzione delle malattie, mentre resta la numero uno per i 18-26enni.
I giovani elvetici hanno inoltre meno fiducia nell’economia rispetto ad altre nazioni: sono infatti più critici nei confronti delle attività delle aziende in relazione a società e ambiente. Molto di più di quanto lo erano un anno fa.
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È grazie alla Svizzera se la tecnologia applicata in campo medico sta facendo passi da gigante: alcune delle innovazioni più promettenti provengono proprio dalla “Silicon Valley della robotica”, la Confederazione.
È qui infatti che si realizzano tecnologie uniche: “La Svizzera è leader nel campo della robotica medica ed è in grado di realizzare tecnologie uniche”, ha dichiarato il professor Georg Rauter, professore di ingegneria biomedica all’Università di Basilea intervistato dalla mia collega Sara Ibrahim.
Attualmente molte operazioni vengono svolte con l’aiuto di robot, che permettono un’invasività minima e una precisione impossibile per l’occhio umano. Il prossimo passo è quello di creare robot chirurgici autonomi. Per fare ciò si studia l’uso in campo medico di tecnologie utilizzate per le automobili e i droni autonomi.
Un problema che questo tipo di tecnologie presentano è la sicurezza dei dati: “Con l’internet delle cose, gli attacchi degli hacker possono essere particolarmente pericolosi. A differenza di altri dispositivi, l’attacco informatico a un robot può avere conseguenze molto serie sul mondo reale”, aggiunge il professor Rauter.
- L’articolo della mia collega Sara Ibrahim
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