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Pale eoliche vicine a St. Imier nel canton Berna

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

oggi sono ufficialmente iniziati i XXIV Giochi olimpici invernali di Pechino. A contendersi le medaglie tra piste e arene saranno 2'681 atlete e atleti provenienti da 91 nazioni.

La spettacolare cerimonia di inaugurazione è stata ideata dal regista cinematografico Zhang Yimou, che ha diretto tra l'altro, nell'ormai lontano 1991, il capolavoro 'Lanterne Rosse'.

Godiamoci per due settimane le gesta sportive e speriamo in una tregua olimpica, come capitava nell’antica Grecia.

Panetti di burro.
Georgios Kefalas

Carenza di burro locale in vista. La Confederazione ha così approvato ulteriori importazioni.

In Svizzera si consuma ancora tanto, tantissimo burro. Sebbene la cucina mediterranea abbia preso piede anche a nord delle Alpi, il burro resta un prodotto che piace molto agli svizzeri. Prova ne sia che annualmente ne consumano oltre 40’000 tonnellate, ovvero circa 5 chili a testa, neonati compresi…

Allo scopo di soddisfare la forte domanda interna, l’organizzazione di categoria ‘Interprofessione Latte’ ha chiesto alla Confederazione, e ottenuto, di aumentare di mille tonnellate il contingente doganale per l’importazione di burro, ovvero il fabbisogno di circa una settimana.

Nonostante le mucche non manchino in Svizzera, la maggior parte del latte viene trasformato in formaggio. Così, Interprofessione Latte prevede che il burro elvetico inizierà a scarseggiare verso la fine dell’estate. La liberazione delle importazioni averà immediatamente affinché gli operatori del settore inizino a smerciare progressivamente il burro importato.

Una targhetta di un istituto del Politecnico di Zurigo
© Keystone / Georgios Kefalas

Abbandonare i negoziati con l’Ue è “un esperimento pericoloso e inutile” per il mondo svizzero della scienza.

Sono le parole del presidente del Politecnico federale di Zurigo, Joël Mesot rilasciate in un’intervista al quotidiano liberale zurighese Nzz. Il suo non è che uno dei tanti appelli che arrivano dal mondo della scienza a favore di una rapida reintegrazione della Svizzera nel programma europeo Horizon. Un programma che promuove la ricerca e l’innovazione con quasi 100 miliardi di franchi (2021-2027).

Dall’interruzione dei negoziati per un accordo istituzionale con l’Ue nel maggio 2021, la Svizzera non è più un membro a pieno titolo, bensì solo un paese terzo associato al programma. Una situazione pericolosa. Come sottolinea il presidente del Politecnico, le menti più brillanti non vengono solo per i salari alti elvetici. Vengono per la reputazione scientifica della ricerca in Svizzera e per l’accesso ai fondi e alle reti di ricerca europee.

Attualmente, conferma Mesot, il Politecnico di Zurigo come gli altri atenei elvetici sono ancora in grado di attrarre gli scienziati più preparati. Ma è cruciale per i migliori ricercatori poter partecipare ai grandi programmi di collaborazione di Horizon Europe. Mesot critica anche l’Ue: prendere la scienza in ostaggio non è una buona idea. Alla fine, non ne patisce solo la Svizzera, ma anche l’Ue.

franchi svizzeri in monete e euro su due piatti di una bilancia.
Martin Ruetschi

Il franco svizzero perde nei confronti dell’euro. A pesare le dichiarazioni della presidente della Bce Lagarde che teme l’inflazione.

A causa delle preoccupazioni di Christine Lagarde, la moneta europea è stata scambiata questa mattina a metà strada tra 1.05 e 1.06 franchi. Ciò significa un centesimo e mezzo in più di giovedì mattina. Seppur lo scarto sia minimo, si tratta comunque del massimo raggiunto dall’euro dal novembre 2021.

Secondo gli analisti vi sarebbero chiari segnali di una prossima stretta monetaria da parte della Banca centrale europea: nell’Eurozona in gennaio l’inflazione si è attestata al 5,1% secondo una prima stima (mentre nella Confederazione in dicembre era all’1,5%). Da qui la necessità di toccare verso l’alto i tassi di interesse.

Storicamente il corso dell’euro ha toccato a inizio gennaio 2022 un minimo a 1,03, valori che non si registravano dal 2015. L’euro ha toccato il suo massimo nel 2007 a 1,68 franchi. Il minimo (0,9652) risale al 15 gennaio 2015, quando la Banca nazionale svizzera abolì la soglia minima fissata in precedenza unilateralmente.

Pale eoliche vicine a St. Imier nel canton Berna
© Keystone/ Valentin Flauraud

Le autorizzazioni per installazioni eoliche devono restare in mano ai comuni. Altrimenti sarebbe un attentato alla democrazia.

In Svizzera fa fatica ad imporsi l’eolico a causa della difficoltà di trovare i siti giusti per la costruzione delle pale eoliche e l’opposizione di popolazione e associazioni varie. Per questo motivo a metà gennaio la consigliera federale Simonetta Sommarga aveva dichiarato che per le installazioni eoliche importanti, deve esserci una sola procedura d’autorizzazione semplificata.

Questa volontà del governo di snellire le procedure sarebbe anti-democratica, perché “mira ad aggirare l’opposizione della popolazione”. Lo sostiene Michel Fior, segretario generale della federazione ‘Paesaggio Libero Svizzera’. Attualmente nella gran parte dei cantoni sono i comuni ad essere competenti per decidere sulle infrastrutture, entità che sottopongono il tema al voto dei loro abitanti. Il governo, sostiene Fior, vorrebbe eliminare proprio questa fase democratica.

A suo avviso, inoltre, la Svizzera non è un Paese adatto all’energia eolica. I venti sono estremamente deboli: “innalzare pale eoliche è come costruire delle dighe nel Sahara“, chiosa Fior che aggiunge che ci sono ben altre fonti energetiche più promettenti come ad esempio il fotovoltaico.

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