Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Questa notte è stata un po' agitata per molte persone che vivono a nord delle Alpi. La tempesta Roxana, che ha attraversato l'Altipiano tra domenica e lunedì, ha infatti disturbato un po' il sonno.
Folate fino a 120 km/h sono state registrate a Zurigo e Lucerna, mentre in montagna, sulla vetta del Titlis (Lucerna), il vento ha raggiunto i 165 km/h.
Fortunatamente, però, la tempesta ha causato solo lievi danni. Qualche caduta d'alberi e alcune interruzioni di corrente e nulla più.
L'aspetto positivo è che la perturbazione ha portato con sé una ventina di centimetri di neve nelle Alpi e che il sole, nel frattempo, è tornato a splendere. Per tutti quei ragazzi e quelle ragazze che oggi partivano per il campo di sci organizzato dalla loro scuola, la settimana bianca non poteva iniziare meglio. Insomma, tutto è bene quel che finisce bene.
Giornata da incorniciare per lo sci alpino svizzero. Ai Giochi olimpici di Pechino, Beat Feuz ha conquistato l’oro in quella che è considerata la disciplina regina, mentre Lara Gut-Behrami ha colto un bronzo inaspettato in gigante.
Beat Feuz ha già vinto praticamente tutto nella sua carriera. Gli mancava però il trofeo più ambito. Lunedì sulle nevi di Xiaohaituo, il comprensorio sciistico creato un centinaio di chilometri a nord di Pechino per ospitare le prove di sci alpino, ha completato la sua bacheca con l’oro in discesa.
Lo sciatore bernese, bronzo quattro anni fa a Pyeongchang, in Corea del Sud, ha lasciato alle sue spalle il francese Johan Clarey (41 anni!) e l’austriaco Matthias Meyer. Feuz raggiunge così altre tre leggende dello sci rossocrociato: Bernhard Russi, trionfatore a Sapporo nel 1972 (e che ha progettato la pista di discesa dei Giochi di Pechino), Pirmin Zurbriggen, oro a Calgary nel 1988, e Didier Défago, vincitore a Vancouver nel 2010.
La giornata non poteva poi proseguire meglio per lo sci svizzero. Solo ottava dopo la prima prova a oltre un secondo dalle prime tre, la ticinese Lara Gut-Behrami è riuscita malgrado un grosso errore iniziale a compiere un piccolo miracolo, risalendo fino alla terza posizione nella seconda manche e a conquistare così il bronzo. Gioisce anche l’Italia, con l’argento di Federica Brignone, mentre l’oro è andato alla regina incontrastata della disciplina durante questa stagione, ovvero la svedese Sara Hector.
- Il servizio di RSI News sulla vittoria di Beat FeuzCollegamento esterno e sul bronzo di Lara Gut-BehramiCollegamento esterno.
- Il dossierCollegamento esterno della Radiotelevisione Svizzera sui Giochi olimpici di Pechino.
Credit Suisse sul banco degli imputati per una vicenda legata a un importante traffico di cocaina e riciclaggio di denaro.
Si è aperto lunedì davanti al Tribunale penale federale di Bellinzona il processo nei confronti di due cittadini bulgari e due banchieri svizzeri, accusati di riciclaggio di denaro e appartenenza a un’organizzazione criminale. Credit Suisse – che respinge tutte le accuse – è da parte sua imputata per non avere preso le precauzioni necessarie.
La vicenda si inserisce nel quadro di un’inchiesta iniziata 15 anni fa con ramificazioni in Bulgaria, Italia, Romania, Spagna e Portogallo e che ha per protagonista l’organizzazione criminale facente capo al boss bulgaro Evelin Banev, condannato in diversi Paesi europei e arrestato l’autunno scorso in Ucraina.
Secondo l’atto d’accusa del Ministero pubblico della Confederazione, i quattro imputati avrebbero riciclato, con la complicità della banca, oltre 70 milioni di franchi fra il 2004 e il 2007. Il processo dovrebbe durare circa un mese. Evelin Banev, che non è sul banco degli imputati in Svizzera, è chiamato a deporre nel corso della terza settimana.
- L’articolo su tvsvizzera.it.
- Il servizioCollegamento esterno sulla vicenda di RSI News.
- L’approfondimento sul caso del giornalista d’inchiesta Federico Franchini.
Dal 1949 una splendida villa nel cuore di Roma si occupa di far conoscere la cultura e la scienza svizzera in Italia, così come di favorire gli scambi culturali tra i due Paesi.
Fondato subito dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, l’Istituto svizzero di Roma ha la sua sede dal 1949 nella Villa Maraini, a due passi da Via Vittorio Venero. Costruito tra il 1903 e il 1905 su incarico dell’industriale ticinese Emilio Maraini, vero e proprio re dello zucchero, l’edificio è stato donato nel 1946 alla Confederazione dalla vedova, la contessa Carolina Maraini-Sommaruga.
In un primo tempo, l’Istituto svizzero e la sua villa sono diventati soprattutto un luogo in cui giovani artisti e universitari provenienti dalla Confederazione potevano fare un soggiorno di studi prolungato nella capitale italiana.
Col passare degli anni, e in particolare con l’inizio del nuovo millennio, Villa Maraini e l’Istituto svizzero di Roma sono diventati il fulcro delle proposte culturali della Confederazione in Italia, un ruolo che fino ad allora era stato ricoperto dal Centro culturale svizzero di Milano. Oggi l’Istituto svizzero di Roma, diretto da Joëlle Comé, offre un ricco programma di esposizioni, conferenze, concerti, incontri, congressi e presentazioni di libri.
- Il servizioCollegamento esterno su Villa Maraini e l’Istituto svizzero di Roma su RSI News.
- La storia di Emilio Maraini e della sua villa nell’approfondimento di swissinfo.ch di Armando Mombelli.
- Il sitoCollegamento esterno dell’Istituto svizzero di Roma.
Il tragitto in autostop con protagonista la ministra svizzera dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni Simonetta Sommaruga fa il giro del mondo.
Che i membri del Consiglio federale non siano rinchiusi nella loro torre d’avorio, protetti da decine di guardie del corpo e inaccessibili ai comuni mortali è un fatto risaputo in Svizzera. Che uno di essi dia anche passaggi in autostop è invece forse un po’ più singolare.
È accaduto qualche giorno fa a due donne, una delle quali di quasi 90 anni, che avevano alzato il pollice in una località un po’ discosta tra Berna e Thun. A un certo punto si è fermata una Mini, al cui volante c’era appunto Simonetta Sommaruga (sopra con la giacca rossa in un’immagine d’archivio). Per ringraziarla, le due donne le hanno fatto pervenire una lettera in cui esprimono tutta la loro gratitudine di “vivere in un Paese così pacifico, in cui una consigliera federale si ferma per prendere delle autostoppiste”. I servizi di comunicazione della ministra non si sono naturalmente fatti pregare per diffondere la lettera.
Dopo essere stata ripresa dall’agenzia stampa Associated Press, in queste ore la notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo, finendo addirittura su uno dei siti web di notizie più popolari della Nuova Zelanda.
- La notiziaCollegamento esterno data dai nostri colleghi della Radiotélévision de la Suisse Romande RTS.
- L’articoloCollegamento esterno del sito neozelandese Stuff.
- Come cambia la vita quando si diventa consigliera federale? L’articolo d’archivio su swissinfo.ch.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative