La televisione svizzera per l’Italia
treno deragliato

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Tra le notizie curiose che mi sono capitate sotto gli occhi oggi, vi è quella di una volpe responsabile addirittura del deragliamento di un treno! I fatti risalgono al 2 febbraio scorso, quando una slavina si è staccata sulla linea della ferrovia Bex-Villars-Bretaye, nel Canton Vaud, facendo appunto deragliare un convoglio che stava transitando in quel momento (nell'immagine di copertina). Fortunatamente l'incidente non ha causato feriti. Le indagini del Servizio d'inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI) hanno potuto appurare che a provocare la slavina è stata una volpe, che camminava perpendicolarmente al pendio e di cui sono state ritrovate le tracce.

L'animale non è però il solo responsabile: gli esperti del SISI hanno infatti osservato che il luogo dell'incidente non era sufficientemente protetto dalle slavine.

Dopo questo preludio animalista, vi lascio alla lettura di una selezione di alcune notizie del giorno (nelle quali parliamo ancora di quattro zampe).

giornali
Keystone / Jean-christophe Bott

La Svizzera perde posizioni nella classifica dei Paesi più virtuosi in materia di libertà di stampa. Tra i punti dolenti, la legislazione che regolamenta il segreto bancario.

La libertà di stampa nella Confederazione è “piuttosto buona” e il clima per chi lavora nel settore dei media è favorevole. Vi sono però anche diversi punti negativi, rileva il rapporto 2022 di Reporter senza frontiere. Se l’anno scorso la Svizzera si trovava al decimo posto della classifica stilata dall’organizzazione attiva nella difesa della libertà d’espressione, nel 2022 è scivolata al 14esimo rango. Il calo è in parte dovuto a un cambiamento metodologico, ma anche ad aspetti economici e legislativi.

Il Parlamento svizzero sta valutando la possibilità di inasprire i provvedimenti provvisionali contro i media, che permettono di impedire o di ritardare la pubblicazione di un servizio. Inoltre, il caso dei cosiddetti “Suisse Secrets” (un’inchiesta condotta da un consorzio di giornalisti internazionali sulla piazza finanziaria svizzera) ha messo in luce le minacce che fanno pesare sulla libertà d’espressione le disposizioni penali in materia di segreto bancario. I media svizzeri hanno rinunciato a partecipare a questa inchiesta poiché sarebbero incorsi in sanzioni, visto che avrebbero infranto la legge che protegge appunto i dati bancari.

A tal proposito, in un’intervista al Tages-Anzeiger la relatrice dell’ONU sulla libertà di stampa Irene Khan ha annunciato che in giugno criticherà severamente la Svizzera davanti al Consiglio dei diritti umani per le conseguenze che la normativa comporta per i giornalisti e le giornaliste.

nastro della polizia
© Keystone / Anthony Anex

Reati passionali? No, omicidi di mafia. Il rapporto 2021 della Polizia federale (Fedpol), pubblicato lunedì, ritorna su due efferati fatti di sangue che avevano scosso Basilea e la Svizzera all’inizio degli anni ’90.

Un’intera famiglia eliminata e, pochi mesi dopo, sempre nella periferia di Basilea, un uomo ucciso con diversi colpi di arma da fuoco alla testa e i suoi due fratelli gravemente feriti. All’epoca le due vicende erano state archiviate come delitti passionali. Nel primo caso, l’omicida aveva dichiarato di essersi innamorato della ragazza, che lo aveva però respinto. Nel secondo, l’autore del delitto aveva pure adotto motivazioni passionali.

A trent’anni di distanza, le testimonianze raccolte in Italia lasciano intendere che dietro alle due vicende – collegate tra di loro – vi fosse in realtà un regolamento di conti.

La presenza della criminalità organizzata italiana – in particolare della ‘ndrangheta – è ormai attestata da molti anni. Nel suo rapporto 2021, Fedpol indica che il primo locale di ‘ndrangheta sarebbe stato creato a Frauenfeld nel lontano 1970.

  • In questo articolo la giornalista Madeleine Rossi, esperta di mafia, ripercorre per tvsvizzera.it le due vicende avvenute a Basilea.
  • In questo approfondimento le lacune legislative e sociali in Svizzera che rendono più difficile la lotta al fenomeno mafioso.
  • La panoramicaCollegamento esterno sulle mafie italiane in Svizzera nel rapporto 2021 di Fedpol.
munizioni
Keystone / Alessandro Della Valle

La guerra in corso in Ucraina non è un dramma per tutti. Le linee di produzione dell’industria bellica svizzera fanno fatica a tenere il ritmo di produzione.

Il gruppo di armamenti tedesco Rheinmetall, che possiede degli stabilimenti in Svizzera dove sono prodotti sistemi di difesa contraerea, radar e munizioni, prevede quest’anno un aumento del fatturato compreso tra il 15 e il 20%. La svedese Saab, che impiega un’ottantina di persone nella filiale di Thun, nel Canton Berna, afferma di notare “un interesse accresciuto per i suoi prodotti”, senza però fornire cifre. Stessa musica anche alla Ruag, il gruppo controllato dalla Confederazione.

A fare la parte del leone sembrano essere soprattutto i Paesi che aderiscono al Patto Atlantico. Da qui proviene infatti la maggior parte delle comande.

La Svizzera, che per legge non può esportare materiale militare verso Paesi in guerra, ha un’industria bellica piuttosto florida. Anche se nel 2021 vi è stato un calo delle esportazioni, negli ultimi vent’anni le forniture militari verso l’estero sono quasi triplicate. Tuttavia, a livello mondiale la Confederazione rappresenta poca cosa: appena l’1% delle esportazioni globali, in un mercato dominato da Stati Uniti, Francia e Russia.

  • L’approfondimento del mio collega Samuel Jaberg.
  • In questo articolo su tvsvizzera.it, la notizia del divieto di esportazioni di munizioni fabbricate in Svizzera verso l’Ucraina.
vacche
© Keystone/ Valentin Flauraud

Questo fine settimane in Vallese si terrà la finalissima della competizione nella quale si affrontano le vacche della razza Hérens. Una manifestazione che l’associazione animalista Peta chiede di abolire.

“La tradizione non giustifica la crudeltà nei confronti degli animali”, ha dichiarato lunedì Ilana Bollag a nome della Peta, che denuncia una manifestazione definita “assurda”. Questa razza di vacche stabilisce una gerarchia stretta e “non si batte senza motivo, ma solamente quando necessario”, prosegue l’associazione animalista.

Nella competizione, invece, le mucche di differenti mandrie sono forzate a battersi, ciò che può provocare uno stress importante. La Peta denuncia anche il trattamento degli animali prima dei combattimenti e durante la stagione fredda, durante la quale fanno “una vita triste, legate in stalle dove non possono nemmeno girarsi”.

La vacca di Hérens è una razza originaria dell’omonima valle in Vallese. Poco interessante dal punto di vista della produzione lattiera, oggi è allevata principalmente per questi combattimenti. Quando una delle due contendenti fugge, è eliminata. La vacca più forte di ogni categoria è proclamata “regina”.



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