Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
dalle nostre parti si sente ripeter di continuo che oggi e domani la Svizzera italiana e Lugano in particolare, sono al centro del mondo. Con un po' di enfasi in meno noi vogliamo credere che dagli incontri di alto (ma non altissimo, vista l'assenza di diversi notabili) livello che si susseguono in riva al Ceresio si possa iniziare a posare un mattoncino alla ricostruzione di un paese martoriato e soprattutto alleviare le sofferenze di una popolazione che in buona parte non ha nulla a che vedere con le logiche che hanno innescato la contesa armata in Ucraina.
La dichiarazione di Lugano che verrà redatta alla fine della conferenza internazionale ci potrà dire qualcosa di più sull'idoneità dell'attuale classe politica mondiale nel gestire le crisi internazionali. Noi attendiamo fiduciosi.
Naturalmente oggi in Svizzera sono successe anche altre cose,
buona lettura.
Tra imponenti misure di sicurezza si è aperta oggi a Lugano la conferenza internazionale sull’Ucraina (Ukraine Recovery Conference URC 2022) che ha la finalità di definire un piano per la ricostruzione futura dell’Ucraina.
Il vertice si concluderà martedì con la stesura della Dichiarazione di Lugano con il contributo dei partecipanti che da ieri hanno iniziato ad arrivare in riva al Ceresio. Tra di essi i rappresentanti di 38 Stati, di 52 delegazioni e di 14 organizzazioni internazionali (tra cui Banca mondiale e Onu) per un totale di oltre mille ospiti convenuti nella Svizzera Italiana.
Ad inaugurare i lavori, cui è convenuta anche la presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen, è stato il presidente della Confederazione Ignazio Cassis che si è detto consapevole che due giorni di conferenza non saranno sufficienti ma i principi di Lugano, che saranno approvati martedì, daranno un quadro più chiaro del processo che sarà avviato.
Da parte sua il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha ringraziato il consigliere federale elvetico, ha invitato tutti i partecipanti a sostenere gli sforzi del suo paese. La ricostruzione dell’Ucraina, ha detto, sarà un supporto globale per la pace del mondo. Possiamo dimostrare che il mondo democratico è più forte, che l’Europa è più forte e che i nostri valori non possono essere sottratti”.
- Sull’inizio della conferenza di Lugano l’articolo di tvsvizzera.it e il lancio di swissinfo.ch.
- Tutte le notizie in tempo reale sull’URC 2022 nella diretta web di rsi.chCollegamento esterno.
- Il sito ufficiale della conferenza internazionaleCollegamento esterno.
La Svizzera è un paese di debitori? Forse l’affermazione è un po’ esagerata ma non così lontano, alla fine, dal quadro delineato dall’Ufficio federale di statistica secondo cui nel 2020 quasi la metà delle famiglie – il 42,9% per la precisione – risultano indebitate.
I debiti più frequenti sono i leasing per l’auto o la moto, cui devono fare fronte il 15,5% delle economie domestiche. Il 14,9% delle famiglie è confrontata con un pagamento arretrato non corrisposto negli ultimi 12 mesi (si tratta di solito di imposte o premi sanitari non evasi) e sul 12,9% grava invece un’ipoteca. L’8,94% ha invece debiti con familiari o amici.
In buona parte di questi casi però si tratta di obblighi fisiologici che di per sé non destano preoccupazione. Il discorso cambia quando si passa alle situazioni problematiche. Il 6,9% della popolazione è gravato da tre tipi diversi di debito. Si tratta in genere di persone colpite da deprivazione materiale (30,2%), disoccupati (15,9%) o giovani dai 18 ai 24 anni (11,1%).
Lo studio degli esperti di Neuchâtel ci dice anche che la propensione ad indebitarsi scema con il progredire dell’età, il livello di istruzione mentre sembra essere forte tra chi ha più debiti o vive in famiglie parentali con più figli.
- Metà delle famiglie sono sommerse dalle spese, spiega tio.chCollegamento esterno.
- Il caso di un licenziato finito improvvisamente nei debiti, raccontato da ticinonews.chCollegamento esterno.
- Il comunicato dettagliatoCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica (Ust).
Siete appassionati di aerei della Seconda guerra mondiale e sognate un giorno di volare su uno di questi storici apparecchi che si sono destreggiati sui cieli sopra la Manica o gli atolli del pacifico. Beh, allora in futuro sarà sempre più difficile, almeno alle nostre latitudini. Questo perché la società che doveva far di nuovo spiccare il volo ai celebri Junker Ju 52 è vicina alla chiusura.
Dopo l’incidente avvenuto nell’agosto 2018 nei pressi di Flims (Grigioni), in cui morirono tre membri dell’equipaggio e 17 passeggeri, la società Junkers Flugzeugwerke AG avrebbe dovuto assicurare una nuova immatricolazione per voli turistici dello storico trimotore tedesco ma buona parte del suo personale sta per essere licenziato e filtra pessimismo sul suo futuro.
Per il modello in suo possesso, che avrebbe dovuto decollare di nuovo nella primavera del 2023, sembra quindi segnato il destino: una volta restituito al legittimo proprietario – l’Associazione degli amici delle Forze aeree svizzere finirà con ogni probabilità al museo di Dübendorf.
Secondo il rapporto finale del Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI), pubblicato all’inizio del 2021, all’origine dell’incidente del 4 agosto 2018 sopra il Piz Segnas ci furono il “comportamento di volo ad alto rischio” dei due piloti, come pure difetti nel materiale.
- La notizia d’agenzia riportata da swissinfo.ch.
- L’approfondimento di swissinfo.ch sull’incidente.
- I risultati dell’inchiesta riferiti da rsi.chCollegamento esterno.
Sistemi sanitari a confronto nella visita di due giorni del ministro italiano Roberto Speranza che nel cantone retico ha incontrato il consigliere federale Alain Berset allo scopo di rafforzare la cooperazione tra i due paesi.
Pandemia, ruolo dell’organizzazione mondiale della sanità (Oms) e sfide di politica sanitaria sono stati al centro dei colloqui dei due politici che hanno dovuto gestire, tra mille pressioni e polemiche, la crisi del Covid-19 nei rispettivi Stati.
Grazie a questi incontri regolari, indica una nota di Berna, Svizzera e Italia cooperano strettamente in materia di sanità pubblica, dove le autorità sono alle prese con sempre nuove minacce, come quelle rappresentate oggi dal vaiolo delle scimmie e della ripresa dei contagi da coronavirus.
Tra i temi più prettamente politici è stata discussa la controversa questione dei vaccini, che proprio in queste settimane è tornata d’attualità in relazione al dibattito sul secondo richiamo in vista della stagione autunnale. In ottica più internazionale è stata accennata la problematica della distribuzione dei preparati immunizzanti ai paesi meno ricchi nell’ambito dell’iniziativa Covax.
- La notizia riportata da la Regio TicinoCollegamento esterno.
- La notaCollegamento esterno del Dipartimento federale dell’interno sull’incontro Berset-Speranza.
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