Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
se fate parte delle fortunate e dei fortunati che non sono nella morsa della canicola, sappiate che vi invidio, come buona parte della popolazione elvetica ed europea.
Anche perché, stando a MeteoSvizzera, quella che stiamo vivendo sarà la seconda estate più calda dall’inizio delle misurazioni nel 1864. Quella del 2003 rimane imbattuta (per ora).
A me non resta che augurarvi buona lettura, mentre io sogno le piacevoli temperature della Brévine, la Siberia della Svizzera, dove la scorsa notte sono stati registrati 0,6 gradi.
La centrale atomica di Beznau, nel canton Argovia, ha dovuto ridurre la produzione di corrente a causa delle alte temperature raggiunte dal fiume Aare, le cui acque vengono usate per raffreddare l’impianto. Il corso d’acqua non deve superare i 25 gradi dopo essere stato utilizzato, un limite oltre il quale c’è un importante rischio per la fauna ittica.
Non è la prima volta che viene presa una decisione simile: già in passato, nel corso di ondate di calore simili a quella attuale, le centrali atomiche hanno dovuto ridurre le proprie prestazioni. Mühleberg – ora in fase di smantellamento – le ha ridotte del 5% nel 2017. La stessa Beznau lo ha fatto del 30% nell’agosto 2018. Decisioni che vengono prese appena la temperatura media giornaliera del fiume supera i 20,5 gradi.
Stando alle prescrizioni della Confederazione, se la temperatura dell’acqua in prossimità della centrale supera per tre giorni consecutivi i 25 gradi, entrambi i reattori devono essere spenti. Il portavoce di Axpo, Antonio Sommavilla, ha dichiarato in un intervento radiofonico che non è escluso che ciò possa accadere a breve, se la calura non dovesse diminuire. Se capitasse, Axpo dovrà acquistare elettricità all’estero.
Le altre due centrali elvetiche – Leibstadt (canton Argovia) e Gösgen (canton Soletta) – non usano corsi d’acqua per essere raffreddate: l’abbassamento della temperatura del reattore viene fatto tramite le tradizionali torri che rilasciano nell’aria vapore acqueo.
- La notizia su TVS tvsvizzera.it
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Una start-up svizzera vuole reinventare l’energia nucleare”
I soldati e i civili ucraini feriti non verranno curati in Svizzera: la Confederazione ha respinto una richiesta in tal senso della NATO poiché verrebbe violata la neutralità. Il “no” del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha avuto la meglio sul “sì” dei direttori cantonali della sanità.
Per motivare la sua decisione, il DFAE si richiama alla neutralità della Confederazione e alle convenzioni di Ginevra, secondo cui i soldati una volta guariti non possono rientrare in patria per riprendere i combattimenti. Berna preferisce quindi puntare sugli aiuti in loco.
Per quanto riguarda i civili, la motivazione è la stessa: molti di loro “combattono o sono pronti a farlo”, spiega la professoressa di diritto internazionale Paola Gaeta ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI.
Certo, aggiunge Gaeta, si tratta di una categoria meno definita: tra i civili, infatti, “ci possono essere anche persone vulnerabili, disabili o molto anziane”. Si tratterebbe di esaminare ogni situazione caso per caso, cosa che però in questo momento non viene fatta.
- La notizia riportata da RSI NewsCollegamento esterno
- La guerra in Ucraina aumenta le paure della popolazione elvetica
Un nuovo studio sostiene che i partiti nazionalisti e populisti creano ostilità dei confronti di lavoratrici e lavoratori frontalieri, la cui percezione varia da un cantone all’altro.
Un sondaggio condotto in Ticino, a Ginevra e nei due semi-cantoni Basilea Campagna e Basilea Città mostra che a sud delle Alpi la popolazione sembra essere sistematicamente più critica riguardo all’apertura delle frontiere, mentre nelle due Basilee pare invece essere entusiasta. Ginevra, dal canto suo, rappresenta una vita di mezzo.
Questo sondaggio è al centro di un progetto di ricerca dell’Università di Losanna (UNIL) sulla politicizzazione delle frontiere e il suo impatto sull’opinione pubblica in Svizzera i cui risultati verranno presentati in dettaglio quest’anno.
I partiti populisti – Lega dei ticinesi, Movimento dei cittadini ginevrini (MCG) e Unione democratica di centro (UDC) – hanno in comune il fatto di evidenziare una distinzione tra “i nostri” e “gli altri”. In Ticino, dove l’ostilità è più marcata, la politicizzazione della questione transfrontaliera è ben più radicata che altrove ed è il cvallo di battaglia della Lega, creata nel 1991. Il partito ginevrino, invece, è molto più giovane (nasce nel 2005). A Basilea, poi, le rivendicazioni populiste sono quasi assenti, grazie alla cooperazione politica di lunga data tra la popolazione residente e il personale transfrontaliero.
- L’articolo completo della mia collega Pauline Turuban su SWI Swissinfo.ch
- Dagli archivi: Chi sono, davvero, i frontalieri?
In futuro i nuovi edifici scolastici costruiti a Zurigo dovranno avere, oltre ai bagni per donne e quelli per uomini, anche quelli unisex: a scriverlo è il Tages-Anzeiger nella sua edizione odierna.
L’obbligo riguarda le costruzioni future, mentre in quelle attuali si farà il possibile: le nuove prescrizioni in materia sono ormai consultabili online. Non ci sono dati precisi sul numero di studenti intersessuali o transessuali, ma le stime della città parlano di una persona intersessuale su 1’000 e da 3 a 30 transessuali su 1’000.
Toilette unisex saranno messe a disposizione anche di collaboratrici e collaboratori degli istituti e sotto i 10 collaboratori non ci saranno più bagni per uomini e donne, che verranno realizzati solo per immobili con un numero maggiore di collaboratori.
Le regole stabilite dalla città sulla Limmat seguono quelle stabilite dal Cantone per i licei e altre città elvetiche stanno pensando di seguirne l’esempio.
- La notizia sul sito del Tages-AnzeigerCollegamento esterno (in tedesco)
- Ne parla anche cdt.chCollegamento esterno
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