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F-35

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

se vi capiterà di inviare una lettera o un pacco in Svizzera questa banale azione non dovrebbe avere più nessun impatto negativo sull'ambiente dal 2030. Lo ha promesso la Posta svizzera che ha promesso l’impiego esclusivo di veicoli elettrici da fonti rinnovabili nella sua rete di distribuzione. Anche i famosi autobus gialli che raggiungono le località più periferiche della Confederazione saranno progressivamente dotati di propulsione ecocompatibile.

“Entro tre anni intendiamo recapitare lettere e pacchi esclusivamente con veicoli elettrici nei centri urbani" ed "entro la fine del 2024 sulle strade svizzere viaggeranno inoltre 100 autopostali elettrici", ha detto con orgoglio il responsabile della mobilità del gigante giallo Christian Plüss.

In attesa delle lettere recapitate con tecniche sostenibili dal profilo ambientale vi invitiamo a leggere le nostre notizie odierne che abbiamo scelto per voi come di consuetudine.

caccia f35
© Keystone / Anthony Anex

È una corsa contro il tempo per i nuovi caccia dell’aviazione militare F-35 che il Dipartimento federale della difesa intende comprare dal costruttore americano Lockheed e la battaglia si gioca ormai sulle date.

In mattinata il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), sostenuto da socialisti e Verdi, ha fatto sapere di aver consegnato 120’000 firme (di cui 103’000 certificate come valide) sei mesi prima della scadenza naturale per attivare l’iniziativa popolare che si oppone all’ingente investimento militare.

Il governo federale, appoggiato dalla maggioranza in parlamento, intende procedere all’acquisto di 36 velivoli, per una cifra di poco superiore ai 6 miliardi di franchi, il prima possibile e in ogni caso prima della fine di marzo del prossimo anno, quando scadrà l’offerta sul tavolo.

Gli iniziativisti, che ritengono sostanzialmente inadeguato dal profilo operativo questo modello e troppo elevate le spese di esercizio degli F-35, spingono per portare il popolo alle urne entro il 12 marzo. Un’impresa, che alla luce anche degli sviluppi internazionali, sembra piuttosto ardua.

Moutier
Keystone / Jean-christophe Bott

La questione giurassiana si arricchisce di un ennesimo colpo di scena: undici abitanti di Moutier, che non intendono abbandonare il Canton Berna, hanno ricorso contro il risultato della votazione popolare che nel marzo 2021 aveva sancito il passaggio della cittadina al Canton Giura.

A giudizio dei ricorrenti le autorità cantonali giurassiane hanno disatteso le promesse fatte in occasione della consultazione popolare in merito all’ospedale di Moutier. Delémont aveva garantito che avrebbe mantenuto il complesso delle prestazioni erogate dal locale ospedale ma il progetto di riforma della sanità cantonale appena messo in consultazione da Delémont prevede tagli incisivi di prestazioni anche nel nosocomio di Moutier.

Il Cantone, a detta del portavoce dei ricorrenti Steve Léchot, non ha informato in modo oggettivo la popolazione che non ha quindi potuto formarsi un’opinione con piena cognizione di causa.

Indipendentemente dall’esito del ricorso la vicenda è destinata a non chiudersi a breve. Berna e Giura stanno infatti negoziando il concordato sul trasferimento che dovrà poi essere approvato dei rispettivi legislativi. Infine, il documento sarà sottoposto a votazione popolare nei due cantoni e successivamente adottato dalle Camere federali.

medico
© Keystone / Gaetan Bally

Il gruppo CSS dovrà rimborsare 129 milioni di franchi ai suoi assicurati e assicurate per premi prelevati in eccesso dal 2013 al 2019 nel settore delle prestazioni complementari.

Lo ha deciso l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) secondo la quale a questo segmento di potenziali pazienti sono stati applicati oneri ingiustificati legati ai costi di distribuzione e amministrazione.

In particolare agli assicurati sarebbero state caricate dalla società lucernese le spese relative ai contratti stipulati da intermediari esterni. Inoltre, ha precisato l’organo di vigilanza, i beneficiari di prestazioni complementari si sarebbero assunti arbitrariamente costi di pubblicità e amministrativi del gruppo assicurativo.

La CCS ha voluto precisare che i mediatori esterni firmano oggi solo il 20% dei nuovi contratti e che la cifra di 129 milioni di franchi rappresenta solo l’1,5% dei premi per assicurazioni integrative (14 franchi per assicurato o assicurata all’anno).  

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