Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
A Friburgo, il fine settimana che si è appena concluso si è svolto all'insegna della fondue. Nella città sulle rive della Sarina si è infatti tenuto il primo Suisse Fondue Festival. Alla manifestazione sono accorse ben 15'000 persone, che hanno potuto assaggiare, oltre alla tradizionale moitié-moitié (metà formaggio Vacherin e metà Gruyère), una trentina di varianti con miscele diverse.
Il piatto a base di formaggio fuso è ormai da anni diventato l'emblema della gastronomia svizzera e friburghese in particolare. Tuttavia, come avevamo scritto in questo articolo, questa tradizione è piuttosto recente…
Dopo questa premessa culinaria, vi lascio alla lettura di altre notizie che ho selezionato per voi.
La Svizzera si è detta delusa dai risultati scaturiti dalla conferenza sul clima COP27 conclusasi questo fine settimana a Sharm el-Sheik.
La COP27 “non è stata un successo” se si analizzano le misure concrete, ha dichiarato domenica la ministra dell’ambiente elvetica Simonetta Sommaruga. Durante la conferenza “non sono state adottate decisioni sull’abbandono del carbone e sull’abolizione delle sovvenzioni per il petrolio e il gas naturale”, ha sottolineato in un comunicato l’Ufficio federale dell’ambiente. Gli Stati hanno sì concordato un programma di lavoro fino al 2026, ma “questo non vincola esplicitamente i Paesi con le più alte emissioni di gas serra”.
La Svizzera non vede neppure di buon occhio l’istituzione del fondo “perdite e danni” (“Loss & Dagmages”), il cui obiettivo è di venire in aiuto ai Paesi in via di sviluppo più vulnerabili. Secondo Berna, non sono state chiarite “questioni importanti come, ad esempio, quali Paesi debbano contribuire al fondo, come verrà ripartito il denaro e chi lo amministrerà”.
Il fronte ambientalista non risparmia critiche però neppure alla Svizzera. Secondo il Partito ecologista, Berna non si è assunta le sue responsabilità e dovrebbe fare di più, in particolare sostenendo maggiormente i Paesi toccati dalla crisi climatica e contribuendo con almeno un miliardo di franchi all’anno. Per Greepeace, la conferenza egiziana ha mostrato che la politica della Confederazione è rimasta del tutto indietro rispetto alle sfide attuali. L’organizzazione critica in particolare la Svizzera per essersi rifiutata di adeguare i suoi obiettivi climatici e per non voler regolamentare la piazza finanziaria in relazione all’impatto degli investimenti sull’ambiente.
- Il bilancio della delegazione svizzera alla COP27 su swissinfo.ch.
- Il servizioCollegamento esterno di RSI News.
- Il focus di swissinfo.ch dedicato alla Svizzera e al suo impatto climatico.
La Svizzera (e altre nazionali di calcio) devono fare marcia indietro sulla fascia di capitano con il cuore arcobaleno e la scritta “One Love”.
A poche ore dal fischio d’inizio della partita Inghilterra-Iran, le sette squadre che avevano deciso di fare indossare al loro capitano la simbolica fascia arcobaleno per sostenere i diritti della comunità LGBT+ hanno dovuto fare marcia indietro. La FIFA ha infatti comunicato lunedì che l’unica fascia ammessa è quella ufficiale. Chi ne indossa un’altra rischia un’ammonizione.
“La decisione della FIFA è senza precedenti, siamo molto delusi”, hanno commentato in una nota congiunta le sette squadre in questione (Inghilterra, Svizzera, Galles, Belgio, Danimarca, Germania e Olanda). “Eravamo pronti a pagare delle multe […] ma non possiamo mettere i nostri giocatori in una situazione in cui potrebbero essere ammoniti o addirittura costretti a lasciare il campo dopo un secondo cartellino giallo”.
La FIFA, che non aveva ancora preso posizione sull’argomento anche se lo considerava una critica implicita al Paese ospitante, ha reagito sabato producendo le proprie fasce da capitano con messaggi molto più consensuali, come “Salviamo il pianeta”, “Istruzione per tutti” e “No alla discriminazione”. Proprio quest’ultima fascia – ha comunicato lunedì la federazione internazionale – potrà essere indossata dai capitani già nella fase a gironi e non solo a partire dai quarti di finale.
- Il servizioCollegamento esterno di RSI News.
- Il dossierCollegamento esterno sui Campionati del mondo di calcio su RSI News.
- In questo approfondimento vi parliamo invece delle relazioni tra Svizzera e Qatar.
In Svizzera soltanto un salariato o una salariata su dieci teme di perdere il suo posto di lavoro. Per contro, lo stress è in aumento.
A dirlo è il barometro annuale sulle condizioni sul posto di lavoro, elaborato dalla Scuola universitaria professionale bernese per conto della confederazione sindacale Travail.Suisse. Dall’indagine rappresentativa emerge che l’11,2% degli intervistati (circa 1’500 persone di età compresa tra i 16 e i 64 anni) teme per il suo impiego. Questo dato non era mai stato così esiguo dalla prima edizione dell’inchiesta nel 2015.
A incidere sono soprattutto il tasso di disoccupazione molto basso (1,9% a fine ottobre) e la penuria di manodopera qualificata.
La situazione è invece più preoccupante per quanto concerne lo stress sul posto di lavoro. La proporzione di persone stressate è aumentata di quasi otto punti percentuali, raggiungendo quota 43%. “Più 650’000 salariati e salariate vogliono cambiare lavoro a causa dello stress, ciò mostra che è urgente agire”, ha dichiarato Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse.
- La notizia su tvsvizzera.it.
- Il rapportoCollegamento esterno di Travail.Suisse (in tedesco).
- Quali sono le figure professionali più ricercate in Svizzera? L’approfondimento della mia collega Marija Miladinovic.
Le specie esotiche invasive possono causare ingenti danni all’ambiente. Una di queste è il tarlo asiatico del fusto, che recentemente ha infestato degli alberi in un Comune lucernese.
Per cercare di eradicare il coleottero è stato necessario abbattere circa 180 alberi, ha comunicato lunedì l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). Il legno è poi stato triturato e incenerito. Di colore nero, ricoperto da macchie chiare e lungo dai 2,5 ai 3,5 centimetri senza antenne, il coleottero (Anoplophora glabripennis) infesta arbusti e latifoglie come aceri, betulle, ippocastani o salici. Può causare la morte delle piante e degli arbusti infestati nel giro di pochi anni e, di conseguenza, gravi danni ecologici ed economici, precisa l’UFAM.
Per gli specialisti il lavoro non è però finito: gli alberi nel raggio di circa due chilometri saranno controllati regolarmente nei prossimi quattro anni per verificare l’assenza di infestazioni.
Stando all’ultimo rapporto pubblicato dall’UFAM, in Svizzera vi sono attualmente 1’305 specie esotiche. La maggior parte di loro “si integra discretamente nei nostri ecosistemi”. Alcune (195 per la precisione) vengono invece definite invasive poiché possono causare gravi danni alla biodiversità o anche essere nocive per l’essere umano.
- La notiziaCollegamento esterno sul portale Ticinonline.
- Il comunicatoCollegamento esterno dell’UFAM e la paginaCollegamento esterno dedicata alle specie esotiche invasive.
- A dare una mano alla lotta alle specie invasive vi sono anche i cani. Il reportage del mio collega Zeno Zoccatelli.
- In quest’altro approfondimento, la mia collega Susan Misicka si è invece occupata di un mollusco che ha colonizzato alcuni laghi svizzeri.
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