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papavero rosso in campo

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori,

Sono poche le persone che non hanno mai letto Il piccolo principe (o almeno alcuni suoi estratti). C'è chi rilegge l'opera di Antoine de Saint-Exupéry a cadenze regolari, chi ha deciso di tatuarsi sulla pelle disegni o frasi del libro o ancora chi colleziona le varie edizioni.

Ecco, questi ultimi possono ormai comprare la versione in romancio puter (Il Pitschen Prinz) e sutsilvan (Igl Prenzi Pintg). Dopo la pubblicazione, nel 2005, dell'edizione in rumantsch grischun e, nel 2021, di quelle in sursilvan, surmiran e vallader, sono quindi ormai 270 gli idiomi diversi nei quali può essere letto questo classico della letteratura per grandi e piccini, che ci insegna che "i grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta".

Io non pretendo di insegnarvi nulla con la mia selezione delle notizie del giorno. Ve le lascio leggere e trarne ciò che volete. Buona lettura!

barche attraccate
Keystone / Michael Buholzer

La Svizzera non ha compiuto nessun passo avanti in materia di zone protette negli ultimi 10 anni: la denuncia arriva oggi dalla Convenzione di Berna, per la quale la Confederazione è all’ultimo posto in Europa in questo ambito e ha compiuto solo l’1,4% di ciò che sarebbe stato necessario fare per proteggere in maniera più efficace gli organismi prioritari a livello internazionale.

Riunita in questi giorni a Strasburgo, l’organizzazione ha stilato un bilancio dei progressi realizzati dalla rete paneuropea di aree protette “Smeraldo”, riscontrando un immobilismo in Svizzera che dura da un decennio, si legge in una nota odierna diffusa da Birdlife e Pro Natura.

Dopo aver individuato 37 siti in Svizzera nel 2012, l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) aveva sottolineato che altri siti avrebbero dovuto ancora essere identificati e sottoposti alla convenzione per garantire la protezione delle specie e degli ambienti naturali. Da allora però non sono state integrate nuove aree nella rete, malgrado il termine fissato (e suggerito dalla stessa Confederazione), fosse il 2020.

Ora la Confederazione dispone di un’ultima possibilità: entro il 2030 dovrà aver istituito la rete Smeraldo e aver sviluppato e attuato i necessari piani di gestione, viene sottolineato nel comunicato, che precisa come lo sfruttamento agricolo o forestale appropriato sia pienamente consentito nei siti Smeraldo, a condizione che non comprometta gli obiettivi di protezione.

matatrella e cassis
© Keystone / Alessandro Della Valle

Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, in visita di Stato in Svizzera da lunedì sera, ha lanciato un appello per la ripresa della collaborazione tra Confederazione e UE “su nuove e più robuste basi“.

Nel corso della visita, che lo ha portato martedì all’ambasciata italiana a Berna, al centro Paul Klee, alla cattedrale di Berna e a Palazzo federale, dove è stato accolto dal Governo martedì pomeriggio, è stato accompagnato dal suo omologo Ignazio Cassis. Il presidente elvetico ha dichiarato che questa visita “rappresenta una nuova pietra miliare della nostra storia comune“.

Oggi, accompagnato dalla figlia, Mattarella ha visitato il Politecnico federale di Zurigo, dove ha anche assistito ad alcune lezioni sulle nuove tecnologie in campo ambientale e medico. È stata per lui un’occasione per vedere con i propri occhi il lavoro di molti studenti, ricercatori e docenti italiani che collaborano con l’ateneo zurighese.

Il capo di Stato ha sottolineato l’importanza di questi programmi di collaborazione e ha augurato alla Svizzera di poter presto riprendere a pieno titolo la partecipazione ai programmi europei, una volta rinnovato il dialogo con Bruxelles. Un dialogo che Mattarella ha promesso di promuovere all’interno dell’Unione europea.

donna lavora dietro allo schermo di un pc portatile
© Keystone / Gaetan Bally

Un terzo delle donne in Svizzera dice di non ritenersi finanziariamente indipendente e, di queste, il 60% sono convinte che non riusciranno mai a raggiungere l’autonomia in questo campo perché il patrimonio a loro disposizione è troppo limitato o del tutto assente. Il 71% si sente invece indipendente, una condizione che comincia peraltro presto: il 65% di loro aveva già raggiunto l’indipendenza a 24 anni e a 30 anni la quota era salita all’85%.

Questi dati sono emersi da un sondaggio realizzato nell’ambito di uno studio internazionale commissionato da Mastercard. Sono state interrogate circa 1’000 donne di età compresa fra 25 e 75 anni in ciascuno dei 12 Paesi europei presi in esame.

La metà (52%) delle partecipanti elvetiche è dell’opinione che le donne siano meno autonome degli uomini in materia di soldi. I principali motivi citati sono: il lavoro non pagato (per la cura di figli e altri familiari), il fatto che gli uomini guadagnano di più e la scelta di far passare la carriera in secondo piano a beneficio della famiglia.

“Tutti dovrebbero essere in grado di sfruttare appieno il proprio potenziale e le proprie opportunità, soprattutto quando si tratta delle finanze personali”, commenta Daniela Massaro, responsabile di Mastercard Svizzera, citata in un comunicato. “Purtroppo anche in questo Paese non abbiamo ancora raggiunto la parità finanziaria tra i sessi. Osserviamo un rischio maggiore di strozzature finanziarie e di povertà in età avanzata tra le donne. La situazione deve cambiare”, conclude la dirigente.

donna incinta in piedi in ufficio
© Keystone / Gaetan Bally

Il Prodotto interno lordo (PIL) svizzero sarebbe più alto del 6% se le donne tornassero al lavoro dopo aver avuto un figlio: a dirlo è uno studio pubblicato recentemente dall’associazione Advance e dalla società di consulenza McKinsey.

Le donne, inoltre, lamentano il poco sostegno che ricevono dal mondo del lavoro una volta diventate madri, condizione che, dicono, diminuisce drasticamente le loro opportunità di fare carriera. Assumere una posizione quadro lavorando a tempo parziale, per esempio, è una pratica molto poco diffusa nella Confederazione. L’equilibrio tra lavoro e vita privata diventa quasi impossibile secondo le intervistate.

Secondo Anna Mattson di McKinsey, la società svizzera è conservatrice: “Quando una donna ha un figlio, spesso si presume che non voglia fare la stessa carriera di un uomo”. Se comparata a Paesi come la Svezia (leader in questo settore), per quanto riguarda le condizioni di parità, soprattutto a livello parentale, in Svizzera resta molto da fare.

Ampliare la rete di asili nido e incrementare il sostegno finanziario alle famiglie da parte dello Stato per l’utilizzo di queste infrastrutture sarebbe un enorme passo avanti, secondo Mattson. Servono misure, insomma, che facilitino e migliorino l’equilibrio tra carriera e famiglia.

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