Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
Lo avrete sicuramente letto almeno una volta da qualche parte: i gas emessi dalle mucche durante la loro fase digestiva sono pericolosi per l'ambiente. Ora però uno studio condotto da Agroscope in un pascolo in Turgovia dice il contrario. O meglio: ridimensiona alcune credenze ormai diventate popolari. Le mucche al pascolo emettono, sì, protossido di azoto (noto anche come gas esilarante), ma in quantità minori rispetto a quanto pensato finora. I due terzi di questo gas a effetto serra (265 volte più potente del biossido di carbonio) vengono emessi in Svizzera dall'agricoltura, ma solo il 5% di questi due terzi è riconducibile alle mucche.
Dopo questa buona notizia (per le mucche al pascolo, almeno…) vi lascio alla lettura delle attualità del giorno.
Il 2022 è stato caratterizzato da un’ondata di fallimenti aziendali in Svizzera. Lo indicano i dati pubblicati oggi dalla società di informazioni economiche Dun & Bradstreet (D&B), che mettono anche in luce una lieve flessione sul fronte delle nascite di nuove imprese.
Nei primi undici mesi dell’anno le ditte che hanno dovuto chiudere per insolvenza sono state 4’349, il 21% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. A livello regionale si constatano molte differenze: spiccano per esempio il +89% di Svitto e il +46% di Basilea Città. Zurigo segna +38%, Ginevra +31%. Il Ticino mostra una progressione più contenuta (+17%,), mentre i Grigioni si innalzano chiaramente sopra la media nazionale (+51%).
Ai fallimenti per incapacità a far fronte ai pagamenti vanno aggiunti quelli per lacune nell’organizzazione (articolo 731b del Codice delle obbligazioniCollegamento esterno): il numero complessivo sale così a 6’991 (+26%) a livello elvetico.
A fronte delle diverse aziende che devono abbassare le saracinesche, molte hanno invece aperto i battenti, seppur in quantità minore rispetto al passato: le nuove iscrizioni al registro di commercio nella Confederazione sono state 45’069 nel periodo gennaio-novembre, valore in flessione dell’1% su base annua. Stabili Ticino e Grigioni, mentre Zurigo registra un +3%.
- La notiziaCollegamento esterno riportata dal portale tio.ch.
- “Piccole imprese e grandi innovazioni: le start-up svizzere”: un approfondimento del mio collega Armando Mombelli.
È un bilancio intermedio in chiaroscuro quello delle stazioni sciistiche elvetiche in questi primi giorni del 2023. Il caldo che ha caratterizzato queste ultime settimane non ha aiutato: diversi comprensori sono solo parzialmente agibili mentre altri (come il grigionese Splügen) hanno dovuto rassegnarsi e chiudere poco tempo dopo l’avvio ufficiale della stagione.
Rispetto allo stesso periodo 2021-2022 l’affluenza generale è calata del 24%, il fatturato del 9%. Se la diminuzione delle entrate economiche è stata – relativamente – contenuta è grazie al fatto che c’è stato un aumento generale dei prezzi degli accessi giornalieri e degli abbonamenti.
Non è però solo colpa del caldo: a influire sulla scarsa frequentazione è stato anche il fatto che numerosi giorni festivi sono caduti nei finesettimana, tenendo così appassionate e appassionati lontani dalle piste.
C’è però chi ha fatto ottimi affari: le stazioni ad alta quota hanno registrato un incremento delle presenze e degli incassi. Un’evoluzione che, secondo gli operatori del settore, dimostra che queste strutture possono ottenere ottimi risultati anche in inverni miti, ricorrendo anche all’innevamento artificiale.
- La notizia riportata da TVS tvsvizzera.it.
- Un settore in crisi già prima della pandemia: dagli archivi di SWI swissinfo.ch, un contributo dei miei colleghi Julie Hunt e Kai Reusser.
Componenti di fabbricazione svizzera sono stati ritrovati all’interno di un drone iraniano abbattuto in Ucraina lo scorso autunno: l’informazione è stata rivelata ieri dall’emittente CNN, che si basa su un rapporto dei servizi segreti ucraini. Quaranta dei 52 componenti dell’apparecchio sarebbero di fabbricazione statunitense, mentre i restanti sarebbero stati prodotti nella Confederazione, in Canada, a Taiwan e in Cina.
La legislazione elvetica in vigore vieta la fornitura di armamenti a Paesi in guerra. In aggiunta, Iran e Russia sono soggetti a sanzioni internazionali e per questo motivo il commercio con questi due Paesi è strettamente regolato.
Non è nemmeno la prima volta che capita: lo scorso mese di giugno, su velivoli senza pilota russi usati in Ucraina sono stato trovati dei chip di geolocalizzazione di fabbricazione rossocrociata. Episodi isolati, ma quasi impossibili da evitare: il controllo delle catene commerciali internazionali risulta difficile a causa della rivendita di prodotti tra aziende.
Inoltre, non tutti i prodotti sono sottoposti a restrizioni: la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), per esempio, ha stilato un documento nel quale risulta essere vietata la vendita all’Iran di materiali nucleari e chimici, armi, alcuni tipi di laser o ancora filo spinato. Non fanno parte della lista, però, i semiconduttori, che sono considerati come prodotti di massa e quindi non sottoposti a sanzioni.
- La notiziaCollegamento esterno riportata dal portale RTS Info (in francese).
- “I droni autonomi svizzeri finiranno in guerra?”: un approfondimento della mia collega Sara Ibrahim.
Restando in ambito di droni (ma quelli dei quali parliamo adesso sono meno pericolosi), dal 1. gennaio in Svizzera sono in vigore nuove regole sul pilotaggio di droni civili, che riprendono la normativa UE. Ad oggi si sono annunciate alla Confederazione circa 10’000 persone intenzionate a praticare questo passatempo. I piloti devono ormai far registrare il loro apparecchio e superare un esame che varia anche a seconda della categoria dell’apparecchio in loro possesso.
Le regole comunitarie prevedono altitudini massime di volo e restrizioni al sorvolo di persone e determinate aree. Nella normativa figurano anche prescrizioni a tutela della privacy e dell’ambiente.
Tra le novità, inoltre, ci sono anche gli standard di sicurezza per la produzione, l’approvazione e il funzionamento di questi apparecchi. A seconda del loro peso e dell’equipaggiamento, devono essere registrati presso l’Ufficio federale dell’aviazione civile (UFAC).
“La maggior parte dei piloti è seria e rispetta i requisiti“, ha dichiarato all’agenzia Keystone-ATS il portavoce dell’UFAC, Christian Schubert. I certificati ottenuti tramite il portale UAS.gate dell’UFAC o all’estero prima dell’introduzione del nuovo regolamento rimangono validi. Nella “categoria aperta”, i droni possono alzarsi in volo senza l’autorizzazione dell’UFAC. È il caso della maggior parte dei dispositivi utilizzati dai piloti amatoriali.
- La notiziaCollegamento esterno riportata dal portale tio.ch.
- Le nuove regoleCollegamento esterno in vigore dal 1. gennaio 2023.
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