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binari e treni

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

Se prevedete di viaggiare nella Confederazione quest'estate, informatevi bene prima di immettervi sull'autostrada A1 tra Berna e Losanna. Rischiate infatti di incappare in un cacciabombardiere delle Forze aeree svizzere. Stando a quanto riferisce il Blick, l'esercito vorrebbe infatti riprendere una pratica interrotta 30 anni fa e far decollare e atterrare i suoi F/A-18 nel tratto di autostrada che scorre accanto all'aerodromo militare di Payerne, nel Canton Vaud.

Una simile esercitazione non sarebbe una prima: la rete autostradale svizzera è stata pianificata – anche – per sopperire a eventuali distruzioni degli aeroporti. Così sono stati pensati dei tratti in linea retta lunghi circa due chilometri, dove appunto far atterrare e decollare i caccia. L'ultima esercitazione è stata effettuata nel 1991. Si attende ora il nullaosta del Governo, che potrebbe non essere scontato. Secondo l'Ufficio federale delle strade, "la chiusura per pressoché un intero giorno dell'autostrada A1 […] probabilmente attualmente provocherebbe un vero e proprio caos del traffico".

operai al lavoro
© Keystone / Christian Beutler

Il lavoro ridotto torna in primo piano nel settore industriale elvetico: confrontate con il franco forte e una diminuzione delle commesse, molte aziende stanno facendo capo a questa possibilità.

La disoccupazione parziale era stata ampiamente utilizzata durante la pandemia di Covid-19, dopodiché le attività erano riprese a pieno regime. Da qualche tempo, però, un numero crescente di imprese “ha chiesto l’autorizzazione di tornare alla disoccupazione parziale”, ha affermato ieri il direttore della divisione lavoro della Segreteria di Stato dell’economia Boris Zürcher, presentando il bilancio 2023 in materia di disoccupazione.

Quelle industrie orientate verso l’esportazione stanno infatti soffrendo la forza del franco, che è accompagnata da una diminuzione degli ordini in entrata. Il ricorso alla disoccupazione parziale è confermato da Swissmem: “Partendo da un livello molto basso la scorsa estate, il numero di aziende interessate è aumentato in modo significativo”, ha indicato l’organizzazione dell’industria metalmeccanica ed elettrica all’agenzia Keystone-ATS.

Swissmem chiede allo stesso tempo più flessibilità da parte dei servizi cantonali competenti: “Purtroppo alcune autorità cantonali concedono solo autorizzazioni estremamente restrittive per la disoccupazione parziale: questo potrebbe costringere le aziende a licenziare”.

Alain Delon
Alain Delon Keystone / Guillaume Horcajuelo

La famiglia di Alain Delon è da qualche giorno ai ferri corti: una delle figlie, che vive a Ginevra, vorrebbe rimpatriarlo in Svizzera, dove le imposte di successione sono molto più basse rispetto alla Francia.

La salute dell’attore francese, 88 anni, sta destando preoccupazione. In una recente intervista a Paris Match, uno dei figli – Anthony – ha dichiarato che è molto “indebolito”. La figlia Anouchka vorrebbe che suo padre trasferisse il domicilio a Ginevra. La ragione? Secondo i fratelli Anthony e Alain-Fabien, è solo per sfuggire all’imposta di successione applicata in Francia, molto più elevata di quella elvetica. Su un patrimonio stimato di 300 milioni di euro, non si tratta di noccioline.

I fratelli si oppongono però con veemenza: “Vogliamo che la volontà di nostro padre sia rispettata”, ha sottolineato Anthony, precisando che Alain Delon vuole finire i suoi giorni nella residenza di Douchy, nella regione della Loira. La saga ha fatto segnare una nuova tappa proprio oggi, poiché si è appreso che il figlio più giovane, Alain-Fabien, ha sporto denuncia in Francia contro la sorella Anouchka per circonvenzione a danno del padre.

Alain Delon e la Svizzera è una storia che risale a molto tempo fa. L’attore, classe 1935, aveva infatti creato una sua società a Ginevra nel 1978. Poi, sette anni dopo, si era trasferito a Ginevra e nel 1999 aveva anche ottenuto la cittadinanza svizzera.

binari e treni
© Keystone / Gaetan Bally

Il Governo svizzero intende rendere più efficiente il trasporto merci su rotaia e a tal fine propone di investire quasi mezzo miliardo di franchi.

Il traffico merci ferroviario riveste grande importanza per l’economia elvetica: circa il 40% di tutte le merci viene infatti trasportato su rotaia. Tuttavia, il sistema va adeguato, avvalendosi della digitalizzazione e delle nuove tecnologie. Una di queste è il DAC, l’accoppiamento automatico digitale, una componente che permette di agganciare e sganciare automaticamente materiale rotabile in un treno merci, rendendo il traffico più efficiente. Entro il 2020 tutti i vagoni e le locomotive in Europa dovranno esserne equipaggiate. Il Consiglio federale propone così di sostenere l’adeguamento investendo 180 milioni di franchi.

La revisione totale della Legge sul trasporto merci, presentata mercoledì, propone inoltre di concedere sovvenzioni per 260 milioni su quattro anni al trasporto in carri completi isolati (TCCI). Questo sistema, utilizzato soprattutto per i trasporti interni, svolge un ruolo importante, ma attualmente non è economicamente redditizio.

Oltre alla rotaia, il Governo vuole anche rafforzare il trasporto via acqua. In particolare, intende potenziare la navigazione sul Reno con diverse misure e creare le basi legali per promuovere sistemi di propulsione senza carburanti fossili per i battelli impiegati per il traffico merci.

bambini
Michael Dwyer / Alamy Stock Photo

In Ghana dei bambini e delle bambine sono impiegate nelle coltivazioni di cacao utilizzato dall’azienda svizzera Lindt & Sprüngli.


A rivelarlo è un reportage della trasmissione Rundschau della Radiotelevisione svizzero tedesca SRF, che ha scoperto diversi casi di lavoro minorile nelle piantagioni di cacao nei pressi della città di Tepa, in Ghana. Bambini di cinque, sei o sette anni che si occupano di trasportare i baccelli di cacao che poi finiscono nel cioccolato dei tanto decantati Maîtres Chocolatiers dell’azienda svizzera.

Nel Paese africano la Lindt & Sprüngli si rifornisce da circa 80’000 agricoltori e agricoltrici. È uno dei più importanti acquirenti di cacao del Ghana. Dal 2016, l’azienda monitora il lavoro minorile, eseguendo delle visite non annunciate. Nel 2021, nel corso di 8’491 visite di questo tipo sono stati scoperti 87 casi, stando a quanto comunicato a SRF dalla ditta. Una cifra “ridicolmente bassa”, sostiene il giornalista ghanese Kwetey Nartey.

La Lindt & Sprüngli si è difesa sostenendo che prende la tematica molto sul serio, cercando di “migliorare continuamente il sistema di identificazione”. Tuttavia, ha precisato a SRF, “la lotta al lavoro minorile richiede l’impegno non solo delle aziende, ma anche dei Governi, delle organizzazioni non governative, delle istituzioni locali, delle scuole e degli stessi agricoltori”.


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