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Pena di morte, Svizzera rinnova impegno per abolizione

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) La pena di morte viola il diritto fondamentale alla vita e il divieto della tortura e di trattamenti inumani e degradanti.

Ne è convinta la Svizzera che ha lanciato il piano d’azione 2024-2027 sull’abolizione universale della pena capitale. L’obiettivo? Convincere un numero sempre maggiore di Stati a rinunciare a questa punizione e ridurne il numero laddove è ancora in vigore.

L’azione della Svizzera – Paese che si oppone categoricamente e in qualsiasi circostanza alla pena capitale – si iscrive nel quadro della promozione del rispetto dei diritti umani, stando a una nota odierna del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

In tutto il mondo sono stati fatti passi avanti verso l’abolizione della pena di morte, tanto che nello spazio di tre decenni il numero di Stati che l’hanno abolita è passato da 55 a 113. Tuttavia, da alcuni anni il numero di esecuzioni e di condanne a morte ha smesso di diminuire. Il DFAE vuole dunque non solo continuare a sostenere la tendenza generale verso l’abolizione, ma anche contribuire a fare in modo che le condanne a morte e le esecuzioni riprendano a calare.

Berna intende realizzare un simile obiettivo mobilitando la diplomazia, ossia dialogando con gli Stati che continuano ad applicare la pena di morte per convincerli ad abolirla o, quantomeno, a limitarne o sospenderne l’applicazione come primo passo verso l’abolizione.

Oltre a ciò, partendo dalla constatazione che i progressi fatti nel mondo sono il risultato di uno sforzo collettivo, la Confederazione vuole approfondire la collaborazione con gli Stati che condividono le sue convinzioni e le organizzazioni della società civile.

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