Tasse frontalieri, nessuna stangata per i redditi bassi
Gli effetti del recente accordo fiscale tra la Svizzera e l'Italia, che tanto preoccupa i lavoratori pendolari italiani, non saranno univoci: l'eventuale stangata si prospetta solo per salari superiori agli 80mila franchi.
Il nuovo accordo sui frontalieri sarà una stangata, come asserito da più parti, per i lavoratori lombardi e piemontesi occupati in Svizzera? Non sembra proprio, da quanto emerge da una lettura approfondita dell’intesa raggiunta nel dicembre 2015 dalle delegazioni dei due paesi, almeno per quello che riguarda i redditi medio-bassi.
La firma dell’accordo si fa desiderare
Mentre tarda ancora la firma del nuovo accordo italo-svizzero sul nuovo regime fiscale dei frontalieri (l’intesa “tecnica” risale al dicembre 2015) si possono segnalare alcune novità sul versante elvetico. Le Camere federali, che hanno messo mano alla Legge sull’imposizione alla fonte dei redditi da lavoro, hanno aperto la via alla tassazione ordinaria in Svizzera dei frontalieri (se lo richiederanno e a certe condizioni) che offre la possibilità di applicare generose detrazioni fiscali, attualmente precluse a questa categoria di lavoratori.
Berna ha anche corretto l’innalzamento operato dal Ticino del moltiplicatore comunale medio al 100% nel calcolo delle imposte alla fonte. Il governo italiano la riteneva una misura discriminatoria e l’aliquota comunale sarà stimata in base a una media federale ponderata. In ogni caso il nuovo regime fiscale per i frontalieri non entrerà in vigore prima di due anni dalla sottoscrizione dell’accordo.
A Lugano il 9 ottobre 2017 il ministro svizzero Burkhalter aveva chiesto la firma di Roma entro la fine dell’anno ma il suo omologo Alfano non ha voluto indicare date precise al riguardo.
Iter ancora lungo
Iniziamo col dire che il nuovo sistema impositivo concorrente (finora i frontalieri residenti nella fascia di 20 chilometri dal confine erano tassati alla fonte esclusivamente dalla Confederazione che successivamente ristornava, via Roma, il 38,8% del gettito ai comuni italiani di frontiera) entrerà in vigore non prima di due anni dalla firma dell’accordo.
Ma è evidente a tutti che il governo italiano, viste anche le imminenti elezioni politiche, non sembra avere particolare fretta e tutta la faccenda rischia seriamente di slittare alla prossima legislatura, nonostante gli impegni presi con Berna.
Dopo la firma ci sarà il passaggio alle Camere che potrebbero apportare correzioni, sotto forma di compensazioni o altro, per le materie di esclusiva competenza italiana (in proposito si parla ad esempio dell’adozione di uno statuto dei lavoratori fransfrontalieri).
Franchigia e detrazioni varie
Inoltre questa categoria particolare di contribuenti, cui verrà detratto quanto già versato al fisco svizzero, godrà di una franchigia di esenzione di 7’500 euro e potrà, diversamente da quanto avviene oggi, applicare tutte le eventuali deduzioni e detrazioni previste dalle leggi tributarie italiane (figli, trasporto, ipoteca, eccetera). Non da ultimo va osservato che la riforma andrà a regime gradualmente in un arco temporale di 10 anni.
In particolare, nel primo anno non sono previsti incrementi medi d’imposta, poiché il reddito da dichiarare all’Agenzia delle entrate verrà ridotto del 60% (negli anni successivi salirà invece del 6% fino al termine del periodo transitorio)*.
A regime è invece previsto un aumento degli oneri fiscali ma, soprattutto per effetto della franchigia di 7’500 euro di cui beneficia questa particolare categoria di lavoratori, per la stragrande maggioranza dei frontalieri l’incremento si prospetta contenuto e in alcuni casi addirittura nullo.
Alcune simulazioni
In proposito abbiamo voluto soffermarci su alcune situazioni tipo, vale a dire il lavoratore residente in Italia impiegato in Svizzera con un reddito lordo di 30mila o 50mila franchi e con famiglia (coniuge e due figli minorenni a carico) o single.
Per salari superiori a 4mila franchi lordi (50mila franchi annui) percepiti dal lavoratore transfrontaliero sposato con due figli al beneficio degli assegni familiari (meno di 16 anni) si può prevedere un incremento di oneri fiscali di 3’500 all’anno**. Cifra questa su cui però, a differenza del passato, potranno essere applicate detrazioni e deduzioni varie come le spese sanitarie, eventuali ipoteche, i costi di formazione scolastica e professionale dei figli, come spiega Sergio Aureli del sindacato UNIA.
Il caso del frontaliere con famiglia e reddito di 50’000 franchi
Una tassazione analoga graverà sul lavoratore con stesso reddito ma senza famiglia a carico che nell’immediato non subirà aumenti d’imposta in Italia (in Svizzera oggi viene imposto alla fonte nella misura di 3’900 franchi, che quando entrerà in vigore l’accordo scenderanno del 30% a 2’730 franchi) ma che tra 10 o più anni si troverà a pagare 3’700 euro in più (4’700 di Irpef cui va detratta la somma risparmiata con il fisco elvetico, pari a circa mille euro).
Nell’ipotesi piuttosto frequente, e per certi versi significativa, di frontaliere attivo in settori prevalentemente non coperti da contratti collettivi o part-time, con salario approssimativo di 2’500 franchi al mese (30’000 annui) e coniuge con due figli minorenni, non vi sarà invece alcun aumento d’imposta anche quando la riforma sarà a regime tra 10 o più anni (a seconda della scelta che faranno le Camere a Roma in sede di ratifica dell’accordo).
Mentre se questo stesso salariato non avrà vincoli familiari subirà dal 2028 un incremento di oneri fiscali stimabile attorno a 1’200 euro annui. All’Irpef dovuta di 1’500 euro occorre infatti detrarre i 300 euro risparmiati dalla nuova imposta alla fonte elvetica (670 franchi annui, pari al 70% di competenza dei cantoni, invece dei 960 franchi pagati attualmente al fisco elvetico)***, i dettagli di questa fattispecie sono indicati sempre dal segretario sindacale di Unia.
Quanto peserà l’accordo sulle imposte dei frontalieri?
Il nuovo regime fiscale sembra quindi destinato ad avere effetti trascurabili nell’immediato e non particolarmente significativi (una valutazione questa che si presta ovviamente a differenti interpretazioni), una volta che spirerà il periodo transitorio, per redditi inferiori agli 80mila franchi. Ma anche per i frontalieri con salari elevati resta l’opportunità di studiare strategie per compensare l’impatto della nuova tassazione, in particolare stipulando contratti di previdenza integrativa o attraverso altre spese deducibili fiscalmente.
In proposito il capo negoziatore italiano Vieri Ceriani ha avuto modo di precisare che in prospettiva il carico fiscale per i contribuenti frontalieri tenderà a salire ma l’incremento medio sarà circoscritto a 15-20 punti percentuali.
*Quindi l’imponibile italiano sarà ridotto del 60% il primo anno in cui entrerà in vigore il nuovo sistema impositivo, del 54% il secondo, del 48% il terzo, del 42% il quarto e via discorrendo.
**Nel calcolo del reddito rilevante per l’Irpef occorre detrarre dal salario lordo svizzero gli oneri sociali AVS, AI, IPG, AD (pensione obbligatoria, invalidità, perdita di guadagno, disoccupazione) stimati attorno all’11% e la previdenza professionale (pensione privata LPP) che varia a seconda dell’età del dipendente: questo importo lo si ottiene sottraendo al reddito lordo la deduzione di coordinamento di 24’675 franchi e applicando sulla parte restante un’aliquota del 7% agli assicurati fino a 34 anni, del 10% fino a 44 anni, del 15% fino a 54 anni, del 18% fino a 64/65 anni. Nel nostro caso abbiamo scelto l’aliquota media del 15%.
***Nello specifico un frontaliere single con un reddito di 30’000 franchi viene attualmente tassato alla fonte in Svizzera con un’aliquota del 3,2 % e paga 960 franchi all’anno (importo parzialmente ristornato ai comuni di frontiera nella misura del 38,8%). A regime i Cantoni tratterranno il 70% di questo importo (670 franchi) e Roma tasserà lo stesso reddito deducendo oneri sociali, il secondo pilastro (previdenza professionale svizzera) e una franchigia di 7’500 euro e tasserà il restante in base agli scaglioni Irpef corrispondenti. Dal risultato ottenuto verrà detratta l’imposta già pagata nella Confederazione. Quindi, in base al nuovo accordo i lavoratori frontalieri avranno una riduzione d’imposta in Svizzera, pari al 30% in meno. In pratica la loro busta-paga, prima della compilazione della dichiarazione fiscale italiana, sarà più pesante.
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