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A Como e non solo fioccano gli affitti brevi

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I casi più noti di "lotta" alla diffusione degli affitti brevi sono quelli di Venezia e Firenze, ma anche Ginevra e Lucerna. Nemmeno la regione sul confine tra Svizzera e Italia ne è però esente. ©Keystone/Christian Beutler

Nella cittadina sul Lario, l'offerta Airbnb è aumentata del 1'285% in otto anni. I posti letto in affitto in case secondarie crescono però in maniera importante anche in Ticino e il settore alberghiero critica le condizioni vantaggiose in cui lavorano i privati.

Negli ultimi anni, l’affitto a breve termine di abitazioni secondarie e case di vacanza, grazie ad aziende come Airbnb, ha preso il volo un po’ ovunque. E la Regione insubrica non fa eccezione.

I casi più noti di “lotta” alla diffusione degli affitti brevi – che, con i loro prezzi bassi, rischiano di aumentare la pressione sul mercato immobiliare e incoraggiare il turismo di massa – sono quelli di Venezia e FirenzeCollegamento esterno, ma anche Ginevra e Lucerna. Nemmeno la regione sul confine tra Svizzera e Italia ne è però esente.

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Un vero e proprio boom a Como

Nella città di Como, in otto anni, l’offerta di questo tipo di strutture paralberghiere è passata dalle 22 unità del 2016 alle 1’713 del 2024. Una crescita pari al 1’285%. I posti letto sono parallelamente aumentati da 469 a 7’532.

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Il problema è noto pure in Ticino, anche se non si hanno a disposizione, in termini di numeri, informazioni precise sullo sviluppo del fenomeno.

L’ente turistico cantonale Ticino TurismoCollegamento esterno, citato dal Corriere del TicinoCollegamento esterno, ha fornito il numero di case, appartamenti o camere che si sono annunciate sull’apposita piattaforma cantonale degli stabilimenti d’alloggio a uso turistico.

Si parla di 4’801 strutture registrate (al 5 agosto 2024), per un totale di 13’875 letti. Il loro numero è cresciuto dell’11% nei primi sei mesi dell’anno, e del 19,9% rispetto a 12 mesi prima.

Le strutture alberghiere presenti in Ticino sono invece 367, per un numero di letti – 17’895 – che di questo passo rischia di essere raggiunto da quello delle seconde case.

Danni per alberghi e mercato immobiliare

Un incremento, quello dei letti ad affitto breve, particolarmente importante se si considera l’inflessione vissuta dal mondo alberghiero ticinese: le prenotazioni sono infatti calate del 5,8% rispetto al 2023.

Lo stesso sembra valere a Como dove, stando a quanto riporta LaProvinciaCollegamento esterno, nella prima metà di agosto, il 20% di tutti gli alloggi prenotabili nella cittadina risultava inutilizzato.

“Ciò non significa che il boom del turismo nel capoluogo lariano sia in frenata. È molto più probabile che la domanda rispetto all’offerta potrebbe essere arrivata al massimo”, si legge sulle colonne del quotidiano italiano.

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“Ciò che a Como appare indiscutibile è che per lavoratori (infermieri professionisti in primis) e famiglie, trovare una casa in affitto diventa sempre più un’impresa impossibile, con il conseguente spopolamento di alcune aree, come il centro storico e i borghi cittadini, e contraccolpi anche per il tessuto commerciale: più ristoranti e più negozi”, asserisce ancora il giornale.

Regolare l’offerta

La pressione sugli affitti e la riduzione del numero di appartamenti a disposizione della popolazione residente sono argomenti sollevati anche da chi, pure in Svizzera, critica Airbnb. In alcuni casi, come per i già citati cantoni di Ginevra o Lucerna, questo malcontento è sfociato in iniziative cantonali e, di seguito, in norme che regolamentano il funzionamento di piattaforme di questo tipo e limitano i posti letto offerti.

In Ticino si è finora agito in maniera più blanda. I privati che offrono più di cinque posti letto vengono sottoposti alla Legge cantonale sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (LEAR)Collegamento esterno e devono annunciarsi all’agenzia turistica ticinese. Ciò permette alle organizzazioni turistiche locali di riscuotere la tassa di soggiorno obbligatoria.

Concorrenza iniqua

“Questo però non basta, in termini di obblighi, per garantire una concorrenza equa tra gli affitti brevi e gli alberghi”. Da noi interpellata, Sonja Frey, presidentessa della sezione ticinese di HotellerieSuisse, ha infatti un occhio molto critico verso questo tipo di alloggi.

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“Le cose sono molto diverse e su molti livelli. Nella sicurezza, per esempio, gli alberghi devono avere allarmi, uscite; le regole di pulizia e igiene sono molto precise; il personale sottostà a contratti collettivi di lavoro. Negli affitti brevi tutto questo non esiste. E anche le poche regole che ci sono, come l’annuncio all’agenzia turistica o la regolamentazione del personale dipendente, possono facilmente essere aggirate”, sostiene la presidentessa di HotellerieSuisse Ticino.

Il danno al turismo

C’è poi un problema anche in senso lato, spiega ancora Frey. “Spesso, i turisti si aspettano un servizio da hotel, anche quando alloggiano in strutture non professionali e in cui non c’è personale qualificato. Viene sottovalutata l’importanza dell’igiene delle stanze, ma anche della cortesia, della competenza nell’accogliere e nel fornire informazioni, spiegare cosa offre la regione”.

Nel 2022 i ricavi totali di Airbnb in tutta la Svizzera hanno raggiunto la cifra di 1,13 miliardi di franchi, con una crescita del 24% rispetto al 2021 e del 30% rispetto al 2019 (ossia prima della pandemia).

Rispetto al periodo prepandemico, risultano essere in crescita anche i pernottamenti: nel gennaio 2019 erano oltre 35’600, mentre l’anno scorso sono stati quasi 40’000 (per la precisione 39’600).

“Il rischio è quello di farsi un cattivo nome, e a risentirne – continua Frey – è il turismo locale in tutti i suoi aspetti”.

Margine di miglioramento

HotellerieSuisse non nega tuttavia che pure gli alberghi possono fare qualcosa per migliorarsi e rendere la propria offerta più allettante. In primo luogo, ammodernando le strutture: troppo spesso infatti le camere, le hall, così come i ristoranti degli alberghi non vengono rinnovati da decenni e questo li penalizza.

“Un altro aspetto che abbiamo iniziato a cambiare ma c’è ancora della strada da fare è l’offerta troppo stagionale: il Ticino ha da offrire qualcosa ai turisti anche in bassa stagione o quando piove. Dobbiamo solo imparare ad uscire dalla mentalità della stagionalità”, conclude Frey.

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